di Valerio Calzolaio
Recensione La svedese
La svedese
Giancarlo De Cataldo
Noir
Einaudi Torino
2022
Pag. 234 euro 18
Valerio Calzolaio
Roma, le Torri. Ottobre 2020 – gennaio 2022. La 23enne Sharon detta Sharo è nata e cresciuta lì. Su Roma, prima e dopo un millennio fa, svettavano oltre trecento torri medievali, simbolo e avamposto di poteri ed edifici nobiliari. Ve ne sono ancora una cinquantina e talora aree della città antepongono il “Tor” alla localizzazione specifica. Oggi però vi è un vero e proprio quartiere di parziale moderna periferia, ben riconoscibile geograficamente e culturalmente, che identifica chi vi abita, le Torri: l’obiettivo teorico era dare al popolo una casa dignitosa in un luogo ameno e confortevole, lontano dal centro; visto dall’alto, dal poggetto sopra il curvone, alla fine della rampa del Grande Raccordo, il quartiere sembra un serpentone avvoltolato in un doppio ordine di spire; ci sono due strade grandi e parallele, sulla principale vi sono dodici isole, ognuna con una coppia di torri, intorno prati mal tenuti; i ruoli sociali sono risaputi, ci si conosce (quasi) tutti, le notizie si diffondono subito, difficile allontanarsene per poco o per sempre. Lei è alta almeno uno e settantacinque, capelli biondi e corti, collo lungo, occhi chiari, denti perfetti, snella per quanto mangi, aria nordica, mai sbronza o fatta, niente piercing o tatuaggi, poco vistosa molto affascinante, lavoricchia da contabile in una parruccherìa, da tempo ha perso il padre caduto da un’impalcatura e convive con la madre sempre ammalata e scorbutica, spesso ubriaca. Si è appena lasciata con Fabio perché lo aveva scoperto a spacciare, conosce per caso il principe cinquantenne omosessuale Orso Alberto de’ Venturi, capelli brizzolati, viso affilato, voce profonda, toni raffinati, e si trova a dover far girare lei un bel po’ di droga nelle zone centrali di Roma. Ne vien fuori un certo casino, violenze e morti, guerra di capi e bande, nel giro di qualche mese la tenace Sharo viene conosciuta nel mondo criminale come la Svedese. Restare vivi è già un gran successo, il rapporto con il Principe si complica e diventa vieppiù intrigante.
Il grande scrittore italiano Giancarlo De Cataldo (Taranto, 1956), ormai in pensione da magistrato, abbandona un attimo il collega melomane Spinori e, con un ottimo noir a protagonista femminile (da cui il titolo e la copertina), torna nel crogiuolo aggiornato della criminalità romana legata allo spaccio. Ormai sulla strada non risulta più il ferreo controllo di una volta. Da quando i vecchi capi sono usciti di scena, per ragioni anagrafiche o di carcere o di piombo, la città appare diventata ingovernabile. Non sono davvero più i tempi di Romanzo criminale. Ora tutti fanno un po’ come gli pare, basta non pestarsi i piedi. Spuntano come funghi nuovi soggetti pronti a tutto pur di farsi strada. Basta poi sapersi muovere un po’ in rete e si possono comprare barili di “Gina” (quella roba che se usa pe’ scopa’) e tirarci su dei bei soldini. Oppure, oltra al noto resto, circolano la Mafalda, Mdma, la roba che te tira su, e altri stimolanti, Ghb, Gbl, khat, catinone, più o meno sintetici, più o meno facili da trovare e smerciare. Fra bande organizzate di quartiere o meno, coatti e manovalanza, albanesi e calabresi, Sharo s’industria e s’arricchisce, attiva amori e alleanze, odi e vendette, pur se è il rapporto col potente colto evanescente principe che conta, un altro mondo e forse altre prospettive. Ricco e molto influente, viene da un’antica famiglia, ha vasti possedimenti e collezioni d’arte. Si danno del lei, s’attraggono per diverse ragioni, quasi nulla a che vedere col sesso, lui è l’ultimo della casata, Sharo un diamante grezzo. In quindici mesi ne succedono tante, mascherine e pandemia aleggiano seriamente, le “guardie” restano sempre sullo sfondo. Bollicine decadenti, mentre il Pinot Nero annata 2012 forse è un vino da ricchioni. Orso Alberto è cresciuto a Mozart e Verdi, Sharo resta infatuata di Eggy e i versi della Trilogia delle Torri sono citati in modo pertinente all’inizio o dentro vari capitoli.
v.c.
