L’idea che guida il lavoro è la visione di un mondo che avrebbe bisogno di una correzione per le negatività che si riscontrano in ogni sua parte.
L’incipit è la dedica ai terremotati di Amatrice e dei territori limitrofi; si prosegue con quella ad Antonia Pozzi per giungere alle stragi di Bruxelles e al “Lamento per le donne yazide”.
C’è una forte tensione lirica a reggere lo sviluppo, ma anche politica nel senso più vero e migliore della parola.
Il mondo è soggetto all’ingiustizia, sia essa pubblica o privata e la sofferenza si dilata come i cerchi concentrici, per un sasso lanciato, in uno specchio d’acqua. Il poeta è partecipe di questa pena, la vive, perché sa: “che è difficile dire” e, aggiungiamo noi, ancor più farsi percepire.
“La ruggine par che non arda: / ho chiesto alle poche pietre / di ascoltare un canto di sfogo / ma irrorate dalla vigliaccheria, / mute hanno assistito alla tragedia”.