bacheca social

FAI UNA DONAZIONE





Sostieni questo progetto


A tutti i nostri lettori

A tutti i nostri lettori . Andremo dritti al punto: vogliamo chiederti di proteggere l’indipendenza dello Specchio Magazine. Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste un caffè, potremmo permetterci di far crescere l’Associazione lo Specchio e le sue attività sul territorio. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è il prezzo di una colazione o di una rivista nazionale. Questa è la maniera più democratica di finanziarci. Con il tuo aiuto, non negheremo mai l’accesso a nessuno. Grazie.
giugno 2025
L M M G V S D
« Mag   Lug »
 1
2345678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
30  

Libri Adriano Franzoni, di pugni e di cuore l’uomo, la donna, il campione. La storia di Natale Vezzoli

di Raimondo Giustozzi

“I primi giorni di dicembre, ancora a Bologna, Natale torna sul ring per affrontare un pugile davvero quotato, Sergio Emili, gran combattente e dotato di una buona tecnica: è un test veramente importante per il ragazzo di Gussago, il quale, quasi superfluo dirlo, si è preparato come meglio non avrebbe potuto. L’incontro è di quelli che tolgono il fiato agli appassionati e non può essere diverso quando sul ring c’è Vezzoli; sei riprese, diciotto minuti di intensa battaglia, con montanti e ganci che vanno immancabilmente a segno, tanto ardore, tanta foga, ma tanta correttezza: pubblico in visibilio e applausi da spellarsi le mani” (Adriano Franzoni, di pugni e di cuore, l’uomo, la donna, il campione. La storia di Natale Vezzoli, pp. 44- 45, Copyright Adriano Franzoni – 2020).

Dopo aver letto il libro di Adriano Franzoni sulla storia di Natale Vezzoli, classe 1950, bresciano, campione di box, non sapevo come iniziare la recensione allo stesso. Ho trovato un legame con un campioncino marchigiano, Sergio Emili, appunto, di Fontespina, frazione di Civitanova Marche (MC). Sì, i due pugili si incontrano sul ring, a Bologna, nel dicembre 1972. I giudici decretano la parità, “giusto riconoscimento alla bravura e alla tenacia di entrambi”. Al termine del match, i due ragazzi si ritrovano seduti allo stesso tavolo di un ristorante, assieme ai rispettivi manager. Mentre i ragazzi si scambiano tra loro poche parole sull’incontro e sul loro futuro, i due che li accompagnano, commentano: “Ma hai visto che incontro? Che botte si sono dati questi due! (pag. 45).

Sono rimasto subito affascinato dalla scrittura del testo: frasi brevi, tipico del linguaggio giornalistico. Adriano Franzoni, l’autore del libro, è giornalista e direttore del periodico “Il Giornale del Gussago Calcio”. Ho trovato poi un’assonanza tra Gussago e Giussano. Chissà perché! Gussago è un comune della provincia di Brescia, in Lombardia. Giussano è la cittadina dove ho abitato per circa vent’anni. Si trova, sempre in Lombardia, nella provincia di Monza e Brianza. Adriano Franzoni, fin dalle prime pagine del libro descrive in modo mirabile l’ambiente della cascina, dove l’uomo e il campione Natale Vezzali nasce e vive. Immediatamente mi sono ricordato delle cascine di Giussano: Rebecca, Sala, Torre. Ricordo che quando ci si affacciava sul grande cortile, che delimitava i tre corpi di fabbrica, era come entrare in casa.

Il piccolo Natale Vezzoli, in cascina non si annoia di certo. Vittorio, il papà, e Giulia, la mamma, hanno messo al mondo sette figli, compreso Giannino, che muore a quattordici anni di meningite, gli altri, nell’ordine: Giuseppe, Ettore, Giannino, Fausta, Celestina, Natale e Amelia. Ma nella cascina abitano più famiglie. Alcune cascine ospitano fino a centotrenta persone. Dopo la scuola e fino a tarda sera, il cortile è il palcoscenico di bambini e bambine, che corrono e giocano. I giochi si interrompono quando diventa buio. I contadini, braccianti, mezzadri terminano il lavoro nei campi. Ogni famiglia rientra nella propria abitazione. Natale cresce in questo ambiente e ricorda ancora: “Nonostante la vita dura e misera, quelli sono sati momenti belli e indimenticabili, alloca ci si voleva bene” (ibidem, pag. 15).

