Evento “coraggioso” organizzato da Mattia Buonaventura De Minicis a Porto Recanati presso uno dei locali più interessanti della movida portorecanatese.
“Uno dei pochi vantaggi di fare il cantautore è che puoi scegliere atmosfere musicali molto differenti tra loro a seconda della storia che racconti. Questa possibilità crea sonorità che valicano i confini geografici e le frontiere del mondo, così puoi trovarti a bere una rakia bulgara ascoltando musica west mex insieme a un marinaio di Manila”. Federico Sirianni
Lunedì 24 Luglio presso il locale da “Giorgio” si esibirà il cantautore genovese Federico Sirianni che ha già alle spalle un lungo percorso ricco di collaborazioni e contaminazioni musicali differenti e nuove di volta in volta. Sirianni ha vinto il premio Tenco che nel ’93 che lo premiò come miglior cantautore emergente dandogli la patente d’oro del mestiere. Quindi il premio Bindi, il premio Lunezia alla carriera ed il premio della Critica (il più ambito) a Musicultura con il bellissimo brano alle 7 della sera. Per l’occasione sarà accompagnato da due musicisti locali: Alberto Chestnut Castagna al violino e Mattia Buonaventura de Minicis alle percussioni. Alberto è un violinista eclettico e polistrumentista che ha mille progetti in divenire, violino dal suono vellutato e denso che bada alla creazione di ambientazioni sonore. Mattia è un musicista che collabora con diversi cantautori ed è anche organizzatore di concerti ed incontri musicali.
Inizio ore 21.45 “Viva la complicità che unisce le persone” . Occasione da non perdere.
Da faremusic.it
“Benedetta sia la gentilezza, benedetto lo stupore, benedetta sia la verità se la verità è dolore, benedetto sia l’incanto, benedetta l’espiazione, benedetta la complicità che unisce le persone”.
E’ con questa benedizione laica che Federico Sirianni, cantautore che nasce a Genova nel 1968 ma sceglie Torino come città in cui vivere, ci parla de Il Santo, il nuovo lavoro discografico uscito il 1 novembre 2016.
Il Santo racconta frammenti di contemporaneità con gli occhi e l’anima di un essere umano che ad un certo punto dell’esistenza si rende conto di avere più passato che futuro. Ed ecco la sensazione di un tempo che corre sempre più veloce riportando a galla, un po’ sfocati e un po’ deformati, ricordi ed immagini. Ma non si tratta solo di un viaggio nel passato. Anche il presente emerge prepotente.
“Il disco – spiega Sirianni – è una sorta di caos organizzato. Non c’è un inizio né una fine, non c’è un punto di partenza nè di arrivo, c’è un senso religioso totalmente laico che pervade ogni frase di ogni canzone e che conduce dolcemente per mano non si sa esattamente dove.
Sono brani da ascoltare abbracciati davanti al fuoco di un camino, se si ha un camino. Se no, anche solo abbracciati. Ogni canzone è profondamente diversa dall’altra, affidata a musicisti altrettanto diversi tra loro. Non c’è un fil rouge musicale che lega i brani, quello che li tiene insieme è la narrazione: sono racconti in musica che parlano di figli e di padri, di amori annegati, di illuminazioni e precipizi, di santi perdenti e angeli consenzienti”.
Tra i musicisti che hanno collaborato al disco: Paolo Bonfanti, GnuQuartet, Cecilia, Michele Di Toro, Giorgio Mirto, Marco Piccirillo, Giua oltre alla partecipazione di Arturo Brachetti nel brano ironico “Mia mamma sta su Facebook”.
La produzione de Il Santo è di Fabrizio Chiapello (Transeuropa Recording, Torino) per Moov.
Le illustrazioni del booklet sono di Riccardo Cecchetti, collaboratore di Frigidaire e altre riviste illustrate.
Ho chiesto infine a Federico Sirianni chi sia, per lui, Il Santo e mi ha risposto così:
“Un santo è una persona che ha raggiunto una remota possibilità umana. E’ impossibile dire che cosa sia quella possibilità. Credo che abbia qualcosa a che fare con l’energia dell’amore. Il contatto con tale energia provoca l’esercizio di una specie di equilibrio nel caos dell’esistenza. Un santo non dissolve il caos: se lo facesse il mondo sarebbe cambiato molto tempo fa. Credo che un santo non dissolva il caos neppure per sé, perché c’è qualcosa di arrogante e guerresco nell’idea di un uomo che mette ordine nell’universo. E’ una specie di equilibrio a dargli gloria. Lui attraversa le cose come uno sci sfuggito. Il suo tragitto è una carezza alla collina. Il solco che lascia è un disegno nella neve in un momento del suo particolare compromesso con il vento e la roccia. Qualcosa in lui ama così tanto il mondo da indurlo a darsi alle leggi della gravità e del caso. Lungi dal volare con gli angeli, registra le condizioni di tutto il maledetto paesaggio con la fedeltà dell’ago di un sismografo”.
Leonard Cohen, Beautiful Losers, 1966
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