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Politica. Pd e Famiglia Cristiana, la parabola di Renzi.

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Secondo la testata cattolica, le dimissioni di Pietro Grasso sono per il segretario dem “l’ennesima sconfitta di un leader in difficoltà”

Francesco Anfossi – Famiglia Cristiana

Le dimissioni dal Pd del presidente del Senato Piero Grasso, che ha dichiarato di riconoscersi più nel partito, segnano un’altra sconfitta del segretario Matteo Renzi. Proprio nei giorni in cui si apre ufficialmente la campagna elettorale la sua figura è sempre più appannata politicamente. Se la maggioranza del Governo tiene, è solo per l’innesto in pianta stabile dell’Ala di Denis Verdini, ormai assimilabile allo stesso Pd renziano per programmi e valori.
La verità è che dopo l’approvazione del “Rosatellum” l’accrocchio elettorale varato da una malandata maggioranza a colpi di fiducia, Renzi si accinge a portare il suo partito a una probabile sconfitta. Il suo tour ferroviario non sembra mietere particolari successi per risollevare la situazione. Se aggiungiamo gaffes clamorose, come quella di tenere un comizio in una chiesa all’insaputa del parroco, la sconfitta sonora nella partita sul governatore di Bankitalia Visco, riconfermato a dispetto della mozione del Pd voluta dal segretario, i pessimi rapporti con i fuoriusciti, allora dobbiamo parlare di una Caporetto politica.

Il precedente di Grasso è molto grave. Nella storia della Repubblica italiana mai era avvenuto un caso simile (se si eccettua il caso molto particolare di Cesare Merzagora). Mai un presidente del Senato aveva abbandonato il partito di appartenenza a fine legislatura. Le motivazioni di Grasso sono una vera e propria lista di capi d’accusa politici nei confronti del segretario del Pd fiorentino. Grasso prende le distanze da un segretario che anche con forzature come quelle delle otto fiducie sulla legge elettorale comprime il ruolo del Parlamento forse più di quanto facevano i governi di Berlusconi e che usa spesso i toni dell’antipolitica nell’illusorio tentativo di battere gli originali, dalla Lega a Grillo. Con il Rosatellum ha contribuito a paralizzare il sistema. Nel frattempo il Centrodestra annusa la vittoria e si ricompatta. Insomma il Renzi del 2014, il “Matador” del 40 e passa per cento alle europee è ormai un fantasma che si aggira per i labirinti della politica italiana.