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La Confraternita SS. Sacramento di Civitanova Marche Alta festeggia i suoi primi cinquecento anni di vita

Scorcio interno della chiesa del SS. Sacramento (foto Raimondo Giustozzi)

Scorcio interno della chiesa del SS. Sacramento (foto Raimondo Giustozzi)

di Raimondo Giustozzi

Sabato 7 gennaio 2023, come da  programma, la chiesa del SS. Sacramento, P.le Garibaldi, Civitanova Marche Alta, alle 17,30, era piena di fedeli per ascoltare, prima la storia della omonima confraternita, poi, alle 18,30, per assistere alla S. Messa presieduta da S. E. Mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo. Il Coro Polifonico Jubilate città di Civitanova ha accompagnato con canti la liturgia. Il Direttivo della Confraternita ha creduto opportuno celebrare i primi cinquecento anni di attività della stessa con un programma di iniziative distribuite in più incontri. Domenica 15 gennaio c.m., alle 17,30 ci sarà un concerto d’organo e voce. Giovedì 2 febbraio, alle 17,30, si festeggerà la Candelora. In aprile, in una data da definire, ci sarà spazio per un convegno sulla storia e sulle finalità della confraternita del SS. Sacramento. Domenica 18 giugno verrà dato largo spazio al VII camino diocesano delle Confraternite.

Il prof. Matteo Gentili, docente di lettere presso la Scuola Secondaria di Primo Grado, ha delineato nel corsi di un suo breve intervento chiaro e appassionante, dalle 17,30 alle 18, 20, sabato 7 gennaio 2023, la storia della Confraternita del SS. Sacramento. Era il 7 gennaio 1523, quando “Ebbe principio in Civitanova per opera di ventitré pie persone la nostra confraternita, sotto il pontificato di Adriano VI”. E’ un estratto o compendio, che costituisce, ad oggi, l’unico riferimento documentario delle costituzioni statutarie della Confraternita del SS. Sacramento. Questo gruppo di anime pie si riunirono in confraternita per prendere alcune decisioni in ordine al fare.

Gli anni di fine 1400 e inizi del 1500 sono anni difficili. Carestie, epidemie, terremoti, inondazioni, guerre fratricide rendono la vita estremamente difficile. Sono i poveri e gli indifesi a pagarne le conseguenze. Accanto alle riflessioni sulla fede si pongono anche la domanda cosa fare per aiutare chi perde il lavoro e non riesce più a pagare le tasse. Molti poveri sono affetti da malanni fisici, alcuni sono ciechi, altri sono ricoverati presso gli ospedali, le domus hospitalis, le case dell’ospitalità. I confratelli rispondevano al dettato del Vangelo: “Poveri li avrete sempre con voi”. Anche gli Atti degli Apostoli ci parlano dei primi cristiani come persone assidue nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere:

I confratelli, riuniti nella Confraternita del SS. Sacramento, raccolgono le elemosine. Assistono gli infermi e i moribondi. La buona morte è quella preceduta dall’agonia, non quella improvvisa. In tempo di mietitura raccolgono il grano e lo depositano nei “Monti frumentari” per distribuirlo nei momenti di carestia. Il pane è benedetto, è la base dell’alimentazione. Aiutano le donne da maritare, le zitelle, orfane di entrambi e genitori e senza sussistenza, con elargizioni raccolte tra i cittadini più abbienti. “Spesso le zitelle, vere supplicanti, provenivano da comunità limitrofe, ma anche da lidi lontani come Chioggia e Venezia, con i quali si erano consolidati rilevanti rapporti commerciali” (Cfr. A. Eleuteri, La Confraternita del Santissimo Sacramento, pag.46, Civitanova Marche, 2013).

