LO SPECCHIO Magazine

Non è passato, è memoria

di Francesca Chiavacci (Presidente Arci)

La Shoah, la cultura pop e la Giornata della Memoria

“Non è passato. È memoria”, è la frase scelta dall’Arci per la Giornata della Memoria 2016, che sarà di ispirazione alle tante manifestazioni culturali e non che la nostra associazione organizzerà in tutta Italia. Non parliamo di passato perché nuove discriminazioni colpiscono ancora le categorie più deboli della nostra società, perché la rabbia sociale cerca di sfogarsi trovando negli ultimi facili bersagli e, su queste paure, un pensiero politico razzista cerca nuova linfa e legittimità. Ma è memoria perché capire ciò che è accaduto è un percorso necessario di difesa contro la discriminazione che si ripresenta in forme diverse. Siamo consapevoli che paragonare l’Europa di oggi a quella in guerra di settant’anni fa, può sembrare un’esagerazione: ma, se vi sembra eccessivo, considerate questa nostra scelta come una provocazione, o meglio come una iperbole. Del resto per chi si predispone a comprenderle, le figure retoriche disegnano con forza le emozioni più della somma delle singole parole.

Nei nostri volantini abbiamo ritratto delle figure sfocate dietro un filo spinato. Per noi quelle forme non sono solo donne e uomini, anziani e bambini, ebrei, omosessuali, zingari e dissidenti politici dei campi di concentramento che ricordiamo il 27 gennaio. Per noi loro oggi rappresentano i tanti esclusi dai nuovi muri, le persone vittime delle tante guerre dimenticate di questo mondo, della povertà, dell’oppressione delle libertà civili. Non abbiamo fatto questa scelta per ridurre la più grande tragedia del Secolo Breve all’attualità. Il messaggio che vorremmo passasse è che la memoria di quella tragedia, ci consegna tutt’oggi chiavi di lettura per comprendere il mondo attuale, che ci spingono su posizioni contingenti per una società libera e laica, che riconosca i diritti delle persone.

Ricordare la Shoah per noi significa far conoscere, soprattutto ai giovani, le conseguenze di esasperati nazionalismi, facendogli riconoscere i segni di un pensiero di morte, sopito ma ancora accesso. Quest’anno, grazie al lavoro dell’associazione Deina e di molti comitati Arci, a febbraio circa 1300 giovani visiteranno Cracovia, il ghetto ebraico, la fabbrica di Schindler e i campi di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau. Due treni speciali che dal Brennero raggiungeranno la Polonia, per un progetto di grande valore perché punta sui giovani, sulla costruzione di una cittadinanza attiva e di una dimensione educativa e formativa personale.

Nel progetto Promemoria_Auschwitz, ci tengo a sottolinearlo, i giovani non sono solo fruitori: giovani sono in grande maggioranza gli ideatori e gli organizzatori, così come gli accompagnatori volontari. Molti dei quali sono coloro che precedentemente hanno inizialmente preso parte al viaggio come partecipanti. È questo dettaglio “organizzativo” che ci fa ben sperare che queste date non diventino un semplice esercizio retorico. Del resto visitare quei luoghi, calpestare quella terra, sentire il gelido freddo e pensare di doverlo sopportare in stato di denutrizione e malvestiti trasmette delle emozioni così forti per cui dimenticare diventa difficile. In quei luoghi il senso della frase di Primo Levi “se comprendere è impossibile conoscere è necessario” diventa incredibilmente chiaro nella sua drammaticità.