Recensione Luci di luglio
Luci di luglio
Gian Mauro Costa
Noir storico
Mondadori
2022
Pag. 189 euro 18
Valerio Calzolaio
Palermo. Luglio 2017 e, soprattutto, i giorni fatidici del luglio 1960. Erano i giorni della sfida televisiva nella popolarissima trasmissione di Mike Bongiorno “Campanile Sera”, un comune contro un altro su cultura generale e sport dal vivo; fra i più bravi Monreale, cittadina limitrofa a Palermo, a quel punto in competizione con Chioggia. Erano i giorni del Festino di Santa Rosalia. Erano i giorni dell’annunciata fine del mondo. Erano i giorni della polizia del governo Tambroni che caricava le manifestazioni popolari durante gli scioperi, era accaduto a Licata, stava accadendo a Reggio Emilia, Genova e altrove. Al corteo di Palermo verso piazza Politeama convergono alcuni ragazzi in momenti delicati delle rispettive vite: il 16enne palermitano Franco Sommariva, che pensa a Rosetta e va a scuola la mattina, al lavoro il pomeriggio presso il cantiere edilizio dell’impresa dello zio, dove ha fatto amicizia con un picciotto poco più grande, il 20enne Andrea Gangitano che lo aveva invitato a scioperare; il quasi 17enne monrealese Gaetano Bellomare che pensa ad Antonella mentre serve a dà una mano al bar della piazza, tante mance in quel periodo; il poligrafico Benedetto Miccichè, che coordina la sezione “Fratelli Rosselli” del Partito socialista italiano nel quartiere Zisa, vive con la moglie Maruzza e i loro due figli di quattro e due anni, pur pensando spesso alla compagna Marcella. Andrea viene ucciso dai proiettili; Franco, Gaetano e Benedetto si riparano nell’appartamento del vecchio noto professor Nino Morello, assente (e forse iellato). Uscendo Gaetano prende le chiavi e convince Franco a sequestrare in casa il docente solitario e mingherlino, chiedendo il riscatto al comitato di Monreale che ne avrebbe avuto bisogno per il Pensatoio in vista delle domande televisive. Diventano i giorni di scelte che cambieranno tutti per la vita.
L’ottimo scrittore e giornalista (ora in pensione dalla Rai) Gian Mauro Costa (Palermo, 1952) ambienta stupendamente un romanzo di formazione nelle colline, nei quartieri, nei borghi, nelle piazze, nei palazzi e negli appartamenti della sua area metropolitana, quando lui era ancor più giovane dei protagonisti. Le prime frasi (“Zero”) illuminano uno studio in penombra del capoluogo palermitano, proprio accanto al Teatro Massimo, dove l’anziano notaio sta aspettando certamente la domestica per la cena e probabilmente un antico conoscente: così decide di mettere per iscritto la storia che li riguarda, iniziata in quella stessa casa decenni prima, ben oltre mezzo secolo. Franco narra in prima persona, la narrazione si sposta spesso in terza sugli altri; prologo ed epilogo al presente, il resto (dei quarantatré serrati capitoli) al passato. Le luci (del titolo) ci sono di continuo, dei colori cangianti e della stagione estiva, nel cielo e nei cuori. Le vite familiari dei ragazzi sono descritte con garbo e acume, le passioni politiche e affettive con senso storico, l’intreccio di casi e necessità, di contingenze immediate e fenomeni di lungo periodo con intelligenza letteraria. Il contesto non è immaginario e l’autore ha attentamente esaminato giornali e filmati d’epoca. Fino alla fine non si capisce l’urgenza di “confessare” di Franco, sono quei giorni al centro del romanzo, cinquant’anni di vite parallele sono poi riassunte brevemente con le parole d’oggi prima dell’epilogo, consistente in una nota di cronaca su “Repubblica Palermo” del 3 agosto 2017. Birra Messina, musica napoletana con Modugno e Carosone, fra l’altro.
v.c.
Recensione Oceano
Oceano
Autori vari
Traduzioni varie
Scienza
Iperborea Milano
2022 (testi 2022, uno 2013, uno 2015)
Pag. 192 euro 19,50
Valerio Calzolaio
Pianeta acquatico. Prima e ora. Quando ti immergi sott’acqua è come immergersi nella storia della vita sulla terra. Ci trovi tutte le principali specie di esseri viventi: dalle spugne ai coralli, dai granchi alle meduse, dai pesci, ai delfini e alle balene. L’oceano è una biblioteca della vita. Il singolare è d’obbligo: esiste solo un unico grande Oceano interconnesso che ricopre oltre il settanta per cento del pianeta. Forse dobbiamo essere meno non solo antropocentrici ma anche terrocentrici. Tutte le masse terrestri del pianeta sono isole e occupano meno del trenta per cento del globo. Il resto è acqua, perlopiù salata: tanti mari vicini e lontani nei noti grandi bacini oceanici. In un modo o nell’altro, l’oceano andrà avanti senza di noi, non viceversa: contiene tutti gli ingredienti che rendono possibile la nostra esistenza e non ci siamo resi conto che, distruggendolo, stiamo distruggendo il nostro sistema di supporto vitale. Dobbiamo ripopolare, rimettere a posto ciò che abbiamo perso e salvare ciò che rimane. La pesca industriale sta depauperando i nostri mari. Il pesce è considerato una risorsa gratuita: basta uscire e prenderselo. La perdita non si vede ma perdiamo tonnellate di animali. Non fa bene all’oceano e non fa bene al clima, come anche usare specchi d’acqua come discarica per lo smaltimento di ciò che non ci serve. La nostra priorità numero uno dovrebbe essere quella di smettere di avere un impatto. Per prima cosa, non fare danni. La conoscenza scientifica c’è già, ma non è stata ancora interiorizzata nella mentalità collettiva. Questi sono alcuni spunti del competente interessante dialogo fra due splendide scienziate: la giovane biologa marina peruviana Kerstin Forsberg (1984) ha intervistato la mitica oceanografa statunitense Sylvia Earle (1935), un’educazione oceanica per introdurre il nuovo volume The Passenger “per esploratori del mondo”, dedicato all’Oceano.
