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Dialoghi in corso. Le “Fake news” non esistono: le “Fake news” sono una fake news.

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Fonte. Internet

Francesco Lo Sardo – Giornalista, Media & Public Affairs di Around Culture

Le “Fake news” non esistono: le “Fake news” sono un’invenzione politico-giornalistica. Nella cronaca quotidiana vengono improvvidamente confuse, accomunate e definite “Fake news”, due categorie di contenuti che sono e devono restare ben distinte. In tempo di guerra, quando ruggiscono i cannoni e il diritto vale zero, esistono eccome le false informazioni, che sono esse stesse armi: poste al servizio della propaganda bellica, della tattica e della strategia militare.

Fuori da questo scenario in cui saltano tutte le regole civili, esistono A) opinioni diverse su materie oggettivamente opinabili, non verificabili o non verificate. Esempio: C’è vita oltre la Terra? Esiste Dio? Sono fondate le varie teorie del complotto e della cospirazione? Ma anche: sono applicabili con successo taumaturgiche ricette socioeconomiche quali Flat Tax, Reddito di Cittadinanza, stop alle spese militari? Si tratta di opinioni senza possibilità di riscontro, sulla cui legittimità di cittadinanza e di espressione vigila l’art.21 della Costituzione: che tutela la libera manifestazione del pensiero.

Esistono poi B) fattispecie di reati previsti dal Codice Penale, forse non sempre adeguatamente perseguiti o sanzionati. Esempio: procurato allarme, pedopornografia, ingiuria, diffamazione, calunnia, offesa a una confessione religiosa, istigazione all’odio, minaccia, violazione segreto investigativo (ex segreto istruttorio), etc. che la nostra giurisprudenza già consente di punire, in casi gravi persino se espressi in ambito satirico.

Il procurato allarme, esempio nell’esempio, è però un reato poco perseguito rispetto alla sua crescente diffusione. Perché un conto è affermare che la pizza bruciacchiata fa male, altro è deformare l’informazione e diffondere il messaggio secondo cui la pizza è cancerogena. Ma anche il reato di istigazione a delinquere offrirebbe straordinarie opportunità d’intervento. Si può liberamente affermare che i vaccini, come anche ogni medicinale, possono avere controindicazioni su Tizio o Caio, ma non si possono svolgere impunemente campagne contro la salute pubblica. L’autodeterminazione ai trattamenti sanitari è un conto, altro conto è il reato di istigazione a delinquere, con riferimento all’art.438 che punisce chi causa epidemie.

È evidente che la circolazione dei contenuti di cui al punto A) al bar, in autobus, allo stadio, sui social media, nei programmi radio e tv, nella propaganda politica etc. non può essere vietata né sanzionata. Ciascuno ha il diritto di essere sciocco o di essere un furbo che tratta i propri interlocutori o ascoltatori da sciocchi. Viceversa, come poter rimuovere rapidamente i contenuti di cui al punto B) dai fulminanti social media, su istanza di parte, pena l’applicazione di adeguate sanzioni, è il vero e complesso oggetto della riflessione da parte del legislatore, non soltanto italiano. Il dibattito sul merito delle soluzioni individuate o individuabili è sacrosanto e utile alla messa a punto di norme chiare ed efficaci.

Esiste poi una Terra di Nessuno: una “Twilight Zone” ai confini della realtà dove si può sostenere, per esempio, che in Italia la disoccupazione cresce o diminuisce. Un’affermazione intenzionalmente generica e non sufficientemente analitica oppure un’affermazione troppo analitica che non tenga conto del contesto generale in cui il dato va collocato, può essere alternativamente posta a sostegno di una tesi o del suo esatto opposto. In questo caso sta all’ars oratoria del politico, dell’economista, dello scienziato ecc. convincere la maggioranza dell’auditorio della fondatezza, della centralità e del carattere determinante della propria tesi.

La gran confusione e la nuvola di polvere sollevata in questi giorni attorno al tema “fake news” non può essere imputata al segretario del Pd: se non limitatamente al fatto che Renzi ha annunciato una campagna politica del suo partito contro “le schifezze in rete” aggiungendo che la finalità sarà tutelare “le persone che cadono nei tranelli del

le fake news”. Con la citazione di quel neologismo semplificatorio, propagandistico, “smart e sharp”, che l’ex premier e tutti noi faremmo meglio a evitare.

Se vogliamo meglio contrastare “le schifezze in rete”, chiamiamo le cose con il loro nome: un’ingiuria è un’ingiuria, un procurato allarme è un procurato allarme, quale che sia la veste che quel reato indossa e la forma che assume. Non è una “Fake news”. Le “Fake news” non esistono: le “Fake news” sono una fake news.

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