LO SPECCHIO Magazine

Madri di maschi, ricordiamo di farne uomini capaci di ascoltare dei no

foto da internet

Milene Mucci

Inevitabile, mentre ascolti le farneticazioni del pazzo omicida della piccola Sara, pensare a te, come madre di figli maschi. A te e a tutte le mamme, di un figlio maschio. Pensare alla responsabilità di quanto sia difficile,oggi, riuscire a farne un “uomo”. Difficile perché devi crescerlo, amarlo e, nello stesso momento insegnargli che crescere è “allontanarsi”.

Insomma, in questo mondo di uomini, anzi di maschi impazziti la riflessione su noi, noi che abbiamo cresciuto o cresciamo uno di loro viene spontanea. Passato il momento in cui li carichiamo nel passeggino le cose da fare con un figlio maschio diminuiscono di botto, lo sappiamo.

Non ha neanche senso farci piacere più di tanto, e fargli vedere di amarle, pistole, fucili, figurine di calciatori, play station o puzzolenti borse da calcetto salvo accettare, invece, che tutto questo nostro figlio lo possa e debba fare gradualmente sempre più lontano da noi, e serenamente.

Insomma, crescere un maschio richiede una forza materna che materna non sarebbe. Vuol dire ritrovarsi da sole se hai fatto un buon lavoro. Ritrovarsi con lui che ti chiama ogni morte di papa o se gli serve qualcosa perché ha l’idea che tu, comunque, te la cavi sempre in qualche modo e gli sembri invincibile.

No, non è per niente facile essere madre di un maschio. Nessuna passeggiata insieme a vedere due vetrine o comprare quel vestito salvo che sia con le amate scarpe ormai a pezzi o si conceda solo perché non ti vede da una vita e vuol essere generoso.

Vuol dire sentirlo decidere di andare lontano come se il mondo fosse suo senza problemi e vederlo rientrare a casa insegnandogli anche a non dare per scontato che tu sia lì ad aspettarlo (mentre invece non lo fai vedere ma prepari da giorni…). Vederlo diventare uomo perché’ hai saputo farlo allontanare da te.

Non sapremo mai se ci saremo riuscite completamente. Forse del buon lavoro se ne accorgeranno, speriamo, le loro compagne. Se sapranno amarle e rispettarle. Nel momento in cui le amano ma, a maggior ragione, nel momento in cui quelle storie finiranno.

Rispettandole proprio in quel momento si deve riflettere al dovere oggi di insegnare ancora e di nuovo tutto questo. Perché niente è ormai scontato. Niente. Perché crescere un figlio e farlo diventare un uomo, libero, autonomo e consapevole vuol dire rinunciare ai fili tanto piacevoli dell’amore egoista tanto facile da usare se solo noi madri vogliamo.

Lo sappiamo bene,non siamo ipocrite. In un mondo di maschi che oggi sembrano impazzire nel sentirsi dire un “no” da una donna è doveroso tornare a ricordare ai nostri figli quanto i “no” sono possibili, normali e quanto sia normale la possibilità di sentirseli dire.

Ripartire da qui,quindi anche come genitori. Per tutte le Sara del mondo dipende anche da noi, e non è così ovvio come sembra.