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Talk. Lercio, i fondatori: “Non chiamatele bufale, facciamo satira”

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Parlano gli autori del sito di satira.

Di  Marianna Venturini

Quando leggete una notizia non vera ma abbastanza paradossale e cinica da sembrarlo, è probabile che sia prodotta dal Lercio.

Con oltre 70 mila fan su Facebook e 15 mila su Twitter, Lercio è un sito satirico che è riuscito a diventare fenomeno virale. Le sue notizie sono parossistiche e assolutamente ironiche, eppure gli autori riescono a renderle talmente verosimili da lasciare qualche dubbio ai lettori più inesperti.

THE ONION ALL’ITALIANA. La risposta italiana allo storico giornale satirico americano The Onion ha un payoff molto esplicito: «Lo sporco che fa notizia».

Le sue notizie sono rilanciate sui social e molti hanno iniziato a usare il termine ‘lerciata’ per indicare articoli di giornali che potrebbero essere presi dal sito. È nata anche una pagina su Facebook chiamata «Ah, ma non è Lercio» che raccoglie gli esempi d’imitazione che si trovano sui seriosissimi quotidiani tradizionali quando sconfinano nel paradossale.

Il fenomeno Lercio ha coinvolto perfino l’autorevole Accademia della Crusca che ha risposto alle sollecitazioni grammaticali del sito, come l’abrogazione del congiuntivo o l’inesistenza del futuro.

LE NOTIZIE PRESE PER VERE. Addirittura un parroco di Pescara ha dedicato l’omelia di Natale alla notizia di un preside musulmano che teneva la scuola aperta il 25 dicembre. Peccato che la notizia provenisse dall’estro di un redattore di Lercio e non ci fosse nulla di vero.

«Gli uomini di Chiesa credono che l’ostia che mangiano sia il corpo di Cristo», hanno detto gli autori del sito di satira a Lettera43.it. «Non ci meravigliamo che credano anche a un nostro articolo».

Lercio

La ‘notizia’, pubblicata da Lercio, ripresa da un parroco di Pescara durante l’omelia di Natale.

DOMANDA. Innanzitutto chi siete?

RISPOSTA. Siamo tutti ex frequentatori della Palestra di Daniele Luttazzi (una rubrica in cui il lettore trasformava in satira i titoli dei giornali). Una volta che è stata chiusa abbiamo creato un blog per conto nostro che si chiama Acido Lattico.

Quando è nato Lercio?

Circa un anno e mezzo fa.

E di chi è stata l’idea?

A uno di noi, Michele Incollu, è venuta la brillante idea di crearlo. E abbiamo cominciato a sfornare pezzi.

Come si diventa redattori del Lercio?

Lo siamo diventati automaticamente perché eravamo già parte di Acido Lattico. Comunque chiunque può collaborare, siamo una trentina di persone.

Qual è l’età media dei collaboratori?

Dai 20 ai 50. E direi che vale anche per gli utenti che ci mandano i pezzi.

Come nasce una notizia del Lercio?

Dipende. Può nascere da un fatto di cronaca, da un fatto di vita vissuta. Oppure dalla fantasia contorta di una mente malata. Inutile dire che noi della redazione facciamo parte della terza categoria.

Come scegliete foto e titolo?

Titolo che incuriosisce e immagine attinente che risalta. Le stesse regole dei giornali normali.

Qual è il contributo dei vostri lettori per i pezzi?

Sono in molti a scriverci. Se il pezzo è valido viene corretto e pubblicato.

Quando siete diventati un fenomeno virale?

Quando i lettori hanno capito cosa siamo e hanno cominciato a divertirsi.

Qualcuno vi ha preso sul serio per quello che scrivete?

In parecchi. Ma gli articoli presi per reali sono una sparuta minoranza rispetto a tutti quelli che abbiamo fatto. Ecco perché ci inalberiamo molto quando ci indicano come sito di bufale: siamo innanzitutto un sito di satira, e chi ci segue lo sa benissimo.

E per chi capita nel sito per la prima volta?

All’interno di ogni articolo ci sono diverse battute che dovrebbero suggerire al lettore che quello che legge è solo una parodia. Prendere un nostro articolo per vero dopo averlo letto è un problema di analisi del testo. Chi pubblica bufale con l’intenzione di spacciarle per vere è un disonesto.

Un prete di Pescara a Natale ha dedicato l’omelia alla notizia di un preside musulmano che teneva la scuola aperta il 25 dicembre. Troppo serio lui o realisti voi?

Gli uomini di Chiesa credono che l’ostia che mangiano sia il corpo di Cristo. Non ci meravigliamo che credano anche a un nostro articolo.

Qual è il pezzo di Lercio che ha fatto più clic?

Quello sul ministro Kyenge che invita gli italiani a dare cani e gatti domestici in pasto agli immigrati. Ovviamente era falso: l’aveva detto il segretario della Lega, Matteo Salvini.

Quali sono i vostri riferimenti satirici?

Il sito The Onion in America è un impero. Poi ogni autore ha i suoi punti di riferimento, non necessariamente satirici. Ad esempio il critico d’arte Andrea Diprè.

“Lo sporco che fa notizia” c’è anche nei giornali tradizionali?

Sì. E nei telegiornali, nei reality show, nelle trasmissioni sportive. E nelle chiacchiere fra amici.

La vostra grafica è simile a Leggo. Vi ha creato problemi?

No, anche perché Leggo ha cambiato layout.

Lercio non ha un disclaimer per specificare che si tratta di sito satirico. Come mai?

Per lo stesso motivo per cui in un film comico nei titoli di testa non compare l’avviso “Questo è un film comico”.

Vi siete dati un limite da non superare o tutto è permesso?

La satira è un mezzo per esprimere le proprie opinioni, quindi al massimo il problema è se le opinioni sono lecite. O comunque è questo che diremmo in un’aula di tribunale semmai venissimo arrestati.

Insomma, come spieghereste Lercio a chi ha ancora dei dubbi?

Un nostro fan ci ha definiti «la cartina al tornasole inutilmente sognata da Darwin per distinguere gli Homo Sapiens dagli anelli di congiunzione». Meraviglioso, no?

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