Natale Vezzoli frequenta la locale Scuola Elementare. Tra tutte le materie di studio, ama la matematica, nelle altre fa fatica. Questo non gli impedisce di superare i cinque anni e di essere promosso. Si iscrive all’Avviamento, la versione antica dell’attuale scuola secondaria di primo grado. Al primo anno viene rimandato a settembre. Non supera l’esame di riparazione. Ripete la prima classe. Nel corso dell’anno decide di lasciare la scuola. Il futuro è il lavoro, ripete alla mamma. Aiuta i suoi nei lavori agricoli. Conosce Luigino, un ragazzo poco più che ventenne. Natale ha appena sedici anni. L’amico “Ha abbandonato da poco una discreta carriera di pugile dilettante”. Tanto basta perché Natale inizi ad avvicinare l’ambiente della box. Conosce Antonio Mariani, un grande maestro di pugilato, che tratta i pugili come fossero suoi figli. Frequenta la palestra, dove conosce subito Santo Amonti, una leggenda della box locale. Natale Vezzoli, dopo aver lavorato anche dieci ore al giorno in una fonderia, tornato a casa, aiuta i suoi nei lavori agricoli, esce dopo cena frequenta la palestra. Inizia così l’avventura nel mondo del pugilato. Il maestro Mariani si coccola il campioncino. Ogni giorno, per Natale è sempre uguale. Lavora in fonderia, aiuta il padre nella conduzione della cascina. Corre per le strade del paese, per “fare fiato”. Dopo cena, frequenta la palestra dove impara i “Primi segreti del mestiere di pugile: il gancio, l’attacco, il diretto, la difesa”.

Dopo un anno di duro lavoro, arriva la serata dell’esordio nella categoria dei Novizi, peso Mosca 51kg, gennaio 1967, nel santuario del pugilato, al Teatro Principe di Milano. L’avversario è Vailati, un ragazzo cremasco, della stessa età di Vezzoli. L’incontro finisce in parità. Nello stesso anno, ma a fine ottobre ritorna sullo stesso ring e Vezzoli si laurea campione regionale nei pesi gallo. A fine novembre, a Pesaro, dopo aver vinto tre incontri, tutti per ko tecnico, in finale batte Carrara ai punti e Vezzoli si laurea campione italiano. Questi successi non spostano di una virgola gli impegni di sempre: lavoro in fonderia, nei campi, allenamenti in palestra, footing e tanto amore verso i genitori, fratelli e sorelle. Non ha nessun grillo in testa. Tira e riceva pugni, ma la propria vita è all’insegna dei buoni sentimenti. Ecco il perché del titolo dato al libro “Di pugni e di cuore”.

Lasciata la fonderia, Natale Vezzoli trova lavoro come fabbro in città, nella piccola azienda del vice- presidente della Colonia Mariani. Il 1968 si apre per il nostro con una fantastica opportunità. Viene scelto assieme ad altri azzurri per una trasferta in Danimarca, a Copenaghen, dove è stata programmata una serie di incontri tra le due nazionali, con lo scopo di far fare esperienza ai giovani. Vezzoli vince ai punti l’incontro con il pugile danese, applaudito anche dagli spettatori. Ritornato in Italia, debilitato nel fisico, vince a fatica i primi due incontri, ma perde il terzo contro Onori, uno dei favoriti, che vince il torneo tricolore. La delusione scompare subito. Nel settembre 1969 un telegramma raggiunge Vezzoli. È stato scelto assieme ad altri campioncini di pugilato per un viaggio in America, al Madison Square Garden, tempio sacro del pugilato, dove “Avevano incrociato i guantoni i più grandi pugili del passato e del presente, come Primo Carnera, Joe Louis, Jack Dempsey e, più recentemente, il nostro Nino Benvenuti, Emile Griffith, Carlos Duran” (Cfr. Ibidem, pp. 34- 35, op.cit.). Per Natale Vezzoli è come toccare il cielo con un dito. Il viaggio verso le Cascate del Niagara è la coronazione di un sogno. Il rientro in Italia è amaro. Vezzoli perde il proprio incontro contro un pugile cecoslovacco, nell’ambito di un torneo che la nazionale italiana aveva organizzato contro la Cecoslovacchia. Si riscatta subito l’anno successivo (1970) vincendo a Miano il titolo regionale nella categoria dei Piuma.

