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27 gennaio “giorno della Memoria” La deportazionenei Lager degli Internati Militari Italiani

ImmagineLa coraggiosa scelta degli Internati Militari Italiani (IMI) rivissuta tramite la storia del poeta Giuseppe Tontodonati (Scafa (PE)1917- Bologna 1989) uno dei circa 600.000 IMI che furono deportati nei lager nazisti come forza lavoro per le aziende tedesche.

di Raffaello Tontodonati

L’8 settembre del 1943, il giorno dell’Armistizio, il Sergente Maggiore Giuseppe Tontodonati del 14° Reggimento Fanteria “Pinerolo”, abruzzese nato a Scafa (PE), classe 1917, si trova a Volo in Grecia. Era partito i primi di gennaio 1941 in treno da Chieti,dove il 14° Fanteria aveva sede nella caserma “Vittorio Emanuele” (ora caserma “F. Spinucci”), destinazione Bari per poi imbarcarsi il 9 gennaio 1941 sul piroscafo “Aventino” con destinazione Durazzo, fronte greco-albanese(1).L’Armistizio insieme all’ordine di cessare le ostilità contro il nemico, arrivò come un fulmine a ciel sereno e lasciò in realtà tutto l’esercito italiano allo sbando, senza nessuna ulteriore indicazione sucosa fare e come agire. Quel giorno segnò l’inizio di un periodo drammatico per centinaia di migliaia di soldati italiani che furono letteralmente abbandonati nelle mani delle truppe tedesche che fino a quel giorno erano fianco a fianco alle truppe italiane. Da “alleati” i soldati italiani vennero considerati “traditori” e la repressione dei tedeschi fu feroce. Rifiutandosi di aderire sia alla Repubblica di Salò che di combattere a fianco dei tedeschi, il 14 settembre Tontodonati viene arrestato dalle truppe naziste e deportato in Germania.La situazione e gli accordi internazionali avrebbero voluto che tutti quei soldati venissero dichiarati prigionieri di guerra, ma per i nostri soldati non fu così. La Germania aveva disperatamente bisogno di forza lavoro nelle sue fabbriche e questa era un’ottima occasione per reclutare “schiavi” a costo zero. Il suo viaggio di trasferimento iniziò il 25 settembre e ci vollero quasi sei giorni di viaggio in treno in condizioni disumane per raggiungere lo Stammlager IV-B di Mühlberg/Elbe uno dei principali campi di raccolta e in molti casi di successivo smistamento dei deportati verso lager satelliti del IV Distretto. Numero di registrazione, che lo accompagnerà durante tutto il periodo della prigionia anche nei successivi spostamenti sarà:IV-B 244512(2).Dopo solo otto giorni viene traferito a Torgau nello Stammlager IV-D(3)e infine nell’agosto del 1944 a Piesteritz, sobborgo di Wittemberg/Lutherstadt,dove oltre alle condizioni di vita disumane sarà costretto al lavoro coatto nelle fabbriche tedesche in particolare presso la fabbrica chimica BayerischeStickstoff – Werke Saranno oltre 600.000 gli Internati Militari Italiani (IMI) che dopo l’Armistizio scelsero quella forma di “Resistenza”.Liberato nell’aprile del ‘45 dalle truppe russe (1 e 3) , Tontodonati riuscirà a tornare nella sua Pescara, in condizioni di salute drammatiche, solo nell’autunno dello stesso anno. Furono quasi 40.000 i militari italiani che morirono nei campi di concentramento tedeschi.

Nel 1954 Giuseppe Tontodonati riceverà l’onorificenza della “Croce al Merito di Guerra” per “l’internamento in Germania”.  La seconda onorificenza,di alto valore simbolico perché servì a portare per la prima volta l’attenzione a livello nazionale sulla coraggiosa scelta degli Internati Militari, arrivò nel 1977quando il Ministero della Difesa italiana estese agli IMI il distintivo d’onore dei “Volontari della Libertà”, precedentemente concesso solo ai partigiani impegnati nella Resistenza, per la loro coraggiosa decisione di “non servire l’invasore tedesco e la repubblica sociale”. Per continuare adonorare la coraggiosa scelta degli IMI il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano istituì nel 2008 una “Medaglia d’onore” a titolo di “risarcimento morale per i cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti”. Per ovvimotivi anagrafici furono pochi gli ex-IMI a ritirala di persona, negli altri casi venne ritirata dai famigliari. Come viene ricordato nel volume di recente pubblicazione “Giuseppe Tontodonati un poeta nella Bologna del secondo ‘900”: la cerimonia di consegna da parte del Prefetto di Bologna Dr. Angelo Tranfaglia avvenne il 27 gennaio 2009, “Giornata della Memoria”, nel palazzo della Prefettura di Bologna. A ritirare la medaglia con inciso il nome di Giuseppe Tontodonati era presente la figlia Gabriella.

 

Tontodonati parlava pochissimo di quel triste periodo della sua via. A chi gli chiedeva dove avesse trovato la forza per andare avanti rispondeva senza esitazione che fu la fede a sorreggerlo ma ci volle anche tanta fortuna. Per lui parlavano però in modo molto eloquente le sue poesie, alcune, una quindicina, scritte proprio durante la prigionia e quindi aventi la grande forza di testimonianza diretta,altre scritte subito prima e subito dopo, altre ancora scritte intorno al 1986 pochi anni prima della sua scomparsa il 6 gennaio del 1989.Di seguito due poesie scritte da Tontodonati, che in quel periodo aveva 27 anni, scritte durante la prigionia. La prima descrive il momento dell’arrivo nel campo di concentramento lo Stammlager IV-B di Mühlberg/Elbe. La seconda parla delle drammatiche condizioni di vita e ma anche delle speranze del poeta durante la prigionia a Piesteritz.

 

 

 

 

 

 

 

Il Lager

 

Eran le sei del mattino. Entrammo.

Tutti avviliti, deboli assonnati,

fummo portati in campo e qui sostammo

per esser ciascun visitati.

 

Miserie umane… nel vedermi entrato

In quell’ammasso di baracche oscure,

cupo un dolore mi venne disperato

e ‘l cuor tremò presago di sventure.

 

E’ il Lager questo campo delle pene,

ombre vi vedi d’uomini già forti;

verrai fratello anche per noi le iene

e ci berranno il sangue come morti.

 

Al cuor pensoso allor valse un ricordo,

che chiuse in petto il debole respiro;

qui l’odio umano si rivela sordo

e il tragico destin riprende il giro;

 

qui gli uomini, Signore, han privo il tutto,

senza più nome, di destin non vario,

ricordano quel ben che fu distrutto

e come ‘l tuo rinnovano il calvario.

 

Giuseppe Tontodonati (ottobre 1943)

 

Vita triste

 

Oggi non ho mangiato niente neanche ‘l pane,

pure bisogna molto lavorare.

Trattato sempre come tratti un cane

Ritrovo la mia pace nel pregare

 

Signor, tu che conosci i miei tormenti,

le mie speranze prime, il mio dolore,

fa che al ritorno, dopo tanti stenti,

ritrovi la mia mamma e il dolce amore.

 

Giuseppe Tontodonati (Stammlager di Piesteritz: agosto 1944 – aprile 1945)

 

Fonti e bibliografia.

  • Esercito Italiano – Foglio Matricolare di Giuseppe Tontodonati
  • Fondazione Arolsen – Germania
  • Archivio di Stato di Berlino

Tutte le informazioni sono state recuperata dopo una ricerca durata quasi dodici anni

 

Raffaello Tontodonati

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