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Un conflitto di interessi sulle BCC?

Banche di Credito Cooperativo

Banche di Credito Cooperativo

di Gabriella Cerami, huffingtonpost.it

“Di nuovo nomi di parenti”. Non si sono ancora spente le proteste contro il decreto legge del governo sulle banche popolari ed ecco che si apre un nuovo caso: dal Movimento 5 Stelle alla Lega Nord, passando per Forza Italia, tutte le opposizioni protestano sul provvedimento che riguarda le Banche di Credito Cooperative. Alessio Villarosa, deputato del Movimento 5 Stelle, componente della commissione Bilancio, è in treno diretto a Savona per raggiungere in piazza i risparmiatori truffati e parla, all’Huffington Post, di un nuovo conflitto di interessi: “Non era bastata Banca Etruria, adesso siamo davanti a un nuovo scandalo. Il conflitto di interessi, già visto con le banche popolari, vicenda nella quale era coinvolto il padre del ministro Boschi, mancava lo zio ma adesso c’è anche lui, ora viene riproposto con la riforma successiva, cioè quella delle BCC”.

Riforma approvata nella tarda notte di mercoledì scorso e che concede ad alcune BCC, una decina in tutto su 376, la possibilità di non entrare a far parte della holding unica, prevista dal decreto. Il requisito richiesto è un patrimonio di 200 milioni di euro, inoltre la banca dovrà pagare il 20% all’erario per trasformare l’istituto da pubblico in società per azioni. Molte delle dieci banche sarebbero toscane, una in particolare è la Banca di Cambiano, il cui presidente è Paolo Regini, marito della senatrice renzianissina Laura Cantini, e il direttore della filiale di Firenze è Marco Lotti, padre del sottosegretario.

“Iniziano nuovamente a comparire nomi di parenti – attacca così Villarosa – come il padre del sottosegretario Luca Lotti, direttore guarda caso di una filiale della Banca di Cambiano, una di quelle banche toscane a cui viene data la possibilità di non entrare a far parte della holding unica”. L’esponente del Movimento 5 Stelle, che sta seguendo il caso, chiede a Matteo Renzi: “Quali sono gli interessi che il governo cerca di nascondere all’interno del sistema bancario?”.

Anche durante la riunione del Consiglio dei ministri non sono mancati contrasti. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, ospite di In mezz’ora, se da una parte dice che “ritiene ingiustificate le polemiche sul presidente del Consiglio in merito alle banche toscane” ed è “favorevole” al provvedimento nel suo complesso, dall’altra – sulla norma che dà la possibilità alle banche sopra i 200 milioni di patrimonio di non confluire nella holding – spiega che “saranno sentite le associazioni del credito cooperativo”. Associazioni, come la Federcasse, che hanno già parlato di “disparità e incostituzionalità”. Renzi dal canto suo nelle ultime ore ha provato a gettare acqua sul fuoco facendo sapere che non è stato fatto “alcun favore alle banche toscane”. Ma la versione dell’esecutivo non convince le opposizioni. Giancarlo Giorgetti, deputato della Lega Nord, pur non facendo il nome del sottosegretario Lotti parla di “norma ad personam”. Secondo l’esponente del Carroccio, ospite di SkyTG24, è “totalmente ingiustificato che vengano ad personam esclusi alcuni istituti, magari territorialmente legati a chi sta a palazzo Chigi: non si tratta solo di banche toscane. In generale non c’è nessuna logica nell’escluderne alcune e dirottarle verso il sistema spa, passando da un principio mutualistico a uno lucrativo”.

Ironico è il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta: “Neanche bravi a camuffare questi renziani. Luca Lotti non parla mai. In questi giorni invece iperattivo su BCC. Gli stanno proprio a cuore. Renzi si pentirà di questo colpo di mano”. Il grillino Villarosa fa notare che “così come l’asticella delle Banche popolari è stata scesa da 10 a 8 miliardi, limite che non vede altra motivazione se non quella di far rientrare la banca del papà della Boschi, anche sulle BCC l’asticella sembra essere stata studiata a tavolino per favore grandi gruppi toscani”. E poi ancora: “Noi non accettiamo queste scelte arbitrarie perché ogni legge deve avere una sua ratio. Invece continua il conflitto di interessi storico del PD iniziato negli anni ’90 con la creazione delle fondazioni che gestivano queste banche. E in tutto questo le vittime del cosiddetto ‘Salva banche’ aspettano ancora i loro soldi”.

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