LO SPECCHIO Magazine

Veleni di ieri e di oggi

Nel novembre del ’94 Porto Recanati dovette affrontare seri problemi posti dal funzionamento dell’acquedotto, o meglio, da ciò che di improprio l’acquedotto, per una serie di motivi, portava a spasso fino ai nostri rubinetti. Restammo alcuni giorni senza acqua potabile, che dovette perciò essere importata e distribuita da una macchina impacchettatrice affittata dal comune di Bologna.

Foto unienergia.net

Come sanno bene i più anziani, la stessa situazione si è prodotta altre volte in passato e i più giovani hanno avuto modo,  diciotto mesi fa e in questi giorni, di viverne gli effetti.

Comunque, facciamoci coraggio, perché ne abbiamo viste anche di peggio, peggio assai. Come questa:

– Corriere Adriatico, 18 novembre 1990 –

Porto Recanati, esposto del MSI per il grave rischio ambientale

Veleno nella centrale elettrica

C’è una sostanza inquinante che provoca la sterilità

Dopo il piombo all’ex Montedison, arriva nella vecchia centrale elettrica il poli-cloro-bifenile, una sostanza più tossica della diossina, che anche in piccole quantità, sciolto nell’acqua, pare provochi la sterilità. Le viscere della terra di Porto Recanati continuano a restituire il veleno che l’uomo vi ha nascosto. Il ritrovamento è al centro di un esposto che il segretario della sezione del MSI-DN di Porto Recanati, Giovanni Tonnini, ha inviato ai sindaci di Porto Recanati e di Loreto…

L’amministrazione comunale ha accolto il documento impegnandosi ad intervenire. In questo senso ha già chiesto alla USL 14 di effettuare rigorosi controlli per verificare la consistenza dei fatti denunciati. Il deposito della centrale, che sorge al confine tra il comune di Porto Recanati e quello di Loreto, è recintato: da un conteggio ufficioso abbiamo potuto verificare che, esposti all’aria, senza evidenti opere di protezione, ci sono circa novanta containers …(l.p.)

La segnalazione del fattaccio al giornale era stata fatta da Adino Leonardi, esponente storico del M.S.I. – Destra Nazionale di Porto Recanati e riguardava la citata vecchia centrale Enel sita sulla collina di Montarice a ridosso del cimitero.

Qualche mese dopo si svolse il processo alla Pretura di Recanati nel quale gli avvocati difensori dell’Enel ammisero che l’Ente utilizzava sì il luogo come deposito di sostanze chimiche, però protette secondo quanto dettava la legge. E vinsero la causa tra le mille perplessità dei profani, sottoscritto compreso. Deluso manco poco l’allora segretario di federazione del M.S.I.–Destra Nazionale, di cui oggi mi sfugge il nome, che aspettò con me la pronuncia della sentenza. Grande camminatore, aveva quasi scavato un solco nei corridoi della Pretura. Per fortuna, nei giorni seguenti intervenne la Provincia avvisando l’Enel che, alla scadenza del 17 luglio ‘91, non gli avrebbe rinnovato l’autorizzazione al deposito. Quindi provvedesse a sgombrare i suoi veleni.

Il che fece, la cara, vecchia Enel, ma dopo aver chiesto e ottenuto un rinvio dello sgombero all’ ottobre ‘91, che non bastò, nemmeno quello. Alla fine ce la facemmo, ma a dicembre.

Il problema è, ora come allora, che non ci fu nessuna mobilitazione dell’opinione pubblica, che fidò nell’azione dei suoi amministratori. Non fa una grinza: vi abbiamo eletti, tocca a voi darvi da fare.

Bene. Lo stesso pare stia succedendo questa volta anche se si è avuta notizia, ieri sera, di un’iniziativa volta a promuovere un’azione giudiziaria collettiva nei confronti dell’Asur, accusata di aver comunicato i risultati delle analisi dell’acqua con intollerabile ritardo (class action si chiama?). Staremo a vedere.