di Massimo Giannini, 23 Set 2024 La Stampa
Cos’è la democrazia in uno Stato di diritto? La democrazia è il limite, è il potere legittimo che si pone appunto delle limitazioni. Le riconosce, le rispetta perché capisce che la ricchezza e la crescita civile e politica di una comunità si raggiungono nella dialettica, nell’equilibrio e nel bilanciamento dei poteri dello Stato. E cos’è la libertà in uno Stato di diritto? La libertà non è solo poter pensare e poter vivere liberamente secondo i propri desideri. Appunto nell’esercizio dei propri diritti, ma nel rispetto di quelli degli altri. La libertà è anche possibilità di esprimere il proprio dissenso in forme individuali, collettive e aperte, nel rispetto della legalità e dell’ordine pubblico, ma senza che questo comporti sanzioni di qualunque tipo. Libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber. Ed è esattamente questo che oggi rischiamo di perdere. E esattamente di questo che oggi una destra autoritaria e securitaria vuole privarci.
‟Io penso di conoscere abbastanza bene l’universo dell’impegno giovanile, una palestra di vita meravigliosa indipendentemente dalle idee politiche che si sceglie di difendere e promuovere. E confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza per contestare le politiche del nostro governo, perché inevitabilmente tornerà nella mia mente una storia che è stata anche la mia: io ho partecipato a tantissime manifestazioni, ho organizzato tantissime manifestazioni nella mia vita e penso che questo mi abbia insegnato molto più di quanto non mi abbiano mai insegnato molte altre cose. Quindi voglio rivolgere a questi ragazzi, che inevitabilmente scenderanno in piazza anche contro di noi, una frase di Steve Jobs che diceva: siate affamati sia folli. Vorrei aggiungere anche; siate liberi. Perché è nel libero arbitrio la grandezza dell’essere umano”.
Queste parole Giorgia Meloni le ha pronunciate due anni fa. Sì, sono passati esattamente due anni da quel 25 settembre che sancì la vittoria elettorale della underdog e della sua maggioranza. Un mese dopo, il 25 ottobre 2022, la sorella d’Italia interveniva in aula alla Camera e poi al Senato, appena vinte le elezioni e incaricata di formare il Governo, con questo suo discorso per ottenere il voto di fiducia. Questo passaggio sui giovani, sulla libertà di protestare, di scendere in piazza, di contestare le scelte che il suo governo nascente avrebbe fatto nel corso del tempo, esattamente come capitò alla stessa leader di Fratelli d’Italia nella sua militanza politica, fu molto apprezzato, e giustamente, perché in maniera bipartisan sembrava preludere a una forte predisposizione al confronto e al dialogo da parte della nuova Presidente del Consiglio nei confronti sia degli altri partiti, sia delle parti sociali, sia di tutta la società italiana nel suo complesso.
Purtroppo quasi 730 giorni dopo, succede l’esatto contrario.
È accaduto infatti la scorsa settimana, giovedì in particolare, che sia passato alla Camera uno dei disegni di legge più terrificanti che questa legislatura, e anche forse le precedenti, ci ha regalato. È accaduto tutto nella disattenzione generale perché, sappiamo, ci sono due guerre in corso, una più terribile dell’altra; e dunque questo disegno di legge sicurezza, come è stato ribattezzato, è passato a Montecitorio nell’indifferenza generale. Eppure è un testo che non esiterei a definire esplosivo: 38 articoli che smontano di fatto una cultura giuridica, politica ed etica alla quale ci siamo abituati non soltanto in Italia, ma direi in Europa e nell’Occidente. Questo provvedimento, infatti, introduce pene che prima non c’erano per 30 nuove fattispecie e inasprisce in altrettanti casi pene già esistenti.
Andiamo a vedere qualche dettaglio e cerchiamo di capirlo meglio.
Con queste nuove norme, volute fortemente sia da Giorgia Meloni sia da Matteo Salvini, si introduce il blocco stradale e quindi tutti gli scioperi diventano reato penale con condanne fino a due anni di carcere. Vengono punite fino a venti anni le proteste in carcere, nei centri di permanenza per i migranti. Vengono punite, con la stessa logica le proteste, contro le grandi opere. Anche la propaganda delle lotte è punibile fino a sei anni, essendo considerata, e questa è una novità assoluta, “terrorismo della parola” una nuova fattispecie di reato che forse non esiste, se non nei romanzi oppure in qualche ignobile dittatura sudamericana.
Si introduce il carcere fino a sette anni per chi occupa una casa sfitta o solidarizza con le occupazioni.
Si introduce il carcere fino a 15 anni nelle ipotesi di resistenza attiva, cioè durante le proteste sociali, oppure nelle prigioni e fino a quattro anni per resistenza passiva. Anche questo è un nuovo reato che è stato giustamente opportunamente ribattezzato anti Gandhi. Vuol dire che se anche eserciti forme di protesta non violenta, di qui la formula della resistenza passiva, vai comunque in galera.
