Roberto Grendene
Per chi ha cuore laicità dello Stato e diritti civili la nuova legislatura potrebbe segnare il passaggio da una situazione desolante a una catastrofica.
Se la diciassettesima legislatura ci ha consegnato testamento biologico, divorzio breve e unioni civili, il bilancio da una prospettiva laica della diciottesima, che sta volgendo al termine, è desolante. Trovare passi avanti è un’impresa, e si rischia di mentire a se stessi definendoli tali senza ulteriori precisazioni. Le dichiarazioni dei redditi 2020 hanno per la prima volta permesso ai contribuenti che scelgono “Stato” nell’Otto per mille d’indicare la specifica destinazione tra le cinque previste per legge. Piccola cosa e pure atto dovuto, visti i ripetuti rimproveri in merito da parte della Corte dei conti. Sempre nel 2020 il Ministero della Salute ha aggiornato le linee guida sull’aborto farmacologico, facendo cadere l’obbligo di ricovero e ammettendo l’uso della pillola Ru486 fino alla nona settimana. Ma anche in questo caso si è trattato di colmare un vergognoso divario rispetto agli altri paesi occidentali e allineare le procedure mediche alle indicazioni dell’Oms e a consolidate evidenze scientifiche. Senza contare che più che di volontà laica può essersi trattato di necessità per non affollare gli ospedali durante l’emergenza pandemica.
A parte questi due barlumi progressisti arrivati durante il governo Conte II, il Parlamento che a breve sarà sciolto verrà tristemente ricordato per le disfatte. Gli applausi dei senatori dopo l’affossamento di un semplice provvedimento contro le discriminazioni come il ddl Zan, l’ingerenza del Vaticano nei lavori del legislatore resa manifesta dalla nota con cui la Santa Sede rivendicava il privilegio concordatario d’intromettersi, l’incapacità di portare a termine la legge sulla morte volontaria medicalmente assistita, ossia quel minimo sindacale già messo nero su bianco dalla Corte costituzionale nel 2019. A chiudere la legislatura, poi, il cosiddetto “governo del migliori”, che per il record di ministri già compiacenti relatori al Meeting di Rimini poteva essere definito “Governo Cielle”. Ma al peggio non c’è mai limite, e per chi ha cuore laicità dello Stato e diritti fondamentali la diciannovesima legislatura potrebbe segnare il passaggio dal livello desolante a quello catastrofe.
Andiamo infatti a dare un’occhiata ai programmi delle principali forze politiche. Una cosa che accomuna Fratelli d’Italia, Lega, Partito democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Unione Popolare è di non aver resistito a riportare una citazione papale. FdL lo fa al primo punto, “Sostegno alla natalità e alla famiglia”, giusto per capire subito di che famiglia e di che pressioni si tratta. La Lega lo fa più avanti, sempre sullo stesso argomento, e per farsi perdonare si ricorda di aggiungere il titolo di santo davanti al nome del pontefice. Anche il Pd cita il papa, per aiutarci a capire come uscire dal trauma della pandemia. Avs ritiene il pontefice fonte di suggestive parole sui conflitti bellici. Infine per UP il parere del papa conta nella gestione delle perdite della rete idrica, visto che ha scritto al riguardo “nella Laudato Sì [sic]”. La differenza sostanziale è nel pontefice che i vari partiti vogliono avere al loro fianco: il centrodestra punta su Giovanni Paolo II, le altre forze su Francesco. Una sorta di tifoseria clericale quando invece sulle questioni elencate scienziati e ricercatori sono decisamente più competenti e autorevoli di un capo religioso. Non solo. Tutti i programmi elettorali dedicano spazio all’importanza della parità di genere e a rimuovere i fattori che determinano discriminazioni ai danni delle donne. Encomiabili intenzioni, ma se usi pontefici come testimonial stai di fatto promuovendo un’organizzazione basata sulla disparità di genere, dove il capo assoluto è rigorosamente di sesso maschile così come tutta la gerarchia.
Non deve sorprendere che le posizioni più clericali siano presenti nel programma del centrodestra. Al ritornello della difesa delle radici giudaico-cristiane (solo cristiane per la Lega) seguono affondi più pesanti da parte delle singole formazioni. L’ossessiva promozione della “cultura della Vita”, la lotta alla denatalità (su un pianeta che a breve vedrà la presenza di otto miliardi di esseri umani) e il sostegno alle organizzazioni anti scelta nei consultori non è sufficiente alla Lega, che prevede anche campagne in cui i giovani verranno informati che se non si mettono a far figli causeranno “il collasso del sistema di previdenza, welfare e l’innalzamento delle tasse”. FdI assieme alla “valorizzazione del Giubileo 2025” ha in programma quella di “Roma Capitale della Cristianità”. Senza giudaismo, stavolta, ché l’abbinamento delle note radici stonerebbe alquanto nella città in cui i papi realizzarono il “serraglio degli ebrei”, dove li rinchiusero per secoli privandoli dei diritti fino a quando il 20 settembre 1870 il sanguinario Stato della Chiesa fu sconfitto, gli ebrei liberati ed equiparati a cittadini italiani e il ghetto voluto dai papi abolito. A tal proposito chissà quanti candidati alle elezioni si ricorderanno, cinque giorni prima del voto e almeno quel giorno, di celebrare la Roma Capitale della Laicità.
