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Porto Recanati. PROGETTO ERASMUS + “MOTIVATED TO LEARN” Un’esperienza di crescita e una sfida possibile

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Di Ludovica Cesari

Mentre gli episodi terroristici nel cuore dell’Europa assumono il mandato di sintetizzare un grande malessere facendosi sintomo rappresentativo di conflitti tra storie di popoli e azione di una spinta degenerativa, in una sala conferenze di un hotel di Bucharest si materializza l’opportunità di concedere tempo e spazio alla riflessione e alla sperimentazione della complessità dell’uomo e delle sue potenzialità.  L’uomo in quanto essere sociale è inserito per sua natura in un sistema dove l’Altro e la sua storia generazionale ne rappresentano il contesto e ne influenzano la crescita e l’evoluzione.

Può un gruppo di persone essere responsabilizzato a farsi carico di stimolare nei giovani quell’energia generativa fatta di consapevolezza e motivazione al cambiamento motore dell’evoluzione?

È quello che è successo durante il Training Course “Motivated to Learn” (Bucharest 24/03/16-3/04/16) organizzato da 5 associazioni operanti in Romania, Lituania, Italia, Turchia e Bulgaria e finanziato dal programma Erasmus+.

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Capofila degli enti partner l’organizzazione no profit romena “ASK Yourself” che si fa promotrice di un’iniziativa progettuale che ha l’obiettivo di sviluppare le competenze delle persone che lavorano con i giovani in modo che possano motivarli nel loro processo educativo.

Stimolare una nuova generazione di giovani a farsi carico della responsabilità del proprio apprendimento e della propria crescita apre ad uno scenario ben più ampio in cui si rilancia la qualità dell’informazione e della formazione ma anche, a lungo termine, la qualità dei legami tra gruppi, storie, popoli, generazioni, nell’ottica di eleggere le competenze sociali, affettive e di pensiero (le cosiddette life skills) a fattori protettivi dell’energia creativa e promotrice di cambiamento e benessere.

Le idee dei giovani e le loro scelte sono infatti alla base del futuro del mondo. Come portare alla luce il prezioso potenziale dei giovani?

Saper individuare i bisogni e soddisfarli, creare opportunità di esplorazione del mondo, comunicare efficacemente e favorire l’uguaglianza, ma anche valorizzare il supporto di gruppo e lo scambio di esperienze al fine di incoraggiare la conoscenza di sé e la percezione di autoefficacia vuol dire, a mio avviso, aver puntato in alto.

In questo senso i progetti E+ intendono farsi promotori degli investimenti europei, focalizzando l’attenzione sugli strumenti che la persona, i gruppi e le comunità potenzialmente hanno per soddisfare i loro bisogni e sulle opportunità di essere cittadini attivi, creativi, curiosi e capaci di condividere le loro idee.

art3Rendere l’esperienza dell’apprendimento soprattutto un’occasione di crescita personale e di riflessione, un momento per sperimentarsi individualmente e in

gruppo e per imparare a condividere sembra difficile se abbiamo in mente ad esempio una tipica giornata di scuola: lezioni in aula, banchi rivolti verso la lavagna, insegnanti che si limitano a spiegare e “riempire” le menti, frustrati, costretti a giudicare le prestazioni attraverso  verifiche ed esami, studenti distratti, che non sanno perché sono lì, magari spettatori di atti di bullismo!

Fare degli studenti adulti consapevoli,  sani e felici è ciò che ogni insegnante desidera e si impegna con forza e dedizione a fare. Ma insegnanti e alunni hanno la possibilità oppure conoscono strumenti efficaci per far sì che tutto questo avvenga con più facilità e in modo più divertente? Quanto è importante avere consapevolezza del proprio ruolo e delle proprie scelte? In che misura avere esperienze educative più appaganti e che tengano in considerazione i punti di forza degli altri e dei diversi contesti sociali influisce sull’apprendimento stesso?  Come valorizzare la diversità e le iniziative personali? Come accogliere la curiosità?

Questo ed altri interrogativi sono alla base del progetto “Motivated to Learn” che si è realizzato nell’opportunità data alle persone che lavorano con i giovani  di riflettere ancora una volta e concretamente sull’importanza delle competenze comunicative, del lavoro in team, della scoperta di sé stessi, della stimolazione del proprio potenziale, della propria creatività e curiosità sfidando i limiti che ci si pone arbitrariamente e mettendo in discussione le nostre resistenze al cambiamento. Per fare questo, due preparatissimi trainer e loro collaboratori, hanno fatto sì che si approfondissero e che si applicassero sul gruppo dei partecipanti, in maniera esperienziale, le metodologie non-formali di insegnamento delle competenze trasversali richieste per diventare protagonisti attivi dei processi educativi.

