di Raimondo Giustozzi
L’articolo 21 della Costituzione recita così: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Qualcuno sostiene che in Italia, oggi, la libertà di stampa c’è e non è messa in crisi da nessuno. Qualcun altro sostiene invece il contrario. Dove sta la verità? Nel mezzo, non c’è dubbio. Le faziosità sono sempre un pericolo. Ce ne sono di destra e di sinistra. C’è da dire che la libertà viene messa in discussione ogni volta che nelle pieghe della società civile nascono paura e diffidenza verso chicchessia ed allora l’individuo si ripiega su se stesso e pensa solo al proprio bene particolare che non sempre si identifica con quello di tutti. Cade allora la voglia di partecipare, di sentirsi parte attiva nella costruzione della convivenza civile, nella promozione della cosiddetta “cittadinanza attiva” come oggi si ama dire con una espressione del tutto nuova e valida.
Eppure a ben riflettere, ognuno può rilevare che il servilismo verso il potere costituito sia esso rappresentato da individui o da istituzioni è un pericolo sempre in agguato. Questo sì che è un pericolo per la libertà perché, chi ha la responsabilità di fare informazione, in questo modo non informa su un bel nulla. La paura di dire qualcosa, anche giusta, verso chi detiene il potere è la morte della libertà. “Morirono per la libertà / essi a cui/ i padri non avevano insegnato/ ad essere liberi”. È un grande monito che ci viene dalle pagine più esaltanti ma anche più tragiche della Resistenza.
Scriveva Davide Maria Turoldo nella prefazione ad un libro di G. De Antonellis “Il caso Puecher, morire a vent’anni, partigiano e cristiano”: “Non c’é nulla che a me Cristiano preme di più del concetto di Resistenza. Si sa benissimo che il Cristo é stato prima ucciso e poi é risorto. Cristo segno di contraddizione e di rovina. Credo che il concetto di resistenza sia un valore che riassume quasi la concezione permanente del cristiano. Difatti c’è sempre la vita che va giocata per l’umanità e per la venuta del Regno”.
Ricordo due episodi che mi hanno visto coinvolto, l’uno molti anni fa, quando ancora risiedevo in Lombardia, più precisamente in un grosso centro della Brianza, là dove la pianura cessa e proseguendo verso nord, ti vengono quasi incontro “i molli clivi della Brianza” per dirla con Ugo Foscolo, l’altro, alcuni anni dopo il mio ritorno nelle Marche. Nell’Aprile del 1996, in piena campagna elettorale, erano le politiche di quell’anno, pubblicavo tre articoli su un mensile del paese dove abitavo. Erano articoli di satira ma anche di aperto dissenso verso un partito politico che andava e va per la maggiore e che predicava allora la secessione. Non l’avessi mai fatto. Mi attirai addosso le ire del segretario politico del paese dove abitavo. Al termine della telefonata fattami, nel corso della quale mi piovvero addosso tutte le parolacce possibili ed inimmaginabili dell’interlocutore che era all’altro capo del telefono, lo stesso signore mi invitava, nel caso che in futuro avessi scritto qualcosa sul suo partito, di fargliela prima leggere. Leggi: censura preventiva.
Ritorno a casa mia, sono nato a Morrovalle, nell’estate dello stesso anno, fisso la residenza qui a Civitanova Marche e qualche anno dopo un non meglio precisato signore mi invitava, prima di pubblicare qualsiasi articolo sulla scuola, di farglielo prima leggere. Dietro al primo signore della telefonata c’era un partito che lassù arriva ad avere percentuali di tipo bulgaro, dietro al secondo c’era solo lui. Tutto ritornava. La realtà era uguale sotto qualsiasi cielo ed a latitudini diverse. L’intimidazione e la prepotenza sono sempre un malvezzo di alcuni.
Se una cosa ho imparato da queste due esperienze è che se si scrive su cose del tutto neutrali non si trovano opposizioni da parte di nessuno. Se si va poco oltre e si mettono in discussione presunte verità, allora sono guai. Altri rilevano che basta un nonnulla di scritto o di semplicemente sussurrato, che sa di critica anche giusta verso l’operato di chi detiene il potere, ad avere la porta preclusa in ogni direzione. Se è così, è assai triste. È il sonno della ragione. E si sa che il sonno della ragione, nella storia, ha sempre generato mostri. È l’inizio di tempi difficili per tutti. Molti credono che stiamo già vivendo questa stagione. Altri no. Ognuno può fare le proprie riflessioni sul tema.
Raimondo Giustozzi
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