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Libri per l’estate: i nostri consigli di lettura

Dominique_Manotti_(2006)

di Valerio Calzolaio

Marsiglia ‘73
Dominique Manotti
Traduzione di Francesco Bruno
Noir
Sellerio Palermo
2022
Pag. 401 euro 15
Valerio Calzolaio
Marsiglia. Agosto 1973. Prologo: la situazione dei migranti in Francia dopo l’autunno 1972 e la circolare governativa Marcellin-Fontanet con gli inventati “illegali” candidati all’espulsione dall’estate del 1973. Il mercoledì di ferragosto è il primo giorno di pausa dall’inizio del mese per Théodore Daquin, possente 27enne, occhi e capelli castani, spalle larghe e volto quadrato; fra i primi al corso della Scuola dei commissari; per un anno al servizio di sicurezza dell’ambasciata di Francia a Beirut; da marzo assegnato al Vescovado di Marsiglia, sede del Servizio regionale di polizia giudiziaria, il più giovane commissario. Lo chiama Vincent Royer, un avvocato in carriera (membro di uno studio specializzato nella difesa dei malavitosi marsigliesi), ex compagno della facoltà di legge di Parigi, là scoprirono parallelamente la gioia di accettare la propria omosessualità, ora trascorrono insieme belle ore per una serata di gusti e passione, il loro è un rapporto amoroso clandestino, sporadico tiepido confortevole. Al suo arrivo Théo era stato coinvolto nell’indagine intorno all’assassinio di Maxime Pieri, un grande imprenditore di trasporti marini con un passato nella criminalità organizzata, gestita in modo corretto, a parere di tutti. Ha una piccola squadra della Brigata Criminale, di soli due (ottimi) uomini, gli ispettori Grimbert e Delmas. Ora sono arrivati per secondi sulla scena del delitto a sangue freddo di Malek Khider, un benvoluto 16enne francese di genitori algerini, ammazzato per la strada da un killer con i complici a bordo di due auto, chiaramente un bersaglio di un raid antiarabo, forse compiuto da poliziotti, forse coperto dagli agenti della Sicurezza urbana. Conflitti interni ed esterni per l’animalesco atletico parigino Théo, con un triste passato alle spalle e un futuro presto lontano dal Mediterraneo, si muoverà con acume per andarsene da Marsiglia e fare giustizia, almeno un poco.
Dominique Manotti (Parigi, 1942), colta solida lucida ironica, già docente di storia e sindacalista, da oltre venti anni si è dedicata alla bella e militante scrittura, una quindicina di splendidi romanzi (questo è il sesto con lo stesso protagonista, qui però agli esordi), molto apprezzati anche in Italia sugli intrecci fra criminalità e finanza nella storia europea e planetaria, con spunti francesi (sull’immigrazione alcuni paesi europei hanno corsi e ricorsi storici e giuridici). L’ultimo (in terza varia al presente) è uscito a fine 2020 in Francia ed è attualissimo nel nostro paese: vi si affronta un noto caso europeo di politiche migratorie nazionalistiche, con la dovuta attenzione alla specifica evoluzione delle relazioni con l’Algeria, visto che dopo De Gaulle tornarono anche i pieds noirs. La crisi dell’estate e dell’autunno 1973 fece davvero quasi 15 morti nella comunità algerina di Marsiglia (solo due assassini identificati), una cinquantina in Francia, tanti non luoghi a procedere e archiviazioni; continuò per almeno altri 2-3 anni. Daquin, dopo essersi scontrato col contesto corso-marsigliese della French Connection e con l’avversione brutale verso i “finocchi”, qui fa i conti col razzismo, endemico e contingente, istituzionale e sociale, incistato nei pubblici apparati e anche nella polizia. È un sincero combattente (buon giocatore di rugby), quietamente non esibizionista, e ha già ben imparato a muoversi, cucina bene e beve meglio, si salva anche grazie a una notte d’amore con la gallerista americana incontrata qualche mese prima. Il bel romanzo è, infatti, il seguito di “Oro nero” (2015), tornano molti personaggi e lo sfondo coinvolgente di Marsiglia, dove i parigini faticavano a capire che La Canebière era una frontiera: a nord immigrati tollerati, a sud banditi. Nadia è stufa, virtualmente a metà strada, e ha un vaso di Murano in ufficio. Vini bianchi e tanti altri alcolici meticci.

v.c.

Recensione Una notte in giallo

AAVV (Alajmo, Longo, Malvaldi, Manzini, Recami, Robecchi, Savatteri, Stassi)
Una notte in giallo
Noir
Sellerio Palermo
2022
Pag. 369 euro 16
Valerio Calzolaio