Purtroppo non sorprenderà nemmeno la tiepida risposta del Pd. Nel programma la parola “scuola” è ripetuta 17 volte, e mai una volta accompagnata da “pubblica”. “Laicità” non pervenuta. Come partner con cui collaborare nelle politiche di contrasto all’emarginazione sociale compare nell’elenco anche l’“associazionismo laico”, ma al primo posto vengono il “mondo cattolico e le diverse comunità religiose presenti nel nostro Paese”. C’è l’impegno ad approvare una legge sul fine vita, ma solo “in linea con le indicazioni della Corte Costituzionale”: in pratica si parte dal minimo già riconosciuto per via giudiziaria, quando la Lega si impegna a contrastare anche quanto stabilito dalla Consulta, visto che nel suo programma c’è il “NO alla legalizzazione della morte volontaria medicalmente assistita” tout court. Debolissimo anche il sostegno del Pd all’accesso all’aborto: si deve assumerlo per intuito, visto che non è citato e l’applicazione della legge 194/1978 è prevista “in ogni sua parte” (e sono le stesse parole utilizzate da FdI). Risultano quindi innominabili laicità, scuola pubblica, aborto ed eutanasia. Ha trovato invece posto l’impegno per introdurre il matrimonio egualitario, ma sembra stato in forse fino all’ultimo, se alla vigilia della presentazione dei programmi la senatrice Cirinnà aveva promosso una petizione per inserirlo.
Va meglio nei programmi delle liste in coalizione con il Pd, a parte il nulla da segnalare da Impegno civico. Avs sostiene il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, la legge sul fine vita, l’educazione sessuale “laica e libera da condizionamenti di matrice religiosa”. All’interno di Avs spiccano i candidati di Possibile, unico partito a puntare alla laicità della scuola con l’abolizione dell’insegnamento della religione cattolica nel primo ciclo e la sua sostituzione con una materia non confessionale alle superiori e l’abbandono dell’esposizione del crocifisso in aula. Infine +Europa, che punta a una legge per l’eutanasia e il suicidio assistito, alla diffusione dell’aborto farmacologico, alla presenza di punti Ivg con personale non obiettore e, nell’allegato Manifesto arcobaleno, alla laicità dello Stato. +Europa è anche l’unico partito a porre la questione del contrasto alla criminalizzazione dell’apostasia nel mondo.
Resta da dare uno sguardo agli altri poli. Il Movimento 5 Stelle sostiene matrimonio egualitario, legge contro l’omotransfobia e l’educazione sessuale nelle scuole. Anche Azione-Iv propone una legge contro l’omotransfobia, ma dall’altra parte sostiene con vigore la “libertà di scelta educativa”, ossia ulteriori e massicci finanziamenti pubblici alle scuole private, un mercato controllato e che rimarrà controllato dalle scuole cattoliche. Note laiche da Unione Popolare, che ha in programma la legge sull’eutanasia, rendere i consultori spazi pienamente laici e contrastare l’obiezione di coscienza nel SSN.
Chi deve decidere come votare e ha a cuore laicità e diritti civili potrà trovare qualche stimolo dopo questa sicuramente non esaustiva carrellata sui programmi elettorali. Ma oltre ai programmi in politica conta ciò che si rivendica, contano le risposte pubbliche a fronte di questioni concrete e spesso non considerate in quei programmi. Anche se può risultare frustrante, farsi sentire conta. A maggior ragione quando i candidati vengono a chiedere il tuo voto. Su queste basi si muove la campagna Uaar “Chiedi il mio voto?”: pretendere risposte in modo che sia possibile decidere a ragion veduta. L’Uaar ha scelto nove domande laiche e scritto alle segreterie dei vari partiti. Non tanto per ricevere le risposte da questo canale, ma per fare in modo che ciascuno possa sollecitare i candidati che pensa di votare chiedendo risposte chiare e pubbliche. Sui social, sempre più usati per fare campagna elettorale, oppure durante i tanti incontri dal vivo organizzati dalle forze politiche. Si tratta di questioni cruciali, concrete, spesso assenti dal dibattito pubblico. Eccole in sintesi:
– Sale per i funerali civili su tutto il territorio nazionale
– Riscossione ICI arretrata dalla Chiesa
– DAT (biotestamento) nella Banca dati nazionale via SPID
– Revisione 8×1000 e promozione della scelta Stato
– Matrimonio egualitario
– Superamento dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica
– Legge sull’eutanasia
– Garantire l’accesso all’aborto
– Denuncia unilaterale del Concordato
By MicroMega
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