Ci ha lasciato oggi il famoso linguista innamorato da una vita delle parole e della lingua. Un piccolo ricordo dalla redazione di Maremosso che delle parole e della lingua prova a innamorarsi come lui
By Maremosso
“Scriviamo per ragioni varie: una di queste è quella di parlare con noi stessi”
Luca Serianni
Per tutti quelli che tra i banchi universitari, nelle aule e in biblioteca hanno sfogliato anche solo alcune pagine di Prima lezione di grammatica, oggi è un giorno triste.
Luca Serianni ci ha lasciati, pochi giorni dopo essere stato investito a Ostia mentre attraversava le strisce pedonali. Nato a Roma nel 1947, il famoso linguista si era laureato in Lettere nel 1970, alla Sapienza. Aveva poi abbandonato l’ateneo romano per insegnare a Siena, l’Aquila, Messina e poi concludere la sua carriera proprio nell’università che l’aveva formato.
Professore ordinario di Storia della lingua, Serianni era innamorato dell’italiano. Vicepresidente della Società Dante Alighieri, si era formato sotto la guida di Arrigo Castellani. Cultore della parola e della lingua è stato l’autore di una delle edizioni della Grammatica Italiana più apprezzate di sempre.
Nella sua vita di studi tanti sono stati gli interessi. La codificazione dei puristi, il linguaggio della medicina, la riforma linguistica manzoniana. Una grande attenzione ha sempre rivolto all’accertamento filologico, preliminare e indispensabile per l’analisi linguistica del testo.
Serianni si è occupato dei dialetti toscani medievali, dell’edizione commentata di un trattato del tardo Cinquecento, ma anche di autori linguisticamente significativi dei secoli XVI-XVIII. Della Casa, Davanzati, Metastasio, nomi che chi ha affrontato anche solo un esame di filologia o linguistica all’università ha incontrato.
Tra i suoi interessi più importanti c’è stato Dante, al quale ha dedicato molte lecturae e anche un contributo sul colorito linguistico della Commedia. Autore di manuali di storia linguistica del primo e del secondo Ottocento, aggiornati poi in Storia dell’italiano dell’Ottocento, ha redatto anche una storia della lingua italiana a più mani, curando il capitolo sulla prosa letteraria.
Serianni è stato un linguista, ma soprattutto un professore. E con i suoi allievi ha pubblicato un volume dedicato alla lingua nella storia d’Italia. Queste frasi sono poche di fronte a chi delle parole si è occupato e innamorato per una vita intera e non sono in grado di restituire la memoria del “più autorevole linguista italiano” che avevamo.
E con il pensiero di Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, vogliamo tornare per un momento studenti, immaginarci seduti nell’ultimo posto in fondo in biblioteca e aprire ancora un volume su Dante di Luca Serianni. La consegna della tesi è vicina, ma come facciamo a non perderci nelle sue parole?
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