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Gli scarsi risultati dell’anticorruzione nei comuni

 

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Mirco Sirignano Blogger e Freelance. Fondatore di Civico97.

Quello che emerge dal report “L’anticorruzione nei comuni italiani”, pubblicato ieri da Civico97, Transparency International e Riparte il Futuro sullo stato delle politiche anticorruzione negli enti locali, è un quadro piuttosto negativo. Si rivela una Pubblica Amministrazione sostanzialmente incapace di cogliere quanto sia importante, per il Paese, prevenire la corruzione al proprio interno, o perlomeno creare i presupposti affinché i casi di malaffare possano emergere con più facilità.

La strana sensazione è che tutto quello che riguarda l’attuale sistema di prevenzione, basato sull’impianto della legge Severino del 2012, a partire dai cosiddetti “piani triennali” fino alle singole misure che ogni singolo ente è chiamato ad attuare, sia vissuto più come un mero adempimento amministrativo piuttosto che come una vera politica interna da praticare quotidianamente, in qualunque attività. Insomma, sembra che basti mettere le carte a posto per ANAC, e finisce lì.

Lo studio si riferisce ai dati e alle informazioni contenute nelle Relazioni Annuali dei RPC di 115 Comuni capoluoghi di Provincia. Si tratta di un modello preimpostato da ANAC che ogni Responsabile deve compilare e pubblicare sul sito istituzionale. Dall’analisi è emerso che l’86% dei comuni non ha rilevato, nel 2017, alcun “evento corruttivo”, nonostante le cronache in quel periodo, spesso e volentieri, ci raccontavano il contrario.

E purtroppo si registra anche un calo delle segnalazioni da parte dei dipendenti (il famoso whistleblowing), dalle 130 del 2016 alle 68 del 2017. Ma, in effetti, sono solo 39 le amministrazioni che hanno dichiarato di utilizzare un sistema informativo che garantisce un completo anonimato al segnalante. Viceversa, sono aumentate le segnalazioni da parte di soggetti esterni alla pubblica amministrazione, 42 nel 2017 rispetto alle 20 dell’anno precedente.

Un altro fondamentale strumento di prevenzione è la rotazione del personale, perché questa misura può evitare il consolidamento di posizioni di rendita. Ebbene, il 42% nel 2017 non hanno rotato nessuno all’interno della struttura amministrativa, si tratta di un dato peggiore rispetto a quello rilevato nel 2016.

Nonostante siano passati quasi sei anni dalla legge Severino – e quindi dall’introduzione di ANAC e di questo primordiale sistema di prevenzione della corruzione – siamo ancora lontani anni luce da quello scatto culturale che deve accompagnare qualsiasi tentativo di riformare profondamente un sistema infettato, specialmente in tema di pubblica amministrazione.

Ma non è tutto da buttare, qui bisogna essere cauti. Non siamo all’anno zero, come qualcuno dice. Non si può iniziare sempre daccapo. Negli ultimi anni tante cose sono state fatte benino, altre malino, mentre sono tantissime le altre cose ancora da fare.

Siamo un paese in comunità (di recupero). Per disintossicarsi dalla corruzione ci vorrà molto tempo, ci vorrà tenacia. Bisognerà saper correggere nel modo giusto la “terapia” se questa non produce gli effetti sperati. E qui i sintomi del malessere persistono ancora, purtroppo.

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