di Loretta Marcon
La nonna materna, Teresa, proveniva dalla famiglia pesarese dei conti Montani. In giovinezza era stata anche dama alla corte di Sardegna, certamente era abituata ad una vita più brillante di quella che poteva condurre a Recanati in casa Antici dove, come si può rilevare nella corrispondenza fra Monaldo Leopardi ed il cognato Carlo, esistevano fra l’altro anche diversi problemi finanziari. Di fatto essa rimane una figura estremamente sfocata e indistinta, perché quasi nulla si può leggere su di lei. La constatazione che neppure il suo nome compaia mai nei ricordi di Giacomo o Paolina o Pierfrancesco, che pure vivevano a pochi passi da palazzo Antici, ci fa pensare che fra loro non esistessero quei vincoli di affetto e di tenerezza che generalmente legano nonni e nipoti.
Al contrario la nonna paterna Virginia, madrina di Battesimo di Giacomo, era molto amata dai ragazzi Leopardi. Rimasta vedova del conte Giacomo senior a soli 25 anni, aveva rifiutato altri prestigiosi pretendenti. Viveva al piano superiore del palazzo, dove si era ritirata dopo il matrimonio di Monaldo; spesso Giacomo ed i fratelli salivano con gioia da lei, felici della condiscendenza dell’ava, che lasciava loro libertà di giocare e fare chiasso. Inutilmente protestava della loro invasione il cavalier servente, l’anziano conte Volumnio Gentilucci. Virginia, anch’essa pesarese, era figlia del conte Carlo Mosca Barzi. La sua famiglia, che possedeva anche la rocca di Gradara, era molto sensibile al soffio di modernità proveniente dal nord attraverso la vicina Romagna e abitava d’inverno in uno dei più importanti palazzi della città e d’estate nella villa di Caprile, ancor oggi famosa per i suoi giardini. Casa Mosca era usualmente aperta alla più colta società locale e soleva ospitare i più notevoli personaggi di passaggio, con la disinvoltura concessale da un tenore di vita lussuoso per l’epoca. Si sa, ad esempio, dalle “Memorie” di Giacomo Casanova, che la sedicenne Virginia lo aveva conosciuto quando egli era ospite dei Mosca nel 1772. A testimonianza del legame esistente tra questa nonna e i giovani nipoti, particolarmente tra Virginia e il piccolo Giacomo, si conserva in casa Leopardi un piccolo libriccino rilegato in carta antica, scritto a mano in bei caratteri. Si tratta di una raccolta di pie orazioni “Per uso della Sig.a Contessa Virginia Mosca Leopardi”. Nelle pagine si legge una breve nota a matita: “QUESTO LA SCRITTO IL MAESTRO DI NONA MIA. RACOLTA DI SCIELTE DIVOTE ORAZIONI PER USO DEL SIGNOR CONTE GIACOMO LEOPARDI”. La grafia insicura, mista a stampatello e corsivo, è quella di un bimbo ai primi inizi della scrittura e gli errori lo confermano. Si tratta della prima nota autografa di Leopardi esistente in assoluto. Nel 1810 (a 12 anni) il bimbo precoce dedica, alla nonna, una poesiola il cui contenuto scherzoso avrebbe senza dubbio scandalizzato una nonna meno comprensiva ed indulgente. Un anno dopo le dedica un lungo componimento polimetro, anche questo privo dello stile compassato che nello stesso periodo caratterizzava gli scritti da lui dedicati al padre. Ambedue le poesie denotano una confidenza assai rara in quei tempi tra nipoti e nonni.
Da queste poche note si può comprendere l’importanza che questa nonna ha senz’altro avuto nell’educazione affettiva di colui che sarebbe diventato GIACOMO LEOPARDI.
Pubblicato in: Leopardi in blog. Testi, pretesti e attuaizzazioni in 100 post, Prefazione di Giancarlo Trapanese, Cleup, Padova 2010.
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