Nello stesso anno (settembre 1970) arriva per Vezzoli la cartolina precetto per il servizio militare, destinazione Barletta. L’allenatore Antonio Mariani riesce, dopo un mese, a dirottarlo ad un’altra destinazione, il Centro Atleti di Orvieto, dove Natale Vezzoli può allenarsi. Sul finire dell’anno, a Treviso, ritornato sul ring, vince il torneo preolimpico, in vista delle Olimpiadi di Monaco di Baviera. A febbraio 1971 sul ring di Pescara, vince tre incontri su tre; è campione italiano militari, guadagnando così la convocazione per il campionato militari in programma nel mese di settembre a Rotterdam, in Olanda. Nella terra dei tulipani vince il primo incontro contro un atleta ghanese, dopo tre riprese durissime, supera anche il campione francese, ma perde la finale del torneo contro Amin, un giovane egiziano; per Natale Vezzoli è argento, ma il campioncino di Gussago si convince di essere stato defraudato. Scalpita per passare nei professionisti. Mariani non è d’accordo ma continua ad essere vicino all’atleta con tutta la propria attenzione. Vezzoli, terminato il servizio militare, rinuncia alle Olimpiadi di Monaco del 1972, quelle dell’attentato terroristico perpetrato dal gruppo palestinese di “Settembre Nero” ai danni degli atleti israeliani. L’attacco, all’alba del cinque settembre 1972, al villaggio olimpico si conclude con l’uccisione di un tecnico e un pesista israeliano, mentre gli altri nove atleti della nazionale israeliana vengono presi in ostaggio. I terroristi chiedono la liberazione di centinaia di prigionieri in cambio di quella degli ostaggi. Tutto finisce in tragedia quando, all’aeroporto, i poliziotti tedeschi aprono il fuoco contro i terroristi. Questi rispondono al fuoco e sul campo muoiono un poliziotto, cinque terroristi e tutti gli ostaggi perdono la vita.

L’esordio nei professionisti per Natale Vezzoli avviene in Liguria, La Spezia, il 27 settembre 1972, contro l’idolo locale Giovanni Scarpati. Il match finisce in parità. Neanche un mese dopo Natale Vezzoli incontra sul ring, a Bologna, Vito Viola. Vince quest’ultimo, che abbandona la box assieme a Scarpati. Nei primi giorni di dicembre dello stesso anno, Natale Emili sale di nuovo sul ring, a Bologna, per incontrare Sergio Emili. Il match finisce in parità. Anche il successivo scontro, a Reggio Emila, contro Augusto Quadri si chiude in pareggio. Alla vigilia della Befana del 1973, il nuovo match con Sergio Emili finisce in parità. Due mesi dopo, a Rimini, si aggiudica ai punti la prima vittoria della sua carriera da professionista contro Domenico Angeli.

Natale Vezzoli continua il lavoro in fabbrica, aiuta il padre in campagna, tutte le sere si allena in palestra, corre per le vie del paese per fare fiato. Tutto passa, ma tutto rimane come prima per il campioncino di Gussago. Il ragazzo non si monta la testa. Conosce una ragazza, Rosaria, di Bergamo, ma non è l’amore della sua vita. La ragazza, che porterà all’altare, con la quale condividerà gioie e traguardi per il resto della vita, è Rosalba, conosciuta per caso in un ristorante di Brione, dove lavora la ragazza. I due, all’inizio si frequentano di rado, solo alla domenica. Gli incontri di pugilato intanto vanno avanti. Il primo giugno del 1973, sul ring di Serle, un paesino a pochi chilometri da casa sua, Natale Vezzoli vince ai punti contro lo spagnolo José Martin. Mamma Giulia e papa Vittorio assistono seduti su due poltroncine a bordo del ring. Per Natale è un’emozione fortissima. Scarica pugni sull’avversario ma il suo cuore batte per i genitori. Una vita di Pugni e di Cuore, quella di Vezzoli.

