LO SPECCHIO Magazine

Dialetto in pillole (16). Loreto con la A

Augusto Castellani (foto della famiglia)

Un po’ di vocaboli loretani e modi di dire collegati, tratti dal glossario “Parlà loretano” (1994), di Augusto Castellani. Li ripropongo così come li ho trovati nelle opere di uno dei padri del dialetto della “felix civitas lauretana”.

ABBREVIAZIONI

lat. = latino / it. = italiano / arc. = arcaico / med. = medievale / fr. = francese / cfr. = confrontare.

àcquaàcqua carceràta, gassosa (gazzosa); lat. àqua.

amóreperché l’amóre se mantènga, uno ne vàga e uno ne viènga, per godere sempre dell’amore bisogna cambiare spesso innamorato; filosofia da … duca di Mantova (Verdi, Rigoletto: Questa o quella per me pari sono …); solo che qui le parti sono invertite perché è la donna a parlare; lat. àmor.

ancì’cu’ te ce vòle, un ancì’?, non ti servirà mica un gancio per uscire da lì (p.e. dal bagno), cioè: sbrigati, stai perdendo tempo – el grà’ ha fàtto l’ancì’, al completamento della maturazione, il grano si è piegato in cima, quasi a formare un gancio; lat. uncìnus.

aprìleaprìle, ‘gni góccia un barìle, la pioggia di aprile (góccia) è quel che ci vuole per il vino (barile) – aprile, scàlzu el pò(e)ro e el gentìle, in aprile, tutti scalzi, poveri e ricchi; nell’it. arc. gentile valeva per nato da nobili natali, persona di sentimenti elevati: Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia … (Dante, Vita Nova), Al cor gentil rempaira sempre amore … (Guinizelli, XIII sec.); lat. aprìlis.

arcànote, sî sèmpre l’arcàno, tu sei sempre un enigma dal quale ci si può aspettare di tutto; l’espressione attribuisce, qui, ad arcàno una valenza negativa che potrebbe avere a che fare con il Matto, carta del gioco dei tarocchi dove tutte le carte si chiamano arcano (maggiore o minore), la cui importanza speciale sta nel fatto di essere la carta jolly del gioco. Un altro arcano è il diavolo, che sarà stato di sicuro una carta assai popolare; lat. arcànus, contenuto nell’arca.

arlòttosa’ perché nun te fàgo ‘n’ arlòtto, mi trattengo dal farti un rutto in faccia (perché non me ne va, perché non ti considero degno nemmeno di quello), espressione di supremo discredito nei confronti dell’interlocutore; lat. med. arlòtus, ghiottone (quindi dal rutto facile); altri: lat. reluctàre con ar come prefisso iterativo; Arlotto Mainardi (XV sec.) meglio conosciuto come il pievano Arlotto, prete amante assai della buona tavola (o forse, meglio, della tavola abbondante), visse in Firenze; probabilmente non è estraneo al significato di rutto.

arzàndàmme l’arzàn, dammi i soldi, con l’uso del vocabolo di chiara origine fr., argent; va ricordato, che come per molte altre parti d’Italia, la presenza militare e politica dei francesi, la vicinanza geografica dei due Paesi e la loro affinità culturale, hanno lasciato molte tracce nella lingua nazionale e nei nostri dialetti; cfr. a Porto Recanati; segnurìna del tuppè (toupet, ciuffo di capelli) per definire una ragazza emancipata e un po’ sfrontata; oppure, il visaì’ (vis-à-vis, armadio con specchi all’interno delle ante, “volto contro volto”); gli esempi potrebbero essere citati a centinaia.

ascenzióper l’Ascenzió nun se mòve mànco i passarétti da la cóva, per l’Ascensione di Gesù al cielo, celebrata quaranta giorni dopo la Pasqua, tutti restano a casa; e ciò per la rilevanza di questa importante ricorrenza religiosa; nel giorno dell’Ascensione non si lavorava e la festa veniva trascorsa in famiglia; lat. ascènsio-ònis. Nell’ascolano c’è un monte di 1100 metri, chiamato l’Ascensione, che i fedeli scalavano nel giorno della festa e nel quale nessuno andava mai per i campi neanche per poco.