LO SPECCHIO Magazine

AMARCORD / Attualità

Fra pochi giorni, sabato 16 gennaio, faranno 21 anni dalla morte del dott. Filippo Accardo, “il” dottore per generazioni di portolotti, che non ha mai mancato un appuntamento con le chiamate dei suoi pazienti. In questo nostro paese dove si ricordano, legittimamente sia chiaro, tante persone che ci hanno lasciato, male non sarebbe se ci ricordassimo anche di lui.

21 anni dalla morte del dott. Filippo Accardo (foto caboto.info)

 Il notissimo medico aveva 82 anni

È morto il dottor Accardo

Il decesso, probabilmente per causa di infarto, dev’essere avvenuto verso le quattro o le cinque di ieri… Pare che a fare la scoperta sia stata la donna delle pulizie, che aveva considerato con sospetto il fatto che le finestre di casa fossero ancora chiuse nella mattinata di domenica a un’ora in cui Accardo, di solito, era già in piedi da tempo… Se ne è andato con lui il medico per antonomasia, cresciuto professionalmente con la città dove si era trasferito dalla Sicilia durante la seconda guerra mondiale. Persona di grande umanità, sempre presente ad ogni chiamata, si può dire che Accardo ha costituito per la comunità un punto fermo di riferimento, una di quelle “cose” che tutti si aspettano di trovare sempre al loro posto. Nel 1991 gli era stato attribuito il Premio Porto Recanati per il Lavoro. Moltissimi ricordano i suoi esordi, giovanissimo, nello studio sito nella parte sud della città. Accardo ha continuato a svolgere il suo lavoro fino all’ultimo, con la grande lucidità che ne ha contraddistinto l’operato in tanti anni…

(l.p. – Corriere Adriatico del 16.01.’95)

 

Carretto del gelatiere (foto hotelancore.passweb.it)

Un altro ricordo, pescato in tutt’altro campo di attività, è quello del gelatiere Attilio Pampanin. Abitava nello slargo di via san Giovanni Bosco che ospitava la “pompetta” dell’acqua pubblica in via f.lli Bandiera. Siccome stava a un passo da mio nonno, lo incontravo spesso quando andava in negozio o tornava a casa; sempre un saluto, sempre un sorriso o una battutella riferita spesso a suo figlio Sergio e a me che, giocando insieme, capitavamo spesso nel magazzino di casa sua dove teneva gli scatoloni dei coni dei gelati dei quali facevamo strage. Indimenticabile il carretto con bicicletta incorporata con il quale faceva chilometri e chilometri, atteso e osannato da tutto il comprensorio.

Sole mare e …

Il suo carretto Attilio Pampanin lo ha spinto per trent’anni fino a Loreto, Castelfidardo, Osimo. È figlio d’arte: il padre Camillo venne giù da Zoppà di Cadore, Belluno, nel 1920 e divenne il primo gelatiere del Porto. Naturalmente si lavorava anche, e soprattutto, di notte, grazie all’attrezzo centrale che dava una luce all’acetilene. Tempi eroici quelli, tempi che si ricordano anche con nostalgia. Ed il nostro pioniere Attilio posa con fierezza accanto allo strumento delle sue fatiche, ma anche di tante soddisfazioni. Con una punta di amarezza, però: gli spiace che dei gelatieri veri si sia perduto lo stampo e qualcuno, trovatolo, lo abbia buttato via.

(l.p. Corriere Adriatico del 20 agosto 1994)