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Dialetto in pillole (2)

Dialetto in pillole (2)

 

Fretta

Prèscia. Vuol dire fretta. Nel vocabolario della lingua italiana di Giacomo Devoto /Gian Carlo Oli il termine è classificato come voce arcaica regionale, formatasi dal latino volgare pressia, astratto di pressare e intensivo di premere. Ne troviamo una forma veneziana nel “Contrasto” del poeta Leonardo Giustiniani (1388-1446), dodicesima strofa, quando lei dice a lui che non gli aprirà la porta di casa perché lo conosce come uno che va sempre in presse, cioè che cerca di raggiungere prima possibile il proprio scopo. Si tratta dunque di parola vivente anche in versi nobili, come quelli di Giustiniani, con lo stesso significato attribuitole dal dialetto portorecanatese, e non solo.

Del resto, i rapporti con il veneziano sono stati assai frequenti e intensi nel corso di molti secoli affacciandosi Porto Recanati su un mare un tempo indicato nelle carte geografiche come Golfo di Venezia. Teofilo Folengo (1491-1544), vissuto abbastanza a lungo a Venezia, offre con il latino maccheronico del suo “Baldus” parecchie occasioni per confermare quanto il dialetto veneto sia presente nel nostro lessico: buganzas per il nostro bugànze, coppis>còppi, padire (digerire)>pajedì’, sbregas>sbrégu, sparagnat>sparagnà’. Sono soltanto alcuni tra i tanti esempi possibili. Nel dialetto c’è un modo di dire interessante, legato a prèscia, che è ‘nda’ più de fùga che de prèscia, dal quale si deduce che la prèscia indica sempre la necessità di sbrigarsi, ma non nella misura della fùga, che comporta un’azione più rapida.

(tratto da l.p. in Potentia-Archivi di Porto Recanati e dintorni, n. 4, 2001).

 

 

Domanda:

Quante parole del vostro dialetto derivanti dallo spagnolo sapreste elencare?