Pagano il riscatto richiesto, per liberare cittadini civitanovesi, catturati dai pirati saraceni nel corso delle loro scorribande lungo le sponde dell’Adriatico. “Passa questo mondo, passano i secoli, / solo chi ama non passerà mai”. Deus caritas est. Dio è carità. La Confraternita fa bene alla città e questa ne trae beneficio. Ci si potrebbe chiedere che non c’era nulla di nuovo rispetto a quanto avviene anche nei nostri tempi. “Nihil sub sole novum”. Niente di nuovo sotto il sole. Molta popolazione del Centro Italia ha sperimentato prima il terremoto, poi la pandemia da Coronavirus, in seguito le inondazioni dei fiumi Nevola e Misa. Distruzione e morte hanno accompagnato la vita di molti. Ultimamente la scellerata guerra in Ucraina, scatenata dalla Federazione Russa, ha fatto il resto.

Il disorientamento sta prendendo il sopravvento. La stessa cosa avveniva nel passato. Lo spirito del tempo tuttavia era diverso. Accanto alle opere di carità, la Confraternita, trasformatasi in Società del SS. Sacramento, organizzava anche momenti di preghiera individuali e collettivi, che avevano il potere di risollevare gli animi, guardare al futuro, rimettendo la propria vita sotto la protezione dei santi e di Dio. Se il terremoto devastava il territorio, si ricorreva alla protezione di Sant’Emidio vescovo. Un enorme medaglione, con al centro la figura del santo, campeggia sulla parete di sinistra, nello spazio dove è collocato l’altare della Chiesa del SS. Sacramento di Civitanova Alta. Sull’altra parete è raffigurato San Marone martire che battezza, il santo protettore della gente di mare. Sono due dipinti ad olio su tela dei secoli XVII – XVIII.

La Confraternita del SS. Sacramento diventava subito, fin dai primi anni della sua fondazione, la depositaria dell’adorazione verso il Santissimo Sacramento dell’Eucarestia. A seguito del miracolo eucaristico avvenuto a Bolsena,  nel 1263, prende avvio la processione del Corpus Domini. A Civitanova Alta, la cerimonia si snodava per le vie della cittadina con grande concorso di popolo. Il direttivo della Confraternita partecipava al gran completo, vestito di tutto punto, con cappa, stola e medaglione pettorale. Il Gonfalone del sodalizio, un grande drappo rosso scarlatto per ricordare il sangue di Cristo, apriva la processione. Oggi, pandemia permettendo, la processione del Corpus Domini si tiene ancora ma non ha più il fascino di un tempo. In un’epoca di imperante secolarizzazione si fa fatica a credere. Si vive “etsi deus non daretur”, come se Dio non esistesse. Il compianto papa emerito Benedetto XVI propose di capovolgere questo assioma in “velut si Deus daretur”, come se Dio ci fosse. Anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio, dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la propria vita come se Dio ci fosse.

La fede popolare tra il Quattrocento – Cinquecento trovava alimento nella preghiera. Nasceva allora la pia pratica delle quaranta ore, tante quante si supponeva fossero state le ore trascorse da Cristo nel sepolcro prima di risorgere e manifestarsi ai suoi discepoli. Si esponeva l’ostia consacrata nel grande ostensorio posto al centro dell’altare, adorno di fiori e di candele. Si innalzavano canti ed inni in un tripudio di popolo orante. Si recita il rosario: “Gloria patri et filio et spiritui sancto”, in latino con tutti gli errori di pronuncia fatti da chi non conosceva affatto la lingua latina. Allora non importava questo particolare. Importante era solo affidarsi a chi aveva parole di vita eterna. Vita materiale e fede andavano di pari passo. Non poteva che essere così. Il papa Adriano VI, (1459- 1523) un olandese, era più interessato agli aspetti geo politici del momento che alla religione. I confratelli della Società del SS. Sacramento trovavano da soli la forza di mettere assieme le preoccupazioni di carattere sociale, soccorrere chi era nel bisogno, e vita di fede. Si alimentavano di preghiera per fare bene quello che dovevano fare nella quotidianità della vita. Organizzavano i turni perché per tutte le quaranta ore, Cristo esposto nell’Ostensorio, non rimanesse mai solo.

