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Libri. Cinque nuove recensioni

imagesRecensione L’ora del caffè

L’ora del caffè. Manuale di conversazione per generazioni incompatibili
Gianrico e Giorgia Carofiglio
Comunicazione politica
Einaudi Torino
2022
Pag. 137 euro 16
Valerio Calzolaio
Bari. Primi mesi del 2021 e 2022. Facile immaginare che non sia semplice essere il padre di una donna così: Giorgia Carofiglio è nata a Bari nel 1995, come il fratello maggiore Alessandro (avvocato) è figlia di Gianrico (ex magistrato e scrittore) e Francesca Pirrelli (magistrata in attività); ha sempre amato scrivere e continua ad amarlo, fra Bari e il mondo; in passato ha lavorato per un’agenzia letteraria; si è laureata presso l’University College di Londra in Teoria Politica; collabora ora con diverse case editrici; è molto riservata, trovate poco o niente su Facebook o Twitter o su cronache familiari. Facile immaginare che non sia semplice essere la figlia di Gianrico Carofiglio (Bari, 1961), intellettuale e karateka; prima magistrato poi deputato infine da molti anni scrittore a tempo esclusivo, forse oggi l’autore italiano più seguito e apprezzato, fra Bari, Roma e il mondo; autore sia di romanzi fiction (anche seriali) che di saggi sull’uso delle parole (sociale e professionale), in gran parte tradotti e ben diffusi anche all’estero; continuativamente presente in televisione (come colto commentatore di varia umanità) e sui social (si esprime spesso sui principali eventi politici tramite tweet). A inizio 2021, anche perché in parte costretti alla convivenza forzata dalla pandemia Covid-19, decisero di affrontare di petto alcune aspre discussioni concretamente avute fra loro nel decennio precedente e di realizzare una serie di dieci bellissimi podcast che ebbero uno straordinario successo, intitolati “coffee for two”, le due tazze di caffè americano per le chiacchiere mattiniere al tavolo della cucina, ascoltateli se vi capita, sono musicale meditata conversazione. Dopo mesi di scrittura parallela e comune fanno adesso di più, pubblicano una godibile interessante “riflessione a quattro mani” (non un dialogo, un testo unitario), appunto “un manuale di conversazione per generazioni incompatibili”, chiaro misurato ritmato denso fertile, essenziale per orientarci (sospendendo ogni certezza) su dilemmi abbastanza importanti della quotidiana vita comunitaria dei sapiens.
Il volume esce oggi in libreria, 22 novembre 2022. Dimenticatevi per cortesia, almeno alla prima lettura, che gli autori sono padre e figlia: è rilevante certo per annusare il volume (come ovvio innanzitutto per l’oggettivamente conflittuale familiarità e la scelta dei riferimenti o degli argomenti), ma abbastanza irrilevante rispetto ai bei testi di merito che leggerete (non c’è il “nostro” tipico flusso di autocoscienza affettiva). Sono due adulti consenzienti bravi scrittori che hanno scelto di usare parole, frasi, spunti, consigli attribuibili a entrambi, su materie delicate e controverse. Nel testo, si riferiscono a cose dette, fatte o pensate solo da uno dei due come a “il padre” e “la figlia”, in terza persona; la prospettiva e l’intercalare non sono invece esterne, si tratta di loro insieme, “noi autori”; se (sempre) esistono almeno due possibili scelte diverse, compiute o da compiere, le si illustra di comune accordo. Il titolo riprende i podcast. Partono da una locuzione riferita proprio alla faglia generazionale, ok boomer, per sintetizzare la propria azzardata scommessa: “provare a elaborare – a ricomporre? – disaccordi e incomprensioni fra due individui collocati sui versanti opposti di quella faglia”. E proseguono poi l’introduzione e, successivamente, i sette capitoli tematici e la (specie di) postfazione, con brevi paragrafi che prendono spunto dalla citazione di un concetto, di una notizia, di una prosa per ragionare sulla varietà degli stravaganti universi soggettivi, con un sano principio di carità interpretativa. Ogni capitolo corrisponde a un singolo argomento, da sviscerare attraverso discipline, punti di vista e opinioni differenti, esplicitate proprio in quanto non coincidenti: Onnivoro a chi (o dello smettere di mangiare carne)?; L’età dell’ansia (o dei disturbi della mente e della sofferenza psicologica, specie con l’avvento del Covid-19); Non piove, governo ladro (o del cambiamento climatico, il più lungo e concorde, non si può più aspettare); Femminili plurali (o della parità non ideologica dei generi, anche nella eventuale mediocrità di fasi o di metodi o di linguaggi o di individui per le scelte di equità); Ho tanti amici gay; Non lavorare stanca (anche i giovani); Cambiare gioco (o della politica, anch’esso lungo e aperto). La bibliografia finale non è breve, tra dieci e cinquanta articoli, testi, link indicati per ogni capitolo, quelli che gli autori hanno utilizzato per ragionarci insieme nel testo congiunto.

v.c.

