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Libri Il primo libro di geografia

Valerio Calzolaio

9788806254841_0_0_536_0_75Terra e mondo. Da quando siamo presenti. La perdita di rilevanza scolastica della materia “geografia” non si giustifica eppur si spiega per tre ragioni che forse riguardano molti concittadini: viene considerato un bagaglio superato; viene reputata una disciplina mnemonica e noiosa; viene ipotizzata come poco specializzata e quindi inservibile professionalmente. Proviamo allora a rileggere Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry e la commozione del Geografo (in esergo): l’immaginazione e la soggettività sono essenziali nella ricerca scientifica, le geografie sono tante oltre a quella fisica e istituzionale, umanistica culturale economica politica sociale percettiva quotidiana effimera. La geografia ha da essere “relazionale”: dallo spazio oggettivo della topografia (nota tecnica ingegneristica) ci conduce alla scoperta della mobile e cangiante connettività della topologia, lo spazio è il prodotto di continui assemblaggi e lo stimolo a cogliere le infinite relazioni con ciò che ci circonda. L’ottimo “primo libro di geografia” è rivolto con un linguaggio accessibile a un’alfabetizzazione di chi la geografia non l’ha mai studiata ed è curioso di conoscere la splendida “inutilità” della materia, di chi l’ha studiata male a scuola o l’ha già dimenticata e vuole riscoprirne i termini principali, di chi si appresta a studiarla in ambito universitario senza certe dovute basi e di chi, infine, proveniente da saperi affini, può ritrovare nei concetti-chiave della disciplina una visione d’insieme utile a inquadrare le proprie competenze tecniche e scientifiche all’interno di orizzonti più ampi. Non coordinate nozionistiche né distribuzione gerarchica di fenomeni; piuttosto alcuni dei modi per pensare una città, rappresentare un confine, definire cosa è vicino e cosa è lontano.

Il professore ordinario di Geografia e di Geografia culturale all’Università di Padova Mauro Varotto (Padova, 1970) promosse già nel 2019 l’apertura del primo museo italiano di geografia (preziosa testimonianza delle attività di ricerca e didattica svolte in quell’ateneo nel campo della geografia dal 1872) e ci introduce alla disciplina attraverso venti capitoli tematici, ciascuno (una decina di pagine) anticipato da una specifica foto in bianco e nero e poi ulteriormente documentato attraverso sculture, pitture, immagini, carte, mappe, disegni (complessivamente quarantacinque). I termini-chiave della geografia (sostantivi e due soli verbi) giocano sull’ampiezza e la stratificazione, sulla complessità e le sfumature dei loro significati, antichi e moderni, con uno sguardo alle sfide del presente e del futuro: Geografia (la fatica di Atlante che sorregge il globo con la prima vertebra della colonna e con le mani, dal museo archeologico napoletano); Orientarsi; Carta e mappa; Luogo; Territorio e confini; Regione; Stato e nazione; Europa; Globo; Clima e Antropocene; Natura; Paesaggio; Città; Campagna; Cibo; Montagna; Mari e oceani; Popolazioni e migrazioni; Storia, memoria e patrimonio; Abitare. Esplicitamente non vi è pretesa di esaustività né nell’elenco né nella narrazione, si citano discorsivamente definizioni, autori di riferimento, ipotesi e quadri di teorie o problemi (le sintetiche note bibliografiche sono raccolte in fondo). Evviva la geografia relazionale! Forse si può essere stimolati ad approfondire qualche ulteriore nesso con la scienza dell’ecologia, soprattutto per la questione delle isole e delle migrazioni (pur spesso e ben trattata): la nozione di ecosistema è abbastanza decisiva per clima, biodiversità, biologia ed evoluzione. Risultano frequenti e competenti i riferimenti alle innovazioni scientifiche della cultura geografica anglosassone (forse citabile era anche la scuola francese delle Annales, storia-geografia da quasi un secolo: Bloch, Febvre e Braudel non sono citati, lateralmente una volta il più recente compianto Lucio Gambi). Completa il volume un ricco indice dei nomi e dei luoghi.

 

v.c.

 

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