Oggi, la pia pratica delle Quaranta Ore viene proposta in occasione di grandi turbamenti di carattere internazionale, ma il concorso di fedeli non è lo stesso di cinquanta – sessanta anni fa. Sono gli aderenti ai diversi gruppi laicali cattolici a garantire una presenza costante nell’arco di tempo in cui viene esposta nell’Ostensorio sull’altare l’ostia consacrata. Siccità o piogge torrenziali distruggevano un tempo il raccolto. L’estate del 1721 fu particolarmente piovosa. La Confraternita del SS. Sacramento di Civitanova Alta promosse processioni e tridui di preghiera perché cessasse il flagello della pioggia. Nello stesso anno promosse per il sette maggio una visita sulla tomba di San Nicola da Tolentino, al fine di “supplicarlo a voler intercedere gratia per la preservatione del popolo civitanovese dalle rovine dei terremoti che funestarono quell’anno molte comunità marchigiane. Se Sant’Emidio non bastava si aggiungeva anche San Nicola da Tolentino.

 

La chiesa del SS. Sacramento di Civitanova Marche Alta

Piccoli e grandi scrigni di pregevoli monumenti storico artistici dentro e fuori le mura di Civitanova Alta, tra questi la Chiesa del SS. Sacramento. L’immobile è di proprietà assoluta della Confraternita del SS. Sacramento che l’acquistò nel settembre del 1785 dalla Confraternita del SS. Nome di Maria. L’edificio è da considerarsi, secondo il Ministero per i Beni Culturali e ambientali, inserito negli elenchi degli enti descritti nell’art. 4 della legge 1089/ 39 in quanto riveste notevole interesse storico artistico.

La data precisa dell’edificazione non si conosce con certezza. Dalla storia di Civitanova del Marangoni si può dedurre che sia stata costruita prima del 1500. La chiesa e l’annesso ospedale erano gestiti dalla Confraternita della Misericordia, soppressa dal pontefice Benedetto XIII nel 1728, la chiesa viene ceduta Capitolo di San Paolo, da questo poi data alla Confraternita del SS. Nome di Maria. La Confraternita del SS. Sacramento è l’ultima in ordine di tempo ad aver avuto l’immobile. La Confraternita stessa, per mezzo dei suoi ufficiali, eletti a norma degli statuti, amministra le rendite e provvede anche alla manutenzione e all’ufficiatura della chiesa dove si svolgono le funzioni religiose. I prospetti esterni sono semplicissimi e non presentano pregi artistici o storici. Si nota però che la facciata del prospetto principale, in mattoni a faccia vista con fasce orizzontali in rilievo, era predisposta per un ornamento che non è mai stato realizzato.

Lo schema di distribuzione della chiesa è costituito da una navata centrale, due navate  laterali più basse rispetto a quella centrale, la zona dell’altare che ha un’altezza intermedia tra la navata centrale e quelle laterali ed infine da un corpo di fabbrica posto sul lato nord dell’altare costituito da un piano adibito a sacrestia e da un primo piano attualmente utilizzato come locale di sgombero. Le navate sono caratterizzate da volte a botte mentre nella zona dell’altare è stata realizzata una volta a crociera. Dalle tracce esistenti si può dedurre che tali volte, in cannucciato e struttura portante in legno, sono state realizzate in periodo diverso dall’edificazione della chiesa. La volta dell’altare è decorata con affresco, mentre quella della navata centrale non presenta particolari decori se non nelle fasce di prosecuzione delle colonne. Il corpo di fabbrica a nord dell’altare ha i solai in legno di cui solo quello al piano terra è controsoffittato con cannucciato.

Nel 1927 fu eseguita la riparazione generale del tetto della chiesa con la rimozione di una trave e di parecchi travetti, pianelloni e coppi, fu data altresì la vernice agli infissi. Nel corso del secondo conflitto mondiale la chiesa fu lievemente danneggiata da un ordigno caduto nei pressi dell’ospedale che causò una piccola lesione, ancora visibile, sul muro centrale dell’edificio. Da allora ad oggi, la chiesa non ha subito particolari interventi di restauro ma soltanto opere di manutenzione quali il rifacimento della pavimentazione della navata centrale e laterali, la tinteggiatura all’interno e nella sacrestia.