Poi si introduce il carcere immediato per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno, si introduce il divieto ai migranti senza permesso di soggiorno di poter usare il cellulare vincolando l’acquisto delle SIM al possesso del permesso di soggiorno. Incentivando in questo modo, come è chiaro, il mercato nero delle SIM, oltre che precludendo ai migranti che magari sono arrivati solo per cercare un futuro migliore, la possibilità di parlare con i loro familiari nel loro paese.
Da ultimo si introduce la facoltà per le forze dell’ordine di detenere una seconda arma personale al di fuori di quella di ordinanza e al di fuori del servizio. Non solo, sempre per le forze dell’ordine si prevede l’uso della body cam, ma sarà facoltativo. Questo vuol dire che gli agenti sicuramente metteranno a disposizione le immagini che sono state riprese con la piccola videocamera che avranno indosso nelle ipotesi in cui loro stessi subiranno aggressioni da parte di manifestanti, molto difficilmente potremo contare sull’utilizzo di quei video in tutte le circostanze che purtroppo in questi anni abbiamo imparato a conoscere e nelle quali è invece lo Stato ad esercitare la violenza. L’abbiamo visto nei casi Aldrovandi, nei casi Cucchi; l’abbiamo visto con i pestaggi in carcere da parte della Polizia penitenziaria. Insomma, questo è il corpus di norme che la Camera ha licenziato. Questa indegna macelleria costituzionale e morale è passata senza colpo ferire. Le opposizioni hanno fatto blande rimostranze, mentre la maggioranza marciava su l’aula sorda e grigia come un panzer. È utile forse ricordare che su 160 parlamentari dell’opposizione al momento del voto a Montecitorio ne erano presenti solo 91.
Non basta, perché prima del voto finale del disegno di legge Partito democratico e Cinque Stelle, invece di scatenare il putiferio per bloccare queste norme, hanno presentato alcuni ordini del giorno, facilmente recepiti dal governo, che impegnavano quest’ultimo a incrementare la spesa per assumere nuovi agenti di polizia e nuove guardie penitenziarie. Cosa giusta, peraltro, ma mal si accompagna a quelle norme che vi ho appena descritto. Ogni limite con questo provvedimento è stato valicato, proprio quel limite di cui parlavamo prima con riferimento alla natura della democrazia che ne viene stuprata. Ogni freno a questa marcia dissennata verso l’intolleranza sembra precluso. Il disegno di legge passa al Senato, dove le destre compatte, compresa quella dei sedicenti moderati di Forza Italia, faranno prevedibilmente carne di porco. Come già accadde ai tempi di Salvini, padre padrino del Conte uno e del vergognoso e dei vergognosi decreti sicurezza. Ora avremo una legge sicurezza ancora più codina, retriva e liberticida. Faremo un altro decisivo passo nello Stato di polizia verso il quale stiamo avanzando già da mesi. E del resto si capì subito il primo provvedimento licenziato dal nuovo governo pochi giorni dopo quel discorso parlamentare di Giorgia Meloni fu l’introduzione di norme durissime, e anche di galera, per chi organizzava rave party illegali.
Ma qui siamo davvero oltre: oltre il diritto, oltre la Costituzione, oltre la democrazia.
Per lucrare una manciata di voti i patrioti si inchinano al più becero leghismo-vannaccismo, non so come altro definirlo, con un decalogo di norme contra personas, tagliate a misura di tutti i possibili elementi e fattori di conflitto sociale ed economico nei quali il governo è coinvolto in ragione delle sue scelte più miopi ed estreme. Le vittime di questa visione concentrazionaria e di questa ossessione panpenalistica non sono solo i soggetti più deboli ed esposti, come abbiamo visto, i migranti, i detenuti, i disoccupati. Rischiano la galera anche quelli che organizzeranno dei blocchi stradali, come nel caso dell’Ilva, della Perla e di tutte le aziende in crisi per difendere i loro posti di lavoro. Oppure i non integrati, banalmente. Ma le vittime saranno soprattutto i giovani che sognano e si battono da sempre per un mondo diverso e migliore. Proprio come dice di aver fatto Meloni quando aveva vent’anni. E allora, mentre questa legge infame sta per essere approvata definitivamente, chiediamo alla premier si ricorda di quella sua giovinezza sulle barricate e si ricorda di come si è rivolta ai ragazzi due anni fa a Montecitorio? Si ricorda quando gli ha detto siate liberi. E non si vergogna oggi ad aver tolto loro non solo i sogni, ma anche quella libertà che lei evidentemente ha fatto e fa solo finta di amare?
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