Correva l’estate 1969. Era un luglio caldo e afoso. Il Juobox lanciava nell’aria le note della famosa canzone del grande Lucio Battisti: “Acqua azzurra, acqua chiara”. Era tempo d’esami. Fatiche inumane trascorse nel chiuso della propria cameretta. Eppure quelle note della canzone avevano il potere di infondere serenità e allegria. Non importava tanto l’esito finale. Si viveva l’incoscienza della propria giovinezza inseguendo i miti di allora: I Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan, Joan Baez, Francesco Guccini, Gianni Morandi, I Nomadi, l’Equipe 84, Fabrizio De André, e chi più ne ha più ne metta.
Ma un altro avvenimento catturava l’attenzione di tutti: la telecronaca dell’impresa spaziale americana che portava per la prima volta l’uomo sulla superficie lunare. Era il 21 Luglio del 1969. I due astronauti americani: Neil Armstrong ed Edwin Aldrin sbarcavano sul suolo lunare, mentre Michael Collins volteggiava nello spazio all’interno della navicella spaziale nell’attesa del loro rientro. L’avvenimento teletrasmesso in diretta fu seguito da milioni di spettatori di tutto il mondo e contribuì non poco a rialzare il prestigio americano nel campo della conquista dello spazio dove erano stati i russi per primi a mandare il loro astronauta Yuri Gagarin. Era il 12 Aprile del 1961. Da quella data in poi, gli Stati Uniti d’America aumentarono i loro sforzi per vincere la gara lanciata dall’Unione Sovietica.
La conquista della Luna per opera degli USA tra il 20 e il 21 Luglio del 1969 fu la naturale conclusione di un programma iniziato nel maggio del 1961 quando l’allora presidente degli Stati Uniti, John Kennedy annunciò la decisione del paese di investire ogni sforzo in quest’impresa. “Io credo”, disse Kennedy nel suo messaggio al Congresso, “che la nostra nazione potrà raggiungere quest’obiettivo e che prima della fine di questo decennio un uomo andrà sulla Luna e ritornerà sano e salvo sulla Terra”. Queste parole ebbero il potere di galvanizzare quanti già lavoravano nella NASA, L’Ente Spaziale Americano, che aveva iniziato il proprio programma spaziale con due programmi: “Mercury e “Gemini”.
Iniziato nel 1958, il progetto “Mercuri” era finalizzato alla costruzione di un veicolo capace di portare un uomo sulla superficie del nostro satellite. Il secondo gradino, rappresentato dal programma “Gemini”, permise la realizzazione di un veicolo molto più avanzato capace di trasportare due uomini. Pesante più del doppio della navicella “Mercuri”, il veicolo “Gemini” (3.791 Kg) consisteva in due moduli, proprio come avverrà nella missione “Apollo”. Durante le dieci missioni “Gemini” inviate nello spazio tra il marzo del 1965 e il novembre del 1966, gli astronauti impararono a compiere attività extra veicolari, a eseguire manovre di “rendez- vous” (agganci) in orbita e a fare esperimenti scientifici sia pur limitati. La vera prova che l’uomo poteva sopportare l’assenza di gravità senza effetti negativi per un periodo sufficiente a compiere il viaggio Terra- Luna e viceversa venne, infatti, dalla missione “Gemini 7”, che si protrasse per quattordici giorni (dal 4 al 18 Dicembre del 1965).
Con i dieci lanci del programma “Apollo”, la Luna si avvicinava sensibilmente. Tanti gli uomini entrati nella leggenda: Alan Shepard, Walter Schirra, Gus Grissom, Duke Slayton, John Gleam, Scott Carpenter e Gordon Cooper. Aldrin e Armstrong sono stati i primi a violare il suolo lunare. L’uomo con il suo coraggio e assistito da una tecnologia, a dir poco perfetta, aveva vinto la natura e aperto altri orizzonti alla scienza.
Sembrò troppo banale la domanda: “Perché la Luna”. Ma perché la Luna è là, così come l’Everest o il Polo Nord, il Polo Sud o gli abissi delle Marianne. E la Luna così affascinante, così lontana diventava con l’impresa dell’Apollo 11 anche così vicina. La Luna dei poeti, quel lontano mondo inesplorato che tanto faceva sognare il Leopardi era stato violato. Ricordo il pianto di Giuseppe Ungaretti nel corso della diretta televisiva quando venivano immortalate le immagini del primo uomo che calcava la superficie lunare. Non poteva credere che la Luna tanto vagheggiata si presentava ai suoi occhi così arida e disadorna. Ma che importava! Anche sulla Luna, l’uomo Armstrong e l’uomo Aldrin si dimostrarono superiori alla macchina che pure li aveva guidati sin lassù, nel mare della Tranquillità, ribattezzato così per indicare che proprio lì erano scesi degli uomini in segno di pace.
La commozione dei due fu grande: “Bellissimo, bellissimo”, diceva Aldrin mentre scendeva l’ultimo piolo della scaletta del modulo per l’esplorazione della superficie lunare. “Non è fantastico?”, rispondeva Armstrong , “non è divertente?”. L’uomo tecnologico, lo scienziato aveva fatto posto all’uomo e basta, l’uomo che si commuoveva per lo spettacolo che la superficie lunare offriva al suo sguardo. Aldrin saltava a piedi uniti come i canguri. Armstrong, ritto accanto alla bandiera americana pronunciava lo storico discorso: “E’ per noi un grande onore e un grande privilegio essere qui in rappresentanza non solo degli Stati Uniti ma di tutti coloro che in ogni paese amano la pace”.
Memorabile di quella lontana notte del 21 Luglio 1969 fu la diretta televisiva. Era la prima volta che la Rai si sobbarcava l’organizzazione di un evento davvero straordinario; più di trenta furono le ore di trasmissione, tutta in diretta. Oltre ad Andrea Barbato, Ruggero Orlando, Piero Forcella, Paolo Frajese, Enrico Medi a Roma, in studio c’era Tito Stagno, per tutti, l’uomo della Luna. Proprio Tito Stagno fu ospite a Civitanova Alta, il 21 Agosto del 2009 alle ore 21.30, nell’ambito della Biennale di Arte, Pensiero e Società “Tutto in Gioco” e ricordò l’evento. Fu intervistato anche, da Gianni Minoli nel corso del programma “La Storia siamo noi”, andato in onda verso la mezzanotte di Mercoledì 15 Luglio dello stesso anno (2009).
Raimondo Giustozzi
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