 

Il campanile

Il campanile è stato rifatto del tutto nel 1904. Il sig. Antonio Venturini, priore della Ven. Confraternita DEL ss. Sacramento, incaricava il perito Domenico Filippetti a visitare il campanile della chiesa, che minacciava di cadere. Filippetti si recava sul posto in data 10 luglio 1904 e fatte le dovute osservazioni, ispezioni e rilievi, stilava la seguente relazione: “Il campanile in parola si trova dalla sua linea verticale, di conseguenza da un giorno all’altro potrebbe cadere con danno del tetto sottostante, arrecando un danno non lieve. Non c’è altro mezzo che demolirlo e fabbricarne un altro sul posto stesso con basi più solide. Il totale della spesa ammonta a £ 240.00” (18 agosto 1904).

La chiesa è stata inserita, dal locale Archeoclub di Civitanova Marche, nel numero di tutte quelle chiese urbane ed extraurbane esistenti a Civitanova, censite e studiate nel corso del 1997 dai soci dell’Archeoclub; schede del censimento sono state poi consegnate all’Assessorato della provincia di Macerata che ha provveduto all’allestimento di una mostra itinerante, esposta nell’autunno di molti anni fa, prima nella chiesa della “Madonna Bella”, successivamente, per tutto il periodo natalizio ed oltre, nei locali dell’ex Liceo Classico. Altre chiese di Civitanova Alta censite in quell’anno: San Marco c.da S. Savino, Santa Maria delle Grazie, San Savino, c.da omonima, cappella di San Michele presso villa Conti, San Filippo presso villa Buonaccorsi di Potenza Picena, la chiesa di San Domenico presso la villa Doria, già proprietà, prima Graziani, poi Mastronardi.

 

Il quadro in tela presso la sacrestia della chiesa

La storia della chiesa e di alcune opere d’arte si intreccia anche con la storia del Santuario di S. Maria Apparente. Era il 5 Giugno 1411 quando la Vergine Maria apparve, questo dicono le cronache ed i documenti d’archivio, al pastorello Vico Salimbene, in prossimità del fiume Chienti, nello stesso posto in cui, più tardi, nel 1425 verrà innalzato il Santuario di S. Maria Apparente. Il quadro in tela esistente presso la sacrestia della Chiesa del SS. Sacramento di Civitanova Alta, riprende i motivi dell’antico affresco collocato nel santuario. Il dipinto di Civitanova Alta, scrive A. Eleuteri è comune nei suoi temi ricorrenti, ripresi dall’affresco originario, ad almeno due stampe devozionali, l’una stampata a Loreto da Federico Sartori e l’altra a Macerata, da C. Mascalchi, nel corso del XIX secolo. La prima raffigura la Vergine apparente, secondo quanto tramandato oralmente e dalla storiografia locale: “vestita di bianco, con cintura di nero colore, senza manto, con velo in capo cadente intorno alla faccia, ed in piedi, sfavillante per ogni parte lucidissimi raggi” (G. Marangoni, Delle memorie sacre e civili di Civitanova, pag. 124, Civitanova 1982).

Del dipinto di Civitanova Alta non si sono tramandate oralmente, né si conservano, testimonianze documentarie tali da far conoscere con sicurezza autore, periodo di esecuzione, provenienza e collocazione originaria dell’opera. Si potrebbe associare il quadro della Confraternita con quello dipinto in tela rappresentante l’Apparizione di essa Vergine fatta al Pastore, come sostiene A. Eleuteri (A. Eleuteri, Alba ut sol, origine del culto, vicende architettoniche e vita popolare intorno al santuario di Santa Maria Apparente di Civitanova Marche, pag. 41, Civitanova 2001)

Il sig. Tullio Bizzarri, per anni priore della Confraternita del SS. Sacramento, quaranta anni di onorato servizio nel sodalizio, è la memoria storica e profondo conoscitore della Confraternita del SS. Sacramento nonché di tutti i segreti racchiusi nella Chiesa di Civitanova Marche Alta.

 

Raimondo Giustozzi

 

 

 

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