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Rapporto sul clima, non possiamo dire di non essere stati avvisati

«Come una bomba atomica» La furia di Michael sulla Florida. Corriere

«Come una bomba atomica» La furia di Michael sulla Florida. Corriere

 

Edo Ronchi  Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Ansa

Il limite dei 2°C di aumento della temperatura globale rispetto al periodo preindustriale non sarebbe sufficiente a preservarci da una serie di effetti negativi rilevanti, generati dal cambiamento climatico. Per questo l’Accordo sul clima di Parigi ha indicato di fare ogni sforzo possibile per non superare l’aumento medio della temperatura di 1,5 °C e fissato l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C.

Oggi, grazie allo “Special Report” dell’IPCC – il Panel dell’Onu formato da scienziati di tutto il mondo indicati dai governi- conosciamo l’enorme impegno necessario per non sforare il tetto già molto pericoloso dell’aumento medio della temperatura globale di 1,5°C.

Visto che è già stato generato un aumento medio globale delle temperature di circa un grado, con conseguenze preoccupanti che stiamo verificando con l’aumento della intensità e della frequenza degli eventi atmosferici estremi che stanno già causando danni ingenti ,le analisi e le valutazioni del Report degli scienziati dell’IPCC documentano che, per non superare la soglia di 1,5 °C serve un taglio delle emissioni mondiali di CO2 dal 40 al 60% entro il 2030, per poi arrivare a emissioni nette nulle entro il 2050.

Per me questo è un percorso più impegnativo del previsto che mi pare prenda atto di un peggioramento più rapido e più grave della crisi climatica in corso. Certamente è ben più impegnativo di quello dei 2°C, che richiederebbe un taglio di circa il 20% delle emissioni mondiali al 2030 e il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2075.

Secondo l’IPCC l’obiettivo del contenimento al di sotto di 1,5°C sarebbe ancora raggiungibile solo con una serie di misure drastiche che, ad oggi, non sono nell’agenda dei governi e che dovrebbero comportare enormi investimenti, stimati in circa il 2,5% del PIL annuo per i prossimi 20 anni.

Le misure per mitigare la crisi climatica, benché drastiche e impegnative, sono tecnicamente fattibili ed economicamente gestibili, tenendo conto sia dei maggiori costi evitati o ridotti, sia dei vantaggi portati dallo sviluppo delle tecnologie a basse o nulle emissioni di carbonio, dai nuovi consistenti investimenti e dalla nuova occupazione generata.

Nonostante ciò, constatando che nel 2017 e nella prima parte del 2018, le emissioni di gas serra nel mondo sono tornate a crescere, con questo rapporto l’IPCC certifica che la finestra temporale per poter contenere l’aumento globale delle temperature entro 1,5°C è ormai di pochi anni e si sta ormai chiudendo più rapidamente del previsto.

Questo rapporto sulla crisi climatica ha avuto, questa volta, un buon rilievo sui media. Non possiamo quindi dire di non essere stati avvisati. Trascurare ciò che la scienza in modo univoco e autorevole, ci sta dicendo; sottovalutare la gravità della crisi climatica e, nonostante l’evidenza degli impatti già visibili, alimentare l’idea sbagliata di avere ancora molto tempo a disposizione, comporta gravi responsabilità.

Ciascuno di noi deve fare la sua parte ed essere ancora più deciso nel chiedere conto ai governi che non pongono la crisi climatica e le misure necessarie per affrontarla, fra le effettive priorità della loro agenda.

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