Articolo tratto dallo Lo Specchio n.12 (scarica)
“Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola.” Khalil Gibran
“Under the same sky, open minds and equal rights for all”, tema del meeting nato in seno all’Erasmus Plus 2015 di cui è stato protagonista l’Istituto comprensivo “E. Medi” di PortoRecanati, ha sancito nuovamente la fattiva collaborazionetra l’Istituto portorecanatese e l’Associazione Lo Specchio sostenuta dall’impegno dell’Amministrazione comunale questa volta sul frontedi uno dei diritti inviolabili e fondamentali dell’uomo: l’uguaglianza.Su un tema così articolato, profondo e “scosceso” si sono confrontati,nell’Auditorium dell’”E. Medi” lo scorso 15 gennaio, studenti delle classi terze e competenti relatori accademici alla presenza di 14 insegnanti partner dell’Istituto provenienti da Spagna, Olanda, Slovacchia, Poloniae Turchia.
L’organizzazione impeccabile della professoressa Carla Stella,aiutata dal lavoro delle professoresse Francesca Senigagliesi, Sara Doffo,Maria Bravi e Giuseppina Nardi, tutte fortemente sostenute dalla dirigente scolastica Annamaria De Siena, ha visto anche l’aiuto concreto di BarbaraLuconi e Francesco Quercetti (genitori componenti del Consiglio diIstituto) di Sandro Antognini per il supporto tecnologico e di MirtheGoldman (apprezzata insegnante di musica presso l’Istituto) che hadiretto la manifestazione inaugurale. Partecipazione anche della CivicaScuola di Musica di Porto Recanati durante il pomeriggio, di Ars Live diRecanati con Marco Sonaglia ed Edoardo Marani e l’importante lavorodi traduzione simultanea a cura di Eleonora Stortoni, collaboratrice deLo Specchio. Dopo il successo del primo appuntamento sul tema delfemminicidio, anche stavolta il format del talk show si è rivelato vincenteed ha coinvolto i ragazzi in un dinamico dibattito che ha messo “sottotorchio” gli accademici intervenuti. Cristiano Maria Bellei, docente diAntropologia della mediazione culturale presso l’Università di Urbino,Francesca Chiusaroli, docente di Glottologia e Linguistica all’Universitàdi Macerata e Marco Moroni, docente di Storia Economica presso laFacoltà di Economia all’Università Politecnica delle Marche ad Ancona,hanno approfondito il tema sotto gli aspetti storici, culturali e socialimodulando le risposte con esempi concreti collegati direttamente allarealtà.
Interessanti gli esempi della professoressa Chiusaroli che havoluto mostrare come il linguaggio assuma un ruolo fondamentale nellacostruzione sociale della realtà e, quindi, anche dell’identità di generemaschile e femminile. Nell’uso della lingua italiana prevale l’uso deisostantivi, degli aggettivi e persino degli articoli (il/la, un/una) maschiliper indicare ruoli di potere. Ad esempio, si preferisce usare “avvocato”piuttosto che “avvocatessa”, oppure di come esista “infermiera” ecome invece sia rara la parola “ingegnera”. Interessante l’esempio delsostantivo ministro/ministra. La docente ha sottolineato come non abbialo stesso effetto leggere un titolo che dichiara: “La ministra in topless”piuttosto che “Il ministro in topless”. Proposto dal professor Moroni,invece, un excursus storico che ha mostrato come sin dall’antichitàgli uomini non fossero uguali e di come i diritti fossero basati su unagerarchia naturale. Nel Medioevo questa gerarchia si fondava su di uncriterio ereditario, basato sulla nascita: i diritti fondamentali erano deisoli nobili che si consideravano dal “sangue blu”. Con i “philosophes”del Seicento e del Settecento si cominciò ad affermare che gli uominifossero uguali nello stato di natura. Sarà la dichiarazione del 1789 chesegnerà una svolta per il raggiungimento dell’uguaglianza dei diritti frauomini e donne o fra le razze. E’ a partire dell’Ottocento e nel corso delNovecento, in particolare nel trentennio 1950-1980 che la disuguaglianza sociale incomincia a ridursi, ma tornerà a crescere dopo il 1980: oggi inItalia il 10 per cento dei cittadini controlla il 45 per cento della ricchezza. Moroni ha concluso sottolineando come “gli uomini sono diversi edè assurdo pensare di renderli uguali, ma uguali devono essere i diritti civili e politici e le opportunità sociali”.
L’attualizzazione della tematicaè stata offerta al pubblico dal professor Bellei secondo il quale la vera sfida è quella di educare all’uguaglianza per fare capire l’alterità. Spesso riconosciamo l’alterità nel senso dell’altro come nemico, come minacciae pericolo, dando un volto a quella oscura paura con la prima personache riconosciamo come più diversa delle altre da noi: l’immigrato, lo straniero, ecc. In questo senso l’alterità usata come uno strumento peridentificare il male è una delle radici del razzismo e dell’intolleranza.La valorizzazione delle differenze e un riconoscimento dell’uguaglianza condurrebbero ad una reciprocità e questo perché l’uomo, entità definitae autosufficiente, è un individuo dinamico, in continua trasformazioneche riconosce l’alterità.Tra gli interventi, anche quello dell’Ispettore Giovanni Soldini che,alternando la lingua italiana ed inglese, si è rivolto al pubblico e agli ospiti europei realizzando una efficace comunicazione interculturale. Bella e formativa esperienza, dunque, quella che ha reso protagonisti questi giovani studenti già consapevoli cittadini di domani alle prese conun mondo sempre più interculturale e aperto a nuovi confronti umanie “digitali”.
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