La stampa locale non presta eccessiva attenzione al campioncino, anche perché la gente della provincia bresciana “difficilmente si esalta e gioisce per qualche grande avvenimento, e men che meno per lo sport; mentalità e cultura sono quelle tipiche dei contadini, la maggior parte di loro considera lo sport come una cosa per chi ha tempo da perdere, per i buontemponi” (Ibidem, pag. 51). Al Palalido di Milano, invece, la folla che si assiepa attorno al ring è quella delle grandi occasioni. Vezzoli vince ai punti contro il francese Albert Amatler. La stampa meneghina esalta il match: “Stupenda corrida”, “Vezzoli vittorioso e applaudito”, “Vezzoli si spacca, ma piega Amatler”. La vittoria catapulta Vezzoli verso l’assalto al titolo italiano. Il confronto è con il pugile siciliano Giovanni Girgenti. Il match si tiene a Marsala. È in palio il titolo italiano dei Superpiuma. Vince Girgenti di soli tre punti.

Vezzoli non demorde. Continua gli allenamenti, il lavoro nell’officina e quello nei campi. Sempre nello stesso anno perde ai punti sul ring di Bologna contro Farinelli, ma vince quello con Salvatore Dui e vola in Danimarca per combattere contro il campione europeo Paulsen. Natale vince ai punti. Rientrato in Italia e al Palalido di Milano combatte contro Louis Aisa, spagnolo di Bilbao. Il match finisce in parità. Vezzoli tenta di arrivare al titolo italiano. Imprenditori bresciani organizzano per venerdì 26 dicembre il match sul ring dell’EIB, il mitico Ciambellone, struttura fieristica bresciana. Vezzoli sfida Giuseppe Mura per la corona tricolore. Il match finisce in un dramma. Mura cade al tappeto tramortito da un sinistro al fulmicotone di Natale Vezzoli. Portato di corsa al pronto soccorso, Mura viene dichiarato successivamente fuori pericolo. Vezzoli è campione italiano, ma ha tanto amaro in bocca. Non doveva finire così. Non può andare al ristorante per la consueta cena con l’avversario. La vittoria non cambia le abitudini di Vezzoli: lavoro, allenamento, corse. In palio c’è ora il trofeo europeo. L’incontro è fissato per il 24 settembre 1976 al Palalido di Milano. L’avversario è il francese Roland Cazeaux. All’undicesimo round il francese è al tappeto. L’undicesima ripresa ritornerà in tutte le vittorie successive, ai punti o per KOT (Kappa O Tecnico) inferto all’avversari di turno. Viene evocata come un mantra dai propri tifosi ad ogni incontro. Anche vittorioso, con il titolo europeo in tasca, Natale Vezzoli non cambia stile di vita. Inutile l’invito del fratello Valentino che lo consiglia di lasciare il lavoro e di dedicarsi al pugilato, da atleta, con il giusto riposo e gli allenamenti programmati nel corso della giornata.

Difenderà il titolo europeo per ben nove volte, uscendone sempre vittorioso contro: Domingo Gimenez, Albert Amatler, Georges Cotin, Oezakalin, Denny Trtzinsky, Liscapade, Elio Cotena, Charles Jurietti. Il nono incontro per la difesa del titolo continentale avviene a Valladolid in terra spagnola. Natale viene sconfitto per KOT alla quarta ripresa dal pugile spagnolo Hernandez. L’incontro viene chiuso con troppa fretta per una ferita al volto riportata da Vezzoli, causa una testata dell’avversario, non vista dall’arbitro. Sfuma così il sogno di Vezzoli di gareggiare per il titolo mondiale. Ritornato a casa, il campioncino di Gussago si chiude nel silenzio. I giornali sono dalla sua parte. L’allenatore Mariani lo incoraggia a non mollare.

