“La solidarietà arriva da tutta Italia: in 48 ore sono stati raccolti 60mila euro per aiutare i bambini”
By Massimiliano Mattiello
L’ultima delibera del comune di Lodi colpisce 300 famiglie extracomunitarie. Il paese, retto dalla giunta leghista, è intervenuto sulla regolamentazione che disciplina la mensa e lo scuolabus. 259 famiglie non possono accedere ai servizi se non viene presentato, tra i documenti, un foglio che attesti il mancato possesso di beni immobili o di disponibilità economiche da unire alla dichiarazione Isee. Il problema è che vista la difficoltà a reperire questi documenti in molti rinunciano, non riuscendo così a pagare le tasse scolastiche per i bambini. Per Valentina Tronconi, tra i fondatori del coordinamento Uguali Doveri di Lodi “è una scelta politica, un’apartheid scolastica”. Il coordinamento, nato proprio a sostegno delle famiglie escluse dalle agevolazioni comunali, ha lanciato una raccolta fondi per aiutare i bambini.
Quanto avete raccolto?
60mila euro in 48 ore, siamo molto soddisfatti e pensiamo possa crescere. Ma la solidarietà arrivata da tutta Italia ci ha motivato e inorgoglito.
È una scelta politica o una normativa per punire i “furbetti”?
È una battaglia ideologica e lo si vede anche dal decreto sicurezza. Inizialmente c’era una precisa scelta politica da parte del governo, il clamore mediatico poi ha fatto sì che Salvini abbozzasse una piccola retromarcia. Si appellano all’idea della “Legge uguale per tutti” ma non si rendono conto che è proprio la legge a dire che italiani e stranieri sono tutti uguali. La loro scelta ha creato un’apartheid a scuola.
I bambini come hanno reagito?
Male. I bambini sono sensibili, hanno chiesto perché non possono mangiare con i loro compagni. Si alimenta un clima di tensione, di razzismo. Così facendo i piccoli si sentono diversi e sembra che non facciamo nulla per farli sentire integrati. Sono imbarazzati, mangiano in sale separate. Gli italiani in mensa e loro in un aula diversa.
Salvini è intervenuto in difesa della sindaca Sara Casanova – “È una distinzione tra onesti e disonesti”. Lei che idea si è fatta?
Spetta ad altri verificare chi è onesto e chi è disonesto. Presentare i certificati è difficile anche per chi riesce a tornare ai propri paesi d’origine. Ci sono nazioni che non hanno un catasto centralizzato quindi riuscire a verificare quali e quanti siano i beni immobili su tutto il territorio diventa impossibile. È difficile anche per i funzionari comunali che stanno facendo i controlli. Perché le ambasciate non rispondono e dunque non è possibile avere dati certi.
Quali sono le linee guida?
Non le hanno ancora stabilite in maniera precisa: il grande problema è proprio questo. Quali sono le basi per decidere chi ha diritto e chi meno ad accedere ai servizi? La giunta è blindata, chiediamo risposte, di ritirare il regolamento. Durante l’ultimo consiglio comunale è stato votato un ordine del giorno per preparare le linee guida. Ad oggi non se ne sa nulla né, tanto meno, si sa quale potrà essere la base metodologica. Il problema è a monte, dovevano farlo prima di varare la nuova normativa.
In Veneto invece è stato precluso il buono libri ai bambini stranieri sprovvisti di certificato. Crede ci sia un filo comune?
C’è una volontà precisa di questo governo, quella di lavorare sul tema “Prima gli italiani”. Non si rendono conto che con la pura propaganda stanno creando un clima pericoloso. Questi provvedimenti mirano a raccogliere consensi. Sono discriminatori.
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