LO SPECCHIO Magazine

Dialetto in pillole (24) Proverbi e modi di dire tra il Porto e Loreto

La moglie più bella (foto cinetecadicaino.blogspot.com)

Alcuni sono riportati in dialetto loretano (LO), altri in quello portolotto (PR), uno in entrambi Ci si renderà facilmente conto di come i due dialetti siano parenti stretti. Qui si notano alcuni tratti differenziali:

 

PR – La donna de pogu unore cunzuma el lumu, sparagna el zole.

La donna disonesta, di vita scostumata, non lavora alla luce del sole, bensì a quella del lume in stanze chiuse. Costei gode di una singolare varietà lessicale nel territorio: truffelló’, budèllu o budelló’, dunnàccia, puzzóna, pputanó’, troia, marchettara; e via lodando fino alla casellànta (si può ipotizzare parecchio sull’origine di questo vocabolo perciò non ipotizzo affatto) e ad altro assai. Sparagnà’ viene dal longobardo sparōn>latino medievale sparniare.

LO – Pija moje Marcantò, male stavo, peggio sto.

Se fosse letto al femminile, tipo: pija marito Marì’, etc…, il proverbio varrebbe per un ben maggiore numero di casi. Del resto, è sempre stato un luogo comune molto sfruttato quello della perdita della libertà (?) dell’uomo una volta sposato.

LO – Chi ci ha pòghi quadrì sempre li conta, chi ci ha la moje bella sempre la guarda.

Casi di adulterio con protagonista attiva femminile ce ne sono sempre stati. Ma è parecchio più vero il contrario. Di questo proverbio esiste una versione meno sospettosa dove si dice che … chi ha la moglie bella sempre canta, come in Sicilia: Cu’ havi mugghieri bedda sempri canta, cu’ havi dinari picca sempri cunta (Chi ha la moglie bella sempre canta – perché è felice -, chi ha pochi denari sempre conta), mentre in Puglia si torna a una sentenza più cruda: Ce te la pigghie troppe bbelle nggi-à da fa la sendenelle (se la prendi troppo bella le devi fare da sentinella). La sostanza del consiglio si discosta poco da quella nostrana.

LO – Chi ci ha li comodi e non se ne serve, nun trova confessore che l’assolve.

Proverbio da società dei consumi, ma in fondo, come la maggior parte dei proverbi, creato sull’esperienza di vita; a meno di avere la vocazione per l’eremitaggio, perché disprezzare la vita comoda avendo la possibilità di viverla? Si noti che l’uso dell’articolo li, considerato dai più indice di chiara appartenenza maceratese-civitanovese, era invece ben frequente nei dialetti della nostra area, sia pure molto tempo fa.

PR – L’oru de Bulogna se fa neru pe’ la ‘ergogna.

L’oro di Bologna, dove per oro si spacciava una lega di rame e altri metalli (similoro), si vergogna di se stesso; si usava il proverbio quando si voleva alludere a una patacca, a qualche cosa di falso: è cumu l’oru de Bulogna.

PR/LO – Chi fa la spia more in pia.

Morire in piedi è il segno di un trapasso non pacifico, ma faticoso, travagliato, anche improvviso e doloroso. Muoiono sovente in piedi le vittime di un ictus o di un infarto, che arrivano entrambi all’improvviso. Pia = lat. pes, con processo di dittongazione in ia, abbastanza diffuso nell’Italia centrale.

PR – Chi prestu sdènta prestu sparenta.

Chi cambia presto i denti (bambini) altrettanto presto matura (sparenta = si sottrae alla tutela dei parentes, genitori) – la s sottolineata indica pronuncia dolce (come in rosa).