La collana è ormai nota e molto apprezzata, commissiona o raccoglie articoli recenti su luoghi umani del pianeta (città ed ecosistemi) in bei volumi illustrati e vuol farci meglio capire, in questo caso, che gli esseri umani siamo “creature marine”. Abbiamo bisogno dell’oceano quanto ogni polpo, calamaro, balena o barriera corallina: niente oceano, niente vita, niente umanità. Il nostro è un pianeta Oceano: prendercene cura e costruire un rapporto personale (pure letterario) con l’oceano è certamente la chiave per garantirne la conservazione. Il volume è ricco di foto (d’autore), dati, grafici, schede, infografiche (originali e ben leggibili). Dopo la premessa rieducativa si possono leggere brevi saggi dello storico britannico Richard Hamblyn sull’evoluzione e sul linguaggio delle onde marine; della giornalista britannica Rose George sull’industria mercantile dei trasporti marini a bordo di un’immensa nave portacontainer; dei giornalisti norvegesi Eskil Engdal e Kjetil Sæter sul lungo periglioso inseguimento nel dicembre 2014 a uno dei principali pescherecci di frodo; dello scrittore britannico Philip Hoare sulle maestose balene, con le quali si può tranquillamente nuotare insieme, per esempio nelle acque delle Azzorre; della giornalista britannica Tabitha Lasley sulle piattaforme petrolifere e gli uomini che ci lavorano; degli italiani Giovanni Soldini (skypper) e Antonello Provenzale (geoscienziato) su correnti, plancton e ghiacci, in forma di dialogo; della giornalista italiana Valentina Pigmei sui “vagabondi del mare”, quel variegato popolo di persone che passano oggi la vita in mare, rinunciando spesso a mestieri sicuri per un’esistenza meno comoda e più rischiosa; del giornalista britannico Simon Winchester con l’entusiasmante ricostruzione delle millenarie navigazioni su canoe nel Pacifico puntellato di isole lontane, padroneggiando i mari senza strumenti moderni e senza sottomettere altri umani. A chiusura un’appendice sui libri di un docente velista svedese; una playlist di un ingegnere nautico italiano; una breve bibliografia.
v.c.
Recensione Il bestiario di Proust
Il bestiario di Proust
Daria Galateria
letteratura
Sellerio Palermo
2022
Pag. 331 euro 15
Valerio Calzolaio
Le esperienze e la scrittura di Marcel Proust (1871-1922). La Recherche è un’Arca di Noè in cui Proust ha messo in salvo, a centinaia, i suoi animali perduti. Alcuni venivano dalla vita, altri dalle letture. Sono animali profondi, attori delle principali pagine della vita e delle opere dello scrittore. Nell’originale divertente ricostruzione dell’espertissima docente di Letteratura francese Daria Galateria (Roma, 1950), “Il bestiario di Proust”, si prova con competenza e gusto a riassumere come entrano in scena, in che ruoli recitano e come poi evolvono un centinaio di loro. Attraverso lettere, poesie, novelle, fogli persi, quaderni preparatori e romanzi si evidenzia lo specifico aiuto delle bestie nel trattare i grandi temi: amore, tenerezze e crudeltà familiari, matricidio, morte, sadismo, gelosia. Dopo il lungo saggio introduttivo con note finali, vi è proprio il “catalogo” da Alcione e Allodola a Zanzara e Zebra, poche righe o varie pagine e i riferimenti bibliografici autorali.
v.c.
Recensione USA e getta
USA e getta. Viaggio nell’America che non c’è
Seba Pezzani
On the road
Nuova Editrice Berti Parma
2021
Pag. 158 euro 18
Valerio Calzolaio
Stati Uniti d’America. 2005. L’interprete, traduttore e musicista Seba Pezzani (Fidenza, 1964) fece il primo viaggio americano nel 1996 e, poi, è capitato ancora spesso, circa una volta l’anno, anche per incontrare autori tradotti e amici. Nel 2005 accadde in auto, un lungo road trip insieme alla sua compagna di allora, americoitaliana (nata là da padre americano e madre italiana). Alla fine della giornata buttava giù riflessioni su un taccuino, mentre lei si faceva la doccia, e aggiungeva “note a margine” dopo che lei si era assopita. Il diario di bordo, geografico culturale sociale musicale (Bob Dylan è una costante), è rimasto un po’ nel cassetto, ora finalmente e opportunamente edito, con un’introduzione attuale: “il crollo di immagine dall’eleganza hollywoodiana di Obama all’assoluta mancanza di stile di Trump è stato sotto gli occhi di tutti”. Ecco: “USA e getta”, appunto: caratteristiche e contraddizioni del sogno americano a partire da episodi di vita vissuta, sulla strada!
v.c.
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