Pineta. Il 10 agosto, notte di San Lorenzo, stelle cadenti. Alle undici di sera forse si sta finalmente per addormentare Matilde Viviani, figlia del mitico Massimo barrista del BarLume e della vicequestora Alice Martelli, ormai tre mesi, altezza cinquantanove centimetri e peso cinque chili e nove (il tutto in continuo aumento). Il caro anziano amico Aldo Griffa fa uno squillo al padre (che ha la nota raccapricciante suoneria) perché ha paura che se si rivolgeva alla madre lei si sarebbe incazzata, tuttavia è con la poliziotta che deve parlare. Alla cena di degustazione dei grandi champagne millesimati del millennio è scoppiato un caso delicato, c’è bisogno di forze dell’ordine che arrivino senza clamore. Ormai la piccolina si è svegliata, Massimo la prende in braccio, Alice raggiunge Aldo al lussuoso hotel di Cala Risacca, un’insenatura riparata a una decina di chilometri dal paese, spiaggia in concessione e albergo in possesso da generazioni della famiglia Mazzei. Aldo vi aveva fatto il sommelier gigolò ed era rimasto legato ai coniugi proprietari, che lo avevano invitato anche quella sera. A un certo punto era andata via la luce ed è scomparso il collier di una marchesa, valore (assicurato) di circa due milioni di euro. Dovranno arrivare Massimo e Matilde per sbrogliare la matassa. Primo racconto (“Un regalo che solo io posso farti” di Marco Malvaldi) di un volume collettaneo di otto (“Una notte in giallo”), anche il secondo (“La notte di San Lorenzo” di Andrej Longo) è ambientato nella stessa notte altrove (a Ischia sul vulcanico Epomeo), gli altri durante differenti ore cruciali di mesi e anni in mezz’Italia, quei momenti in cui tutto accade (non solo per intrattenerci).
Ennesima (quindicesima?) antologia di racconti gialli per la casa editrice palermitana, scritti per l’occasione, in continuità con le accorte riuscite sperimentazioni che hanno costituito una svolta nel genere del genere. Per l’edizione 2022 qualità media discreta, testi godibili, intrattenimento garantito. Le ho recensite tutte (dal 2011) e questa è la seconda pubblicata in assenza di Andrea Camilleri, ideata e scritta dopo la sua morte. Sono otto gli autori coinvolti della scuderia Sellerio, tutti maschi: Roberto Alajmo (un pochino più breve degli altri), Andrej Longo, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami, Alessandro Robecchi, Gaetano Savatteri (un pochino più lungo), Fabio Stassi. Il tema (un po’ forzato, ma ben gestito) sono le ore notturne di un giorno di clamore vitale, perlopiù contemporaneo. La lunghezza è omogenea, la raccolta ribadisce una contaminazione che non inficia gli stili noti e amati di ogni autore, come d’abitudine quasi tutti narranti in terza persona (eccetto Longo e Savatteri, anche loro come di consueto), talora al passato e talora al presente, nel modo caratteristico di ogni relativa serie di romanzi. Impossibile citare tutti i vini citati o le colonne sonore, ormai conoscete gli autori e si può lasciar vagare l’immaginazione con competenza. Morti con Robecchi a Milano in autunno, Stassi (una) a Roma a fine estate, Manzini (uno) in Val d’Aosta a fine febbraio, comunque perlopiù altre tipologie di “casi” e ad agosto: un furto per Malvaldi come detto, un rapimento per Longo, forse un falso allarme per Savatteri a Màkari e San Vito Lo Capo, uno scherzo (antipatico) per Alajmo a Palermo, un sequestro (violento) per Recami nella casa di ringhiera di Milano.

v.c.

Recensione La vendetta del professor Suzuki

La vendetta del professor Suzuki
Isaka Kōtarō
Giallo
Einaudi Torino
Traduzione di Bruno Forzan
2022 (Ed. orig. 2004)
Pag. 342 euro 18,50
Valerio Calzolaio

Tokyo. Venti anni fa, circa. L’ex mite quasi trentenne professor Suzuki (da cui il titolo), sta facendo apprendistato d’illegalità con la gelida Hiyoko, forse coetanea: sequestrano due ragazzi, prima o poi dovranno firmare un pessimo contratto. Gli è stata uccisa la moglie due anni prima, travolta e uccisa da un’auto pirata; ha deciso di infiltrarsi nella struttura criminale responsabile dell’omicidio e regolare i conti. Incrocia killer di varia umanità: il Cicala che ammazza chiunque, soprattutto innocenti; il Balena che legge Dostoevskij e persuade le vittime a suicidarsi. La quarantina di capitoli di “La vendetta del professor Suzuki”, noir feroce e umoristico del celebre pluripremiato scrittore giapponese Isaka Kōtarō (Matsudo, 1971), secondo suo romanzo pubblicato in Italia, alternano in terza i tre protagonisti (ma ci sono anche lo Spingitore che butta giù ai semafori e nelle stazioni e altri personaggi esplorati nei caratteri) e mescolano giallo crime pulp con ottima efficacia.

v.c.

Recensione California Sun

California Sun
Alberto Maroni
Fantasy
Sellerio Palermo
2021 (1° ed. Mondadori 2004)
Pag. 399 euro 15
Valerio Calzolaio

Los Angeles, 16 settembre, 2066 e 2016. Un anziano strano uomo torna a casa nel capitolo zero, narra in prima. Qualche verso del successo di The Rivieras del 1964, poi nel successivo troviamo il trentenne Michael Dover cinquant’anni prima in fuga da Vail (Colorado) appunto verso il “California Sun”, con il vecchio pick-up Ford F-250 “Highboy” del padre; lui viveva ancora con i genitori, impiegato all’ufficio postale, spesso annoiato nonostante l’erba e la batteria. Entrambi gli esseri quel giorno compiono gli anni e, per entrambi, è in corso una svolta esistenziale emotiva, geografica e avventurosa. Seguono 38 capitoli, uno ciascuno, sempre più intrecciati via via che si avvicina l’originale epilogo. All’esordio letterario Alberto Maroni (Macerata, 1987), dopo studi artistici al Dams di Bologna e a New York, freelance nel campo del videomaking e della fotografia, scrive un bel romanzo “americano” a tinte horror, collocato fra il tedio della vita quotidiana e un tempo fantascientifico.

v.c.

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