Un anno dopo, Natale Vezzoli ritorna sul ring e al Ciambellone di Brescia sconfigge al quinto round il francese Alain Le Fol. Lo scopo del match è quello di ritentare la riconquista del titolo europeo, di cui si sente defraudato. Hernandez non ha nessuna voglia di rimettere in palio il titolo. Forse non ha la coscienza del tutto pulita. Nel novembre del 1980 Natale Vezzoli perde il papà Vittorio, sconfitto dalla malattia, proprio quando il figlio inizia la preparazione per un match contro Nardi per il titolo italiano. Nell’incontro del 12 dicembre al termine della decima ripresa, Vezzoli è costretto ad arrendersi. Sta boxando con un braccio solo. L’altro è inutilizzabile causa una ferita accidentale causata nel corso del match. Il braccio destro di Vezzali incoccia nella punta del gomito dell’avversario. I vasi capillari e il muscolo si lacerano. Il braccio si gonfia e questo gli procura dolore. Giunto a trent’anni, Natale Vezzoli decide che è ora di smettere.

Inizia così un nuovo periodo, forse quello che Vezzoli cercava da tempo. Nell’estate del 1982, all’epoca del vittorioso mondiale di calcio della nazionale italiana in terra spagnola, sposa Rosalba, la donna che lo ha seguito sempre nei giorni felici e tristi del suo percorso sportivo. I due vanno ad abitare nella nuova casa, dove accolgono “un nipote in affido, il figlio di una sorella di Natale, che si era seriamente ammalata”. Arrivano nella famiglia “Due perle, un maschietto e una femminuccia. Proprio tutto come in una favola. Una bella favola” (pag. 111). Natale Vezzoli, abbandonata la boxe, torna a fare l’agricoltore, stavolta a tempo pieno: l’azienda è piccola, pochi capi di bestiame da curare, terreni modesti e un piccolo vigneto. Il paese è parte della Franciacorta, una delle zone più rinomate per la produzione vitivinicola.

Nello stesso anno del matrimonio cede l’azienda agricola, trova un nuovo lavoro in un grande stabilimento siderurgico in città. Costruisce la casa dove va ad abitare con Rosalba. Perso il lavoro, causa la chiusura della fabbrica stessa, trova impiego come collaboratore scolastico presso una scuola materna gestita dal comune, in seguito, presso la Scuola Elementare di Fiumicello, un quartiere alle porte della città. Quella di Natale Vezzoli è una piccola storia, ma proprio perché tale è una grande storia. Ci sono persone che sanno fare cose straordinarie, pur facendo cose del tutto ordinarie. Il libro testimonia tutto questo, scritto con una “prosa chiara, precisa e scorrevole, qualche volta ironica”, come scrive Bruno Marchina nella prefazione dello stesso.

Adriano Franzoni nasce a Brescia nell’agosto 1957 e fin da giovanissimo manifesta la sua passione per la lettura e per la scrittura. Diplomato in Ragioneria – Tecnica Commerciale all’Istituto “Abba” di Brescia, lavora come commerciale in una azienda del settore grafico. Dopo tanti anni di impegno come dirigente sportivo, nel 2008, con la società Gussago Calcio, dà vita al periodico “Il Giornale del Gussago Calcio”. Il bimestrale, nato nel settembre 2008, ha l’intento di dialogare con i ragazzi e con le loro famiglie per far nascere un dibattito volto allo sviluppo di una sensibilità sportiva. Non solo informazione, quindi, ma un progetto di formazione pe “gli addetti ai lavori” e anche per tutti i lettori, per una sana cultura sportiva e sociale: oltre che di sport, infatti, si occupa di storia locale, cultura, disabilità, attualità, natura. Iscritto all’Albo dei Giornalisti sezione speciale della Lombardia, Adriano Franzoni è il direttore del Giornale” (risvolto, quarta pagina di copertina).

Il suo primo libro, Di Pugni e di cuore, l’uomo, la donna, il campione, la storia di Natale Vezzoli, è dedicato all’Associazione ARET, alle “bambine dagli occhi belli”, sperando che la generosità di chi acquisterà con una donazione il libro possa essere di sostegno all’associazione (pag. 7, op. cit.).

 

Raimondo GiustozziVezzoli

1 commento a Libri Adriano Franzoni, di pugni e di cuore l’uomo, la donna, il campione. La storia di Natale Vezzoli

Invia un commento

Puoi utilizzare questi tag HTML

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>