In quanto psicologa svolgo attività di consulenza e sostegno a persone e famiglie e presto servizio volontario presso associazioni che si occupano di svantaggio sociale ed emarginazione. Sono stata chiamata dall’associazione partner “Come Pensiamo” di Bologna a partecipare come rappresentante italiana al progetto. Ho trovato il corso assolutamente utile, spendibile e al di sopra delle mie aspettative.

Seppur preparata a riconoscere l’importanza dei temi trattati e ad applicarli nei miei laboratori, speravo di ricevere ulteriori spunti pratici e immediatamente applicabili in un’ottica di progettualità integrata nel mio lavoro con i giovani e le famiglie. Dal punto di vita professionale, infatti, ho trovato interessante la sperimentazione di queste metodologie e la riflessione condivisa sulle necessità di colmare le lacune in termini di legami sociali reali (versus virtuali) fatti di ricchezza di espressività, relazioni, vicinanza emotiva, condivisione universale di emozioni e bisogni.

Le competenze di vita ovvero le life skills (raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) sono le abilità trasversali che ci consentono di comunicare efficacemente, gestire le nostre emozioni e gli eventi stressanti, risolvere i problemi, prendere decisioni e molto altro ancora.

Interroghiamoci sul prezzo da pagare se non si investe nella loro promozione!

Non dobbiamo mai fare l’errore di sottovalutare queste competenze solo perché “invisibili” in quanto il loro sviluppo e incremento può fare la differenza in termini di sana evoluzione delle comunità facilitando quei processi generativi che proteggono, valorizzano e stimolano il gruppo, i contributi di ognuno, le differenze e gli atteggiamenti pro-sociali, che a lungo temine non significa altro che scongiurare conflitti tra generazioni e guerre tra stirpi.

Una società che si preoccupa e investe nella formazione dei giovani, e, aggiungo, che è attenta al benessere delle loro famiglie, è una società che si fa carico delle sue stesse responsabilità di essere contesto ovvero contenitore dei diversi sistemi (individuo,

gruppi, famiglie, comunità, popoli, società, nazioni) che, in maniera complessa, ne costituiscono la struttura e ne sono fabbrica di buone potenzialità di sviluppo, quindi di risorse e di fonti benefiche di evoluzione. Prevenire i rischi conseguenti la sottovalutazione di queste abilità socio-affettive-cognitive e promuoverle attivamente e in rete è una mia priorità professionale e personale.

Ecco che, grazie a questa iniziativa progettuale, e grazie alle associazioni che l’hanno promossa, io e i miei colleghi italiani, romeni, lituani, turchi e bulgari abbiamo avuto la preziosa opportunità di lavorare in gruppo e in un contesto internazionale su questioni così importanti e decisive per il futuro delle comunità e dell’Europa, mettendo in gioco noi stessi così da fare esperienza dell’importanza e dell’efficacia delle metodologie di facilitazione e motivazione all’apprendimento e delle strategie di sviluppo delle life skills (riassunti in “non-formal methods”) per poi utilizzarle nei contesti scolastici del territorio di Bucarest come prova e messa a frutto dei nostri stessi apprendimenti e sforzi.

Applicare il progetto e promuoverlo nelle scuole ha senz’altro rappresentato per noi partecipanti e per gli studenti la possibilità di condividere emozioni, opinioni, esperienze, conoscenze e nuove idee e di aumentare la nostra consapevolezza sui compiti ai quali non possiamo sottrarci se vogliamo davvero vedere dei cambiamenti intorno a noi.

Durante tutta la durata del training siamo stati incoraggiati e sostenuti nell’intraprendere nuove esperienze e sfide, siamo stati messi alla prova nelle abilità di parlare in pubblico, lavorare in team, interfacciarsi con altre culture e forme di pensiero, vivere il gruppo di lavoro valorizzando le differenze, le caratteristiche e le peculiarità ma anche i background sociali, stimolando la fiducia reciproca e il non giudizio.

Il programma ci ha inoltre incoraggiati a promuovere l’E+ nelle scuole dei nostri territori per condividere e diffondere l’idea che è assolutamente possibile apportare un cambiamento facendo piccoli passi e assumendo un atteggiamento collaborativo e propositivo, così da motivare efficacemente noi stessi e le persone vicine a noi a raggiungere una maggiore soddisfazione e felicità.

 

Dott.ssa Ludovica Cesari – Psicologa

Partecipante italiana al progetto “Motivated to learn”

 

ludovica.cesari@gmail.com

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