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“Cose di casa nostra” (16). Dialetto del Porto: voci strane, perdute, ignote ai più.

GARDINI TEATRO

 

di Lino Palanca

Dialetto e usanze, storie e storielle che accompagnano il nostro crescere civile. Il tutto pescato qua e là, senza pretese.

Dialetto del Porto: voci strane, perdute, ignote ai più [1].

N – O

 Di tanto in tanto ci si fa notare che negli elenchi manca questa o quella parola. Va ricordato che l’intenzione è solo quella di “resuscitare” alcuni vocaboli tra quelli ormai desueti , non tutti. Saremmo naturalmente lieti di qualunque segnalazione ci si volesse fare.

‘ncarà’/’ncarì’ – 1 – verbo, ‘incagliare’, incagliarsi, voce marinra: ce sému ‘ncaràti, ci siamo incagliati; catalano encallar; per altri è voce meridionale col significato di imprigionare, catturare (idem a Numana). – 2 – verbo, ‘insistere con ostinazione’, sovrabbondare, ci ha ‘ncarìtu de le cujuanàte sua, ci ha ossessionato con le sue stupidaggini; italiano desueto incarire, aumentare, accrescere (Recanati: ‘ncarì’, rincarare).

‘ncìa – sostantivo femminile, ‘ancile’, attrezzo per battere la canapa costituito da due legni incavati, sistema maschio-femmina, fornito di manico; voce rurale dal latino ancìle a sua volta dal greco agkýlos, antico scudo con due incavi opposti nel perimetro.

nciarmà’ – verbo, ‘ghermire’, agguantare; vedi il romanesco inciarmà’, incantare, attrarre, ghermire l’attenzione, i sensi, la volontà di qualcuno; confrontare il francese charmant, che incanta.

nciumà’ – verbo, ‘bastonare’; guà’ che te nciùmu, guarda che te le do; vedi il latino celèusma da cui il genovese ciùsma: indicava i forzati al remo delle navi sovente vittime del bastone dei marinai addetti al loro controllo.

ndrundróna – aggettivo, detto di ‘donna grossa e pigra’, lenta nei movimenti; deformazione dell’italiano dondolona, ciondolona cioè oziosa e inconcludente; dal romanesco drondróna.

nfantà’ – verbo, ‘partorire’; la ‘nfantàta è la puerpera; vedi il francese enfanter, partorire < latino ìnfans-infàntis (‘fantàda a Osimo, Numana e Agugliano).

nghiadìtu – aggettivo, ‘indurito’; pa’ nghiadìtu, pane duro; voce rurale, credo da ghianda; altri ipotizzano la derivazione da ghiàdo (latino volgare glàdus) spada, duro come spada o da ghiaia (latino glàrea), duro come ghiaia (nghiandìtu a Numana).

ngrìma – sostantivo femminile, ‘ruga’; longobardo grimm, rugoso; vedi il francese grime nell’accezione di se grimer, gergo teatrale, farsi una maschera di rughe.

ntécchia – sostantivo femminile, ‘scheggiatura’, da una base germanica tec da cui la voce toscana tìcchio, scheggia, piccola cosa, piccola quantità (Numana, ntìcchia).

ntuzzà’ – verbo, ‘colpire’, bastonare violentemente; anche ntruzzulà’ da cui ntruzzulàtu, tumefatto; latino tùndere, pestare, ammaccare, da qui l’italiano rintuzzare; vedi il romanesco tuzzàta, urto, capocciata, che provoca tozze, gonfiori – verbo derivato ntuzzulàsse, formare tozzi, riferito spesso ai grumi della polenta; idem a Osimo, Numana e Recanati dove esiste anche ‘ntruzzà’; ‘ntuzzulì’.

nvalcà’ – verbo, ‘infeltrire’, compattare la lana; probabilmente da valicare, torcere la lana al valico che nell’italiano arcaico era un tipo di macchina filatrice per la seta; per altri dal francone walkan, rotolare di qua e di là.

o – congiunzione come in italiano.

ó’ – avverbio, ‘là’; anche contrazione di óltra, oltre, vale pure attorno:   ‘ndàmu óltra, andiamo là; lì de óltra, lì attorno.

ò’ indefinito, ‘ciascuno’, piàtene ùnu per ò’, prendetene uno a testa (ò’ potrebbe essere contrazione di homo quindi uno ogni uomo).

(v)ó – pronome, ‘voi’, anche come pronome di cortesia e rispetto: (v)ó séte ‘ducàtu, lei è educato.

(v)ò’ – sostantivo femminile, ‘volta’; ‘na (v)ò se facéa cuscì, un tempo si faceva così.

 

(v)òlega – sostantivo femminile, ‘piccola rete a sacco’ usata per tenere i pesci pescati; anche per catturare farfalle; confrontare il veneto vuòlega < latino vòlitat, svolazzare (vòliga a Numana).

 

ólmu – sostantivo maschile, ‘olmo’, albero; anche giocatore del sótta (passatella, gioco popolare di carte napoletano) che resta senza bevuta; pare che in origine si dicesse a Roma, a chi in qualche gioco era privato del bere, tu hai rètto l’órmo perché nelle scampagnate si faceva abbracciare un olmo al più semplicione della compagnia mentre gli altri bevevano.

 

(v)oltarécchie – sostantivo maschile, ‘aratro di ferro’ con doppia tavola (le récchie appunto) per cui, specie nei terreni in collina, si arava una volta a destra e una a sinistra restando le récchie sollevate a turno.

 

ónda – sostantivo femminile, fionda; me su’ fàttu la ‘ónda, mi sono costruito una fionda; latino volgare flùnda; da non confondere con l’onda del mare che è la lónna; si rileva che ‘ónda è una delle poche parole dialettali che conservano il nesso nd certamente per influsso dell’italiano (mónnu, fónnu, spànne e spènne, tónnu, ridènnu e scherzènnu, stènne etc…); fiónna in Osimo.

 

 

** per i riferimenti all’aguglianese, Fabio Maria Serpilli, Dizionario dialettale aguglianese; per il numanese, Giovanni Marinelli, Il linguaggio numanese nel novecento; per l’osimano Massimo Morroni, Vocabolario del dialetto osimano; per il recanatese, Gabriele Mariani, Il dialetto recanatese; Maria Canavari, Il Vocabolario di Cerreto.

 

[1] Tratte da Lino Palanca, Léngua Màtre – Vocabolario del dialetto portorecanatese, Recanati, Bieffe Grafiche 2010.

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