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“Cose di casa nostra” – 8 La cattedrale di Scossicci (Vida es sueño, y los sueños sueños son)

foto da Potentia-Archivi di Porto Recanati e dintorni n 13 p40

foto da Potentia-Archivi di Porto Recanati e dintorni n 13 p40

di Lino Palanca

Dialetto e usanze, storie e storielle che accompagnano il nostro crescere civile. Il tutto pescato qua e là, senza pretese.

La cattedrale di Scossicci (Vida es sueño, y los sueños sueños son)

Doveva sorgere nella piana di Scossici. Una grande chiesa con cupola e pinnacoli, vetrate e grandiose navate, tante belle opere d’arte alle pareti degli altari laterali più un coro maestoso che nascondeva l’organo gigante. Una cattedrale sulla riva del mare, visibile da lontano di giorno e pure di notte, grazie all’Angelo con faro in cima al tutto.

Il forestiero che domandasse il perché di una tal meraviglia a Scossici avrebbe mostrato di non conoscere per intero una delle storie più meravigliose e intriganti del mondo antico, quella del volo della casa di Nazareth.

  1. L’anno dei quattro mesi da papa di Pietro da Morrone, Celestino V, e dell’ascesa al soglio di Bonifacio VIII, Benedetto Caetani, l’ anima trista come pal commessa incontrata da Dante nel suo inferno (XIX, v. 47); anche l’anno di nascita di Carlo V re di Francia e della morte di Kublai Khan e Guittone d’Arezzo.

Ma soprattutto quello del volo della casa di Gesù a Tersatto e poi qui da noi. A Scossici. Una “storia”, come ho scritto? E chi lo sa. Resta, come racconta anche padre Floriano Grimaldi, che nel fondo valle del Musone pare ci fosse una chiesa dedicata alla Madonna e che si diceva trasferita dagli angeli sul colle lauretano … perché i fedeli che la frequentano sono maltrattati dai briganti e la stessa chiesa è soggetta a tutto un seguito di ruberie. Un documento notarile del 1467 colloca la Selva di Loreta (così chiamata forse dal nome della donna proprietaria della selva stessa, n.d.a.) nel piano del Musone, vicino a quelle possedute dal comune di Recanati, verosimilmente non molto lontano dall’odierna contrada Banderuola, sita tra Loreto e Portorecanati [1].

Nel luogo della supposta temporanea permanenza della Santa Casa i recanatesi costruirono un muro a testimonianza del mirabile evento e suppongo che fu in quella circostanza che piantarono anche un’asta con in cima una lamina di metallo sottile segnavento. Ecco perché la località venne chiamata Banderuola ( “bannirola”, come si diceva nell’antico dialetto del Porto). Il muro venne rifatto nel 1581 ed era ancora lì nel 1844 quando l’architetto Pietro Pasquali venne a vedere su incarico delle autorità diocesane se lì si potesse costruire una chiesa. Non so perché, ma non si concluse nulla. Ci provò allora Pio IX, che mandò sul posto l’architetto romano Andrea Busiri; questi redasse un progetto approvato e avviato alla realizzazione tanto che il 5 agosto 1860 fu posta la prima pietra, seguita certamente da poche altre a causa della battaglia di Castelfidardo, che provocò grave sconquasso in tutta la chiesa italiana e non solo [2].

Finalmente sembrò di potercela fare nel 1894 quando fu presentato il grandioso progetto di Giuseppe Sacconi (quello del monumento a Vittorio Emanuele II nella Capitale). Nelle intenzioni dell’architetto montaltese la chiesa avrebbe avuto … una pianta a croce greca, nel centro della quale s’innalza una svelta ed elegante cupola che dalla pianta quadrata si sviluppa in ottagona … la cupola sarà ricoperta di maioliche colorate … Sovra di essa come finale verrà messo un Angelo di rame battuto e dorato che terrà con una mano la bandiera con la croce mentre con l’altra indicherà il luogo ove al presente si trovala Santa Casa. Non se ne fece nulla, pare per misteriosi motivi burocratici [3].

Siamo così finiti con la chiesuola che abbiamo, costruita nel 1939/’40 quand’era amministratore apostolico della basilica mons. Gaetano Malchiodi e che è diventata proprietà di una famiglia Ascani [4].

Tutto svanito, con Loreto che ci frega la Santa Casa, i recanatesi che si accontentano di tirare su un muro a ricordo della permanenza del ben più che insigne inquilino, il Vaticano che ‘perde’ la proprietà della chiesa di Malchiodi e buona notte [5].

 

[1] Floriano Grimaldi, “La Historia della chiesa di Santa Maria di Loreto”, Loreto 1993, pp. 82-83.

[2] Andrea Busiri Vici (1818-1911) fu primo architetto della Fabbrica di San Pietro sotto Pio IX e Leone XIII. Sua madre Barbara era la figlia dell’architetto Andrea Vici, ben noto ai loretani per aver seguito a lungo i lavori del campanile della basilica progettato dal suo maestro Vanvitelli.

[3] vedi “Potentia etc…”, cit., n. 13, 2003, p. 59.

[4] Gli Ascani sono stati tra i primi a insediarsi nella piana bonificata degli Scossicci. Tuttora vi abitano diverse famiglie con questo cognome.

[5] ‘perde’ tra virgolette perché è difficile capacitarsi di come l’Amministrazione della Santa Casa abbia potuto dimenticarsi di questa sua proprietà, tra l’altro ricca di storia (o leggenda, fate voi).

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