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Cultura. “La città sognata” di Cristina Messora, omaggio a Italo Calvino

1-image2di Andrea Carnevali

Si ispira al Marcovaldo di italo Calvino  la mostra allestita al Museo del giocattolo di Ancona di Cristina Messora dal titolo “La città sognata”,dal 19 maggio a 15 giugno 2018.

La pittrice, legata alla didattica nella scuola, – perché svolge il lavoro di docente  – sembra cancellare la condizione della città metropolitana di Ancona – Falconara Marittima che si materializza soprattutto nel lavoro: il porto è il fulcro delle attività economico-commerciale del capoluogo dorico, mentre la raffineria è  la fonte principale di occupazione nel litorale marittimo a nord del capoluogo.

1-image3L’artista si è occupata di bambini, anche, in altre due mostre: “Narratio in charta” a Macerata e “Senigallia per Benoffi e Messora – Divergenze di stile” nella città roveresca. Nelle sue esposizioni  si scoprono i bambini giocare all’aria aperta.

Nei dipinti delle passate esposizioni, si vedono i bambini giocare nella campagna vicina  alle case   oppure giovani che parlano: e in  un quadro del ciclo “Narratio in charta” ricorda, anche, la passione di suo padre per la motocicletta e la velocità.

Appesa alle pareti dello “SpazioArte” di Senigallia (An) della Fondazione A.R.C.A.,  a volte quasi dimenticati per le modeste dimensioni della galleria, i suoi dipinti sulla campagna marchigiana mettono a fuoco l’esperienza figurativa dell’arte contemporanea marchigiana perché la pittura si concentra sulla composizione.

Così ha fatto anche nella mostra “Le distanze tra i filari” presso la Cantina Garofoli di Castelfidardo (An): i suoi quadri esposti erano ispirati alla terra brulla, ai filari, ai piccoli centri visti in lontananza e all’immagine leopardiana della luna che non si stanca mai di guardare la terra (il riferimento qui è a Le operette morali di Giacomo Leopardi).

Nelle opere di Cristina Messora lo spazio  del quadro deve dialogare costantemente con la realtà circostante, ossia la città o la campagna.

Il paesaggio è ordinato dai segni che sono tracciati dai gessetti neri e dai tagli sulla superficie della carta. Lo spazio si colloca attraverso una progressione di piani che sono realizzati nella superficie simmetrica e armonica della composizione.

I materiali, da cui nascono le opere, sono i più diversi,  carta, legno e acrilici  oppure tutta la gamma dei colori naturali che sono serviti a dipingere il legno (casse panche, armadi, tavoli ecc.).

Fra tutti spicca l’uso costante della carta che testimonia quasi il punto di partenza di ogni ricerca dell’artista modenese che è grafica prima di tutto. Il disegno, i tagli, le piegature sono prima realizzate utilizzando questo docile mezzo rigorosamente bidimensionale. Un adeguato approfondimento, però, sulla poetica di Cristina Messora si può raggiungere visitando il suo atelier. Infatti, accanto ai barattoli di colore, alla tavolozza, la carta, gli arnesi per tagliare e incorniciare, mozziconi di matite, gessetti colorati,  si possono vedere, anche, dei fogli che sono lo strumento per fermare le sue idee prima  di incominciare a lavorare. La tecnica pittorica da lei utilizzata  non è riflessiva, ella opera di getto: cerca di  tradurre in pittura subito le sensazioni che vive e le immagini impresse nella sua testa.

Cristina Messora è tuttavia, un’artista precisa perché incide la carta e attraversa la superficie del quadro con una certa disciplina. La sua creatività è dominata dal senso dell’equilibrio che si respira in molti quadri, nonostante si possa intravvedere una certa autoironia nella composizione.  L’oggetto da rappresentare – sulla carta dipinta con colori accesi – è illuminato da una luce bianca che rende la scena del racconto molto omogenea.

L’uso del colore rimanda, tuttavia, a una simbologia precisa: l’acqua, il vento, l’aria e la terra che sono racchiusi all’interno delle forme naturali come la luna, la conchiglia ecc..

Eppure la pittrice vorrebbe chiamare in causa la psicologia per stabilire un confronto tra due sistemi interpretativi del presente, appunto la psicologia e la pittura. Ritengo che ella non creda nella spontaneità davvero del gesto, ma pensi ad azioni automatiche, quindi nella razionalità delle  scelte di forme e colori che devono  costruire la composizione.

 

Ricerche  per un’esposizione al Museo del giocattolo

La mostra elettrizza l’artista che vede interagire le sue opere con un ambiente designato a contenere oggetti antichi appartenuti ai bambini. I dipinti esposti possono essere valorizzati  e possono avere un ruolo preciso all’interno del museo.

La nuova collezione, ispirata ai racconti contenuti nel “Marcovaldo” di Italo Calvino, è stata ben progettata dall’artista modenese e le opere restituiranno il volto ludico e ammiccante dell’arte.

Il rischio di una mostra come quella “La città sognata” è di apparire fredda. Ma non è così!

A questo punto è necessario dire quello che non è stato raccontato fino a questo momento. Le opere di Cristina possono essere lette se si ha fantasia, altrimenti tutto diventa più difficile, e talvolta, incomprensibile. I quadri allineati alle pareti potranno affascinare, non  solo come oggetti d’arte, ma anche come espressione dell’immaginazione. E poi la disposizione dello spazio del museo che segue un percorso rettilineo è ingigantito dalle linee rette tracciate sulla superficie del quadro con i gessetti neri. La cornice rigorosamente geometrica; inoltre, si allinea con la forma quadrata dell’ambiente espositivo e della corte esterna del palazzo .

 

 

Andrea Carnevali

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