LO SPECCHIO Magazine

Dialetto in pillole (14) Parole e modi di dire da non dimenticare

Alberto Sordi che fa il buzzurro (foto gestoricarburanti.it)

barbàja, sostantivo femminile, acqua che fuoriesce dagli scarichi che non riescono più a contenerla; costruito forse sul latino bulliàre, forma secondaria di bullìre nel senso di ribollire, come sembra fare l’acqua gorgogliante in uscita.

 

batàna, sostantivo femminile; termine usato nell’espressione: e nu’ je dà’ la batàna!, non dargli spago, non andargli d’accordo; veneto batolar, chiacchierare, e suffisso ana, che attiene alla chiacchiera, che ama chiacchierare, da cui il significato di “non lasciarlo chiacchierare”, “lascialo perdere”.

 

bubàna, sostantivo femminile; femmina del gufo, rivolto a una donna, con intenzione spregiativa. Interessante la forma maschile bobo/bobò riconducibile al toscano Bobo, uomo incappucciato che accompagnava i funerali. Bobo era anche, per esempio in Maremma, un personaggio fantastico dalle sembianze di un lupo nero con gli occhi rossi. Da qui bobò nel senso di essere che spaventa (ai bambini disubbidienti: attenti che chiamo il bobò!).

 

bùgnu, sostantivo maschile, arnia rustica; il derivato bugnaréccia, sostantivo femminile, insieme di arnie; dal gallico būnia, tronco d’albero rigonfio<alto tedesco bug, cosa curva, bozza, passato alfrancese antico bigne>francese moderno beigne.

 

buttà’, buttare. Un po’ di fraseologia: buttà’ el fògu da la bócca (come buttà’ la bà(v)a) = mostrare una gran collera; buttà’ ssu = scommettere, anche gioco di ragazzi consistente nel lanciare in aria soldi o figurine e attenderne la ricaduta per constatare l’esito della puntata; anche fare il bucato; buttà’ ggió = mettere a cuocere la pasta nell’acqua, scoprire le carte nel gioco del sette e mezzo, danneggiare moralmente, essere multati dal paró (capobarca nella sciabica) per una qualche colpa; anche buttà’ ggió dô paròle = scrivere un breve documento, lettera, appunto etc…; bùtta pàru, quando le cose vanno bene Anche: buttà’ la pólvera ‘ntî òcchi = ingannare. Anche buttà’ dal lèttu = svegliare presto qualcuno; chi tha buttàtu dal lèttu? = come mai, tu che dormi sempre tanto, sei già sveglio?; anche: bùtta un po’ sul grìgiu = assume una colorazione grigia; cùme me bùtta?, come mi sta il vestito; cùme te bùtta?, come ti vanno le cose?; buttà’ el càpu = lanciare a terra il capo della corda; buttà’ fòra = vomitare; buttàlla in bùrla = buttarla sul ridere; un bùtta là = una frase qualunque (è stàtu solu un bùtta là, solo una battuta, un modo di dire). Ed altro ancora.

 

buttunàta, o anche mbuttunàta, probabile derivazione da bbòtta, fare una battuta polemica, dare una botta, a parole, a qualcuno.

 

buzzùru. Sostantivo maschile, strano, stravagante; nel dialetto, per influsso del romanesco, vale anche per ignorante, maleducato. Un tempo i montanari svizzeri (butzen) scendevano in Italia a vendere castagne e dolciumi; a Roma il nomignolo venne affibbiato ai piemontesi venuti nella capitale dopo il 1870. Per avere il vocabolo assunto il significato che abbiamo rilevato, né gli svizzeri né i piemontesi dovevano essere troppo chic.