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Libri. Sragionamenti sull’anarchia

9788899028794_0_536_0_75di Valerio Calzolaio

Sragionamenti sull’anarchia

Paolo Morelli

Politica e filosofia

Italo Svevo Trieste

2023

Valerio Calzolaio

2

Da un paio di secoli. Fra i sapiens. Una dottrina anarchica propriamente detta non esiste, è più che salutare l’antipatia naturale degli anarchici per le teorie. Si tratta di uno stato mentale e di un pensiero legati strettamente all’azione, l’anarchia è qualcosa che va messa in pratica sbagliando. Si può allora iniziare da un tentativo di definizione dell’individuo anarchico: un disgraziato sincero e con alto senso di responsabilità, che vuol portarsi appresso tutto il suo mondo, costi quel che costi, il che equivale a una mina vagante per la società e la civiltà, in ogni epoca e luogo. Rifiuta qualsiasi autorità deputata ed è pertanto nelle condizioni favorevoli per riconoscere l’autorevolezza dovunque si nasconda, una voce stenta da bar, il colore mesto di un fiore, il gesto o l’ammicco di un cane pastore, l’insegnamento di un nemico perfino può rivelarsi utile, indicargli la via che arriva a nessun risultato. L’anarchico dà inevitabilmente fastidio, la sola presenza in vita di un disgraziato del genere fa rodere il fegato a parecchi, forse addirittura a tutti, tranne agli altri come lui. Eppure, induce tutti a riflettere su tanti continui “paradossi” tipo: se c’è vento perché usare il ventaglio? O qual era il tuo volto prima che tuo padre e tua madre si conoscessero? O qual è il suono di una mano sola? Bisognerebbe probabilmente risolverli a ogni costo, chiunque li abbia più spesso formulati (gli orientali) e ovunque si conviva sul pianeta, pena un arresto nell’evoluzione del comprendonio nel suo complesso che può rivelarsi fatale per la stessa sanità mentale. Se la politica è l’arte del possibile, l’anarchico non è oggi un animale propriamente politico, si potrebbe dire che è un ottocentesco che si è spinto, fra molte difficoltà, fino agli ultimi decenni del secolo seguente. Poi è sparito, si è nascosto, o forse ha solo cambiato forma: continua a praticare una filosofia dell’emergenza e del tutto-possibile, contro una filosofia dell’identità e del solo-questo-possibile.

Lo scrittore e performer Paolo Morelli (Roma, 1951) da una trentina di anni pubblica testi di vari argomenti e umanità con prosa fluida ed efficace, appassionato di musica (jazz) e teatro, oltre che di lingua e cultura cinese. Questa volta si dedica con (voluta) imperizia all’anarchia attraverso curiosi sragionamenti (da cui il titolo). Dopo l’introduzione i capitoli sono sette, di carattere più storico i primi: Sragionamento numero uno; La ritirata dei refrattari; Esempi di facezia ma psicopocologica, vista la follia tipica dell’epoca; Per dirla con parole mie; Come ci si può dare senza lasciarsi prendere?; Misfatti (il sesto). L’ultimo (Kōan) è il più lungo, cruciale forse per eventuali fatti dell’anarchico odierno, e prende spunto dalle domande orientali tradizionali utilizzate nel Buddismo Zen (sopra tre sono citate), irrisolvibili razionalmente. L’intero testo scorre veloce e linguisticamente rutilante, si ciba dei Kōan, di casi eventi personaggi dialoghi citazioni domande affermazioni come narrazione paradossale e metaforica e ambigua, ovvero come tecnica di meditazione per lettori novizi di anarchismo. Niente note quindi, né bibliografia o apparati. Niente ricostruzione dei più antichi nessi fra democrazia e anarchia, assimilate dalla millenaria esigenza di una fine del comando in favore della costruzione della volontà (più o meno libera). Tanto meno, niente filosofia della scienza e biologia evoluzionistica, indispensabili a ragionate sul cervello sapiens. Due interessanti appendici seguono, comunque, i sette capitoli: l’autore presenta innanzitutto un test, poi una sincera “sconfessione”. L’anarco-test è articolato in dieci lunghe domande con tre tipi di opzione finale; a seconda di quali si scelgono si è più o meno vicini allo stato mentale anarchico, comunque dei “falliti”. La sconfessione ha molti aspetti autobiografici, il testo come “cronache di una malattia”.

 

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