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L’Huffington Post
“Quei treni, tutto quello che hanno rappresentato negli ultimi cinquant’anni, per noi sono uno dei motivi per cui abbiamo pensato di poter partire. Di credere nei nostri sogni. E uno dei motivi per cui partivamo era perchè sapevamo di essere in grado di tornare”. E’ un lungo sfogo quello che l’attore Nicola Nocella condivide sul suo blog. Lui è originario di Corato, “coratino purosangue”, si definisce sul suo sito che non ha “molta voglia di scrivere”.
Oggi, molti di voi, hanno scoperto dov’è Corato, che è vicina ad Andria, e che tra Corato e Andria noi abbiamo viaggiato per cinquant’anni su un binario unico. Già. E pare che sia l’unica cosa che gli esperti in giro per l’Italia sono in grado di sottolineare. Ho sentito una valanga di cazzate. E non c’è un termine diverso da poter usare, solo cazzate. Da parte di “opinionisti” che, chissà, un treno della Bari nord non l’hanno preso mai. Ma si, mi prendo la responsabilità di dirlo: gente che non aveva idea di che cosa fosse la Bari nord, anzi, la ferrotramviaria, fino alle undici e mezza di oggi. Io si. Io e tanti tanti tanti tanti altri si.
“Tutti noi, su quei treni, abbiamo litigato. Abbiamo pianto. Non avete nemmeno idea di quanti ne ho visti piangere”, scrive Nocella raccontando il suo “giorno più lungo”, quello dello scontro tra due treni nel tratto Corato-Andria. “Quando mi ha lasciato la mia donna, tanti anni fa, sono andato e tornato da Ruvo e mi sono semplicemente messo a piangere. E quanti ne ho visti piangere. Tutti noi abbiamo riso. Tutti noi abbiamo “deciso”. E tutti noi abbiamo vissuto”. “E quante volte ero lì, su quella banchina, ad aspettare che arrivasse lei, i suoi occhi azzurri, i suoi capelli biondi, e il suo sguardo che mi cercava”, continua l’attore.
E adesso, al buio, mentre ancora si scava, mentre i politici sono già arrivati e andati, la gente comune arriva nel luogo del disastro per portare acqua, cibo e abbracci a chi è lì da stamattina. E’ una tragedia immane, l’hanno detto tutti. Ma le parole, quelle cose che sono così importanti, a volte vanno usate a ragione: una, tragedia, immane. Presto torneranno a fare rumore solo i nostri ulivi, il nostro orgoglio più grande, che sono lì da centinaia di anni e ci resteranno ancora, mentre continuano a crescere e rinascere ogni volta, ogni giorno, per tornare a vivere. Come hanno insegnato a farlo a noi.
Che tornino a frinire le cicale.
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