Recensione Il commissario Maugeri e la Compagnia della Morte

Il commissario Maugeri e la Compagnia della Morte
Fulvio Capezzuoli
Noir
Todaro Lugano
2022
Pag. 213 euro 16
Valerio Calzolaio

Milano. Metà e fine settembre 1949. Quel sabato pomeriggio Franco Dalmassi è salito in corriera da Bergamo alla baita di Valtorta che usa per la caccia. Qualcuno lo raggiunge di notte, prova a scappare fra i rovi, gli sparano due colpi alle spalle. Il lunedì mattina, quando arriva alla Squadra Mobile della questura di Milano (dopo una scadente prova di tiro con l’istruttore), il commissario Gianfranco Maugeri trova la signora Liliana Bergonzi ad aspettarlo. Gli dice che il marito Silvano, nemmeno 35enne, è scomparso dal giorno prima ma si è ricordata che si conoscevano e gli chiede di far qualcosa per rintracciarlo, hanno due figli piccoli. Maugeri prova a indirizzarla a un altro ufficio o al commissariato di zona (abitano in via Montenapoleone, sono molto ricchi), ma capisce che ci sono stranezze dietro alla sparizione e le garantisce qualche ulteriore verifica. Scopre che il marito nel 1937 era volontario tra le Fiamme Nere in Spagna, certamente non era fra i partigiani e non lo ha incontrato durante la guerra, così accompagna l’ispettore Bentivoglio, responsabile dell’Ufficio Persone Scomparse, alle Officine Meccaniche Bergonzi, azienda di grosse dimensioni, aperta solo dopo la liberazione ma già molto nota e con tanti operai. Rintracciano l’auto e per caso scoprono un collegamento con il caso di Valtorta. Viene ucciso anche Giovanni Politelli a Sorrento. Lentamente a Milano capiscono che il fuggitivo e le vittime facevano parte dello stesso plotone in Jugoslavia durante il periodo bellico, ci sono di mezzo tesori trafugati e vendette, mentre altri manovrano nell’ombra con propri obiettivi. Non sarà facile venirne a capo, anche perché da settimane è esploso pure il caso delle bische a cielo aperto e Valenti, amico, vicino di casa e vice di Maugeri, guida la squadra incaricata di risolverlo.
Il bravo storico critico cinematografico Fulvio Capezzuoli (Milano), dal 2014 scrive un’avventura l’anno, ricca di particolari sulla città nei primi anni del dopoguerra, 9 storie con il commissario Maugeri dall’estate 1946 all’autunno 1949 (finora), volute dalla compianta Tecla Dozio per la collana “Impronte” (gialle), che dirigeva. La narrazione è in terza quasi fissa, quieta e sorniona, inframezzata dagli omicidi interni all’ex gruppo militare che operava nella ex-Jugoslavia responsabile di molti massacri (da cui il titolo). L’autore getta uno sguardo documentato su alcuni eventi storici che lì si svolsero durante l’occupazione tedesca e italiana, particolarmente nel così detto Stato Indipendente Croato, comprese le spoliazioni da parte degli ustascia di ebrei da deportare, di serbi da massacrare, di banche da depredare. Stile e dialoghi curati ad alto artigianato, compatti essenziali godibili. Tutto si svolge ora in una quindicina di giorni, ma è nel passato che hanno memoria e origine alcuni crimini del nostro dopoguerra, comunque condizionato dall’eredità degli orrori e degli arricchimenti forzati. Forse non verrà promosso ma fa certo una bella figura il solito protagonista commissario Maugeri, già comandante partigiano durante la Resistenza, provvisto di fiuto intuitivo e capacità analitiche, sprovvisto di senso dell’umorismo e di attitudine a sparare, sempre modestamente residente in una casa per funzionari di Polizia con la moglie Giovanna e il figlio Giacomo (una domenica li porta al Planetario con generale soddisfazione), al lavoro in tram con raro uso delle poche auto di servizio collettivo. Il collega di Napoli gli spiega minuziosamente al telefono cosa fosse il Lotto clandestino, non si finisce mai d’imparare in questa vita.

v.c.

Recensione La Venere di Salò

La Venere di Salò
Ben Pastor
Trad. Luigi Sanvito
Noir
Sellerio Palermo
2022 (orig. Hobby & Work, 2006; titolo americano The Venus of Salò)
Pag. 459 euro 16
Valerio Calzolaio
14 ottobre – 17 dicembre 1944. Salò e dintorni. Martin-Heinz Douglas Wilhelm Frederick von Bora, molto alto con capelli scuri e occhi verdi, nobile famiglia sassone, diplomatici militari proprietari terrieri, pure editori da un paio di secoli, genitori cugini di primo grado con una differenza d’età di trent’anni, padre direttore d’orchestra morto e madre anglo-scozzese risposatasi con un autorevole generale, sta per compiere 31 anni (l’11 novembre) ed è colonnello dell’Abwehr (servizio segreto militare) destinato a Brescia. Improvvisamente agenti della Gestapo lo prelevano in modo intimidatorio portandolo in auto a Salò, sulle rive del lago di Garda, con l’apparente ruolo di ufficiale di collegamento tra la Wehrmacht e la Repubblica Sociale Italiana. Il generale Sohl e il maggiore Lipsky