Corrado Ocone Filosofo, liberale
Con la netta vittoria nel ballottaggio di Roma e Torino, il MoVimento 5 stelle, a dieci anni della nascita, passa nella fase della maturità, quella in cui si impongono scelte e si profilano identità. Anzi, sarà la realtà ad imporle ad esso. Non ci si può sottrarre a tali scelte se si governa, a maggior ragione se si governa una grande città. Onestà e competenza, i due valori su cui si è fondata finora l’identità adolescenziale dei pentastellati, sono chiaramente valori non politici che non garantiscono quelle normali performance amministrative in cui possono vivere e prosperare le città come gli Stati. Anzi, la storia mostra come esse, divenute valore assoluto, abbiano generato, tutte le volte che si sono mese alla prova senza la mediazione politica, impasse o danni irreparabili. I competenti, vale a dire i “tecnici”, vanno usati e armonizzati dalla politica, ma non possono sostituirsi ad essa.
Politica è infatti visione, una certa idea della polis, capacità di mediazione, capacità anche e soprattutto di imporsi limiti lasciando spazio e garantendo sicurezza alle forze endogene alla società civile. Principio politico è sicuramente l’altro asse portante dell’ideologia grillina: la democrazia diretta. Ma esso è un principio politico logicamente impossibile oltre che di praticamente pericolosa applicazione. Una sorta, anch’esso, di vano ideale di una fase adolescenziale.
La vittoria di Virginia Raggi a Roma e quella di Chiara Appendino a Torino sono maturate in questo background culturale, anche se rispondono probabilmente a logiche politiche molto differenti (Roma è una città distrutta, non è un eufemismo, da più di un decennio di follie amministrative di destra e di sinistra). Dietro entrambe c’è comunque la voglia di cambiare e di sperimentare di un cittadino-elettore stanco delle classi dirigenti che si ritrova e che non è affatto irrazionale nelle sue scelte (per favore siamo seri e non parlatemi di “populismo”: la parola più vuota e insignificante dell’attuale e conformistico dibattito politico!). Gli esperimenti, anche e soprattutto a livello nazionale, continuano ormai da anni, senza successo. Gli innovatori vengono continuamente messi alla prova (viene data loro fiducia) e poi rottamati.
Non è questione di comunicazione politica, come crede qualche affrettato commentatore, ma di politica tout court. Non riusciamo ancora a trovare un equilibrio e una sintesi politica dopo la fine della guerra fredda. Tutto lascia supporre, per gli evidenziati limiti culturali dei nuovi vincitori, che sarà così anche questa volta. Anche i grillini soccomberanno, loro più degli altri, alla prova concreta del governo. È pur vero tuttavia che la politica non appartiene all’ambito della scienza ma a quello della vita: è imprevedibile e mobile e può dare sorprese che arrivano da dove meno uno se le aspetta. Per il bene di Roma, Torino e dell’Italia, pur fra mille scetticismi, c’è da augurarsi che sia questo uno di quei rari casi.
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