“Resistenti al buio” è la nuova silloge poetica di Federica Introna, autrice sensibile e raffinata che, nel corso del tempo, ha frequentato i generi della saggistica, della narrativa storica e della poesia; è anche una filologa appassionata di cultura classica, e in particolare della mitologia greca e latina. La sua opera storica d’esordio “La Congiura” (Newton Compton editori, 2017) – in cui narra la vicenda romanzata di Epicari, ex schiava che partecipò alla congiura ordita contro l’imperatore Nerone, l’ha fatta conoscere e apprezzare nell’ambito di questo genere letterario. Il suo secondo romanzo storico, “La Regina Guerriera” (Tre60, 2021) – in cui si racconta della sfida all’Impero Romano da parte della regina Zenobia di Palmira, è stato l’ennesima conferma del suo talento. È però la poesia il suo amore più grande: le sue prime raccolte poetiche – “Terre di Sole” (Il filo, 2007) e “Sull’orlo del cerchio” (Stilo Editrice, 2014) – hanno mostrato la pasta di cui è fatta quest’autrice, interessata a presentare liriche profondamente legate ai suoi studi classici ma in cui è ben evidente la sua necessità di proporre anche tematiche più attuali, spesso volte alla denuncia sociale ed ecologista. È ciò che accade in “Resistenti al buio” (Eretica Edizioni, 2024), in cui possiamo leggere delle toccanti poesie che parlano di violenza di genere, di crudeltà verso gli animali, di indifferenza verso la distruzione della natura; vi sono anche un paio di liriche che si concentrano sulla pandemia di coronavirus, esponendo gli originali punti di vista di un leone e dello stesso virus – «Ignoti i miei natali. Da un pipistrello forse nell’oscuro angolo di un mercato oppure su un vetrino alla luce intensa di un laboratorio. Nessuno davvero sa. Vengo dal Regno di Mezzo, la Cina millenaria e misteriosa. Sono cresciuto bene. Agile e adattabile con un salto perfetto anche a voi uomini sono arrivato. Perché questa è la mia natura e la mia condanna: prendo vita dalla vita degli altri […]». Federica Introna intreccia queste importanti tematiche sociali con citazioni ad episodi e personaggi della mitologia classica, rendendo i suoi componimenti una rievocazione di un tempo mitico da mettere in relazione con le bassezze della nostra contemporaneità; questo scollamento ci parla di un’umanità che ha bisogno di ritrovare l’equilibrio, di riaffermare i valori morali ormai persi. E proprio per ricordarci a cosa stiamo andando incontro e cosa stiamo perdendo, nell’ultima parte di “Resistenti al buio” la poetessa va alla ricerca delle proprie radici: nelle terre pugliesi ritrova la spontaneità, la generosità e il legame con la terra.
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