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Violenza. Che cosa non abbiamo fatto per Noemi? Si chiama «prevenzione primaria» e comincia nelle nostre case

Tratto da internet

Tratto da internet

di Barbara Stefanelli – Corriere

C’è un ragazzo di 17 anni che — se tutto verrà confermato — lapida una ragazza di 16, poi va e nasconde il corpo nelle campagne, qualche decina di chilometri più a sud, dove il Salento si chiude a punta nel Mediterraneo. Lo chiamano «il fidanzatino». Lo chiamano in quel modo che pare affettuoso, ma tanti sanno — sapevano — che è un giovane uomo violento. Noemi ha postato su Facebook e Instagram frasi sull’amore che non è amore «se ti fa male» e sull’uomo che «non è più un uomo dall’istante in cui alza le mani». La madre di Noemi è pure andata a denunciare tutto. Due procedimenti avviati: uno penale, uno civile. Nessun provvedimento cautelare.

Ancora una volta, qualcuno dirà che è la cronaca di una morte annunciata. Che non era complicato leggere tra le righe, o direttamente nelle righe, la minaccia diventata poi lapidazione. In questa storia resteranno due video che hanno incastrato l’assassino e tutt’intorno lo sguardo insufficiente di chi, prima, non avrebbe mai immaginato una fine così nera. O forse sì, qualcuno tra gli amici avrà anche temuto il peggio: e tuttavia non si è mosso, non è bastato.

Resteranno una madre che ha cercato di alzare lo scudo dell’autorità a protezione di sua figlia e un padre che ha aiutato il figlio a cancellare le tracce. E restiamo noi che, in un rito spaventoso, ci domandiamo — davanti ai nostri ragazzi che diventano adulti — che fare. Noi possiamo metterci di traverso: si chiama «prevenzione primaria» e comincia dai bambini per arrivare agli adolescenti, parte nelle case ed entra nelle scuole.

Non stanchiamoci di ripetere — e di dimostrare — che l’amore non ha proprietari. Insegniamo alle femmine a non scambiare il controllo per attenzione o dedizione, a non farsi lusingare dalle ossessioni, a non cedere mai alla richiesta di una prova d’amore e d’eroismo. E trasmettiamo ai maschi la bellezza e la radicalità della forza che riconosce la libertà, le fragilità, anche il fallimento. L’amore non è una pietra, né un coltello, l’amore non è un colpo di pistola.

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