Il Comune di Sassoferrato, in collaborazione con il Parco della Miniera di Zolfo di Marche e Romagna commemora sabato 28 maggio il 70 esimo anniversario dell’occupazione della miniera di zolfo di Cabernardi che fu battezzata dalla stampa, da Ingrao e anche da Gianni Rodari la “lotta dei Sepolti vivi”.
Una lotta che fu una pietra miliare nella storia del comprensorio per le sue conseguenze sociali ed economiche a cui il Comune di Sassoferrato dedica un convegno, la posa di un cippo realizzato dall’artista-fabbro Marco Cesandri e una mostra che racconta gli ultimi anni della miniera e il trasferimento dei minatori e delle loro famiglie a Pontelagoscuro di Ferrara dove contribuirono alla nascita del polo chimico italiano.
Dalle 10 in poi Al convegno interverranno Pierpaolo Bombardieri (Segretario Generale UIL), Iperide Ippoliti (Segreteria Nazionale UIL), Dott. Marco Labbate (Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”) e la Sen. Rossella Accoto (Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali).
Un momento intenso di riflessione considerando che il 70esimo della lotta dei Sepolti ci dà l’opportunità di ricordare la resilienza di un comprensorio in un momento dove i finanziamenti del Pnrr offrono nuove possibili vie di sviluppo per le aree interne e i borghi rurali. E quindi anche il momento per presentare le nuove strategie dell’Ente Parco Nazionale dello Zolfo di Marche e Romagna in una conferenza stampa alle ore 12. (Sempre in diretta fb)
Fu la scritta “Coppi maglia gialla” su un vagone a dare il via 70 anni fa alla “Lotta dei Sepolti vivi” a Cabernardi di Sassoferrato, miniera di zolfo allora più grande d’Europa. Era un mercoledì sera, il 28 maggio 1952, quando iniziò lo sciopero di 337 minatori per impedire la chiusura del polo estrattivo e il licenziamento di 860 operai. Mentre 176 lavoratori rimasero al 13° livello, cinque cento metri sottoterra, gli altri 161 vigilavano sulla superficie. La lotta durò 40 giorni e il 5 luglio, i minatori misero fine allo sciopero avendo ottenuto la promessa da parte della Montecatini, la ditta proprietaria, di altri sondaggi, il pensionamento anticipato per alcuni lavoratori e per altri il trasferimento. Il che non impedì la chiusura della miniera di zolfo più grande d’Europa.
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