da Raimondo Giustozzi
Di Matteo Pugliese
Tra lezioni settimanali di propaganda, corsi di addestramento militare nelle scuole e la riduzione delle ore dedicate alle materie sociali, il regime russo sta creando una società sempre più militarizzata e nazionalista per preparare le future generazioni a sostenere le sue politiche imperialiste
Ormai da anni la Russia ha affinato la macchina della propaganda interna, ma con l’invasione del 2022 è stato raggiunto un nuovo livello di indottrinamento che coinvolge anche i bambini. Infatti, a settembre di quell’anno era stata introdotta a scuola un’ora settimanale chiamata «conversazioni sulle cose importanti», in cui vengono esaltati i valori tradizionali e l’ideologia russa in contrapposizione con l’Occidente, ritenuto decadente per i diritti civili, il femminismo e le libertà di espressione. L’introduzione di quest’ora di propaganda nelle scuole fa parte della strategia di sicurezza nazionale di Mosca, che mira a compattare i futuri cittadini come obbedienti seguaci del regime e possibilmente reclute per le guerre imperialiste del Cremlino: ieri la Georgia, oggi l’Ucraina, domani chissà.
Nel 2023 i programmi scolastici sono stati ulteriormente militarizzati con un corso sull’uso del fucile Kalashnikov, per smontare e rimontare le armi, ma ai primi anni delle superiori vengono insegnati anche fondamenti di «guerra psicologica e informativa». Infatti, rappresentanti del regime intervenuti in seminari universitari non fanno più mistero sull’impiego della disinformazione come arma di destabilizzazione dell’Occidente e hanno invitato gli studenti ad apprenderne le tecniche. La diffusione della menzogna e della paura per fini politici contro gli avversari della Russia sono perciò insegnati già a scuola come strumenti legittimi nel contesto internazionale.
Da settembre 2024, tuttavia, entrerà in vigore un’ulteriore riforma dei curricula scolastici, che, come ha descritto il sito Meduza, prevede un corso di «fondamenti di sicurezza e difesa della patria». In base a questo programma, dall’ultimo anno delle medie ai primi delle superiori avverrà un addestramento militare all’uso del fucile da cecchino Svd, del lanciagranate anticarro e di fucili mitragliatori. Il corso include anche una parte di dottrina militare sul significato della disciplina e del ruolo di comando. Tra i risultati che gli studenti dovranno raggiungere c’è quello di dimostrare di essere pronti a difendere la patria e di comprendere il senso di un giuramento militare.
Alle superiori, secondo la riforma introdotta dal regime, gli studenti dovranno imparare a indossare un giubbotto antiproiettile e l’attrezzatura da combattimento, ma anche apprendere le conseguenze per la violazione della disciplina militare. Inoltre, le lezioni di «fondamenti di sicurezza e difesa della patria» proseguono con l’insegnamento di tattiche di combattimento e manovre con l’uso di armi da fuoco. Si tratta perciò di una completa militarizzazione del sistema scolastico russo, che somiglia sempre di più al modello della Corea del Nord. Alla militarizzazione dell’industria, con l’economia di guerra, si aggiunge quindi quella della società. È stato calcolato che le ore da dedicare a questa “materia” possono arrivare fino a duecento trentotto all’anno, a cui si sommano quelle teoriche di propaganda ideologica.
l viceministro dell’istruzione russo Alexander Bugaev ha annunciato anche che i veterani dell’invasione dell’Ucraina saranno invitati nelle scuole per trasmettere la loro esperienza personale agli studenti. È previsto infatti un corso di formazione specifico di trentasei ore per gli occupanti tornati in patria, a cui viene spiegato come indottrinare i minori durante gli incontri e perpetuare le narrazioni russe contro gli ucraini, nobilitando i massacri compiuti a Buča e Mariupol. Alla fine del corso, i veterani di guerra ricevono un certificato che li abilita all’insegnamento di questi temi.
Per fare spazio alle nuove materie introdotte, sono state cancellate dai programmi scolastici centodue ore annuali di scienze sociali precedentemente previste per le superiori, ora ridotte a trentaquattro ore. Il corso di scienze sociali includeva fondamenti di economia, diritto e sociologia, che ora faranno spazio all’addestramento militare e ai valori ultranazionalisti russi, ma anche a un nuovo corso di sessantotto ore. Si tratta della materia «storia della nostra regione», che comprende lezioni sulla famiglia tradizionale, le minacce alla cultura e alla spiritualità russa, il concetto imperialista di Russkij Mir, mondo russo che supera i confini statali, ma anche «valori morali del popolo russo», «eroi dell’operazione militare speciale», «i doveri del cittadino verso la società» e altre amenità che fanno sprofondare la Russia in una spirale orwelliana.
In totale, è stato calcolato che le ore dedicate nei vari anni scolastici all’indottrinamento ideologico e all’addestramento militare saranno complessivamente tre centosei, mentre quelle di matematica ammontano a trecentoquaranta. Senza dimenticare due altri fattori: anche nelle scuole elementari esiste il corso «conversazioni sulle cose importanti», non conteggiato, e le altre materie come storia, geografa e letteratura vengono declinate nella chiave ideologica del delirio nazionalista russo per creare dei fanatici fedeli al regime. Nel 2023 si era pensato a un corso storico specifico che negasse l’Holodomor, lo sterminio per fame degli ucraini provocato da Stalin, e che inculcasse l’idea della russofobia e del vittimismo. Ma poi è stato cancellato e si è preferito inserire questi contenuti nel normale corso di storia.
Uno scorcio di questa deriva sciovinista e militarista era già visibile nel documentario “Town of Glory – Inside Rural Russia: When Military and Patriotism Are Your Life”, girato dal regista Dmitry Bogolyubov e reperibile su YouTube, che descrive la vita di Masha, un’adolescente russa di campagna a cui la madre fanatica ha fatto il lavaggio del cervello e canta alle commemorazioni governative della grande guerra patriottica.
Linkiesta, Esteri, 18 luglio 2024
Di Matteo Pugliese
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