di Marco Mororni
L’assemblea annuale dell’Assindustria che si è svolta a fine giugno a Macerata con la partecipazione del nuovo presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, è stata l’occasione per fare il punto sulle prospettive di un settore cruciale per l’economia maceratese. I dati presentati dal presidente provinciale di Assindustria, Gianluca Pesarini, meritano profonda riflessione: sappiamo bene che negli ultimi nove anni la provincia di Macerata ha perso moltissime imprese, ampie quote di export e un gran numero di occupati, ma indubbiamente ha fatto impressione sentir dire che dal 2007 la crisi ha bruciato l’11 per cento del valore aggiunto prodotto dalla provincia: in particolare ha bruciato il 14 per cento del valore della produzione industriale e il 32 per cento di quello prodotto dal settore delle costruzioni.
L’Assindustria ritiene che nuove prospettive possano aprirsi se si riuscirà a rompere l’isolamento della provincia provocato dalla carenza di infrastrutture viarie e se verranno superati gli ostacoli all’internazionalizzazione determinati dalla mancanza delle infrastrutture telematiche. Senza dubbio è grave che ci siano ancora vaste aree del Maceratese non coperte dalla banda larga, ma non sono soltanto questi i problemi che spiegano la scarsa capacità di attrazione degli investimenti. Certo anche la provincia di Macerata paga per la mancanza di una seria e lungimirante politica industriale nel nostro Paese. E certo paga per il tracollo di Banca Marche (a questo proposito, dove erano gli imprenditori quando si consumava quel tracollo?), ma oggi, come è noto, i territori che attirano investimenti sono quelli che puntano sull’innovazione.
Per un serio rilancio del settore manifatturiero e dell’intera economia maceratese oggi servono nuovi imprenditori, capaci di competere nel mercato globale perché resi forti dalla loro capacità di innovazione e dalla qualità del capitale umano impiegato in azienda. In provincia di Macerata, se si escludono i pochissimi casi di vera eccellenza, sono ancora poche le imprese che si muovono in questa direzione: ecco perché i nostri giovani laureati, competenti e innovativi, vanno a lavorare all’estero. E soprattutto è necessario prendere atto che fra le imprese, ma anche fra tutti i mondi vitali del territorio provinciale, manca ancora una logica di sistema. Occorre capire che è fondamentale dar vita a un rapporto sempre più stretto fra imprese, istituzioni, scuole, università, terzo settore e altri soggetti della società civile. Non c’è ripresa di un settore economico, anche di quello industriale, se non si coinvolgono tutte le forze vitali e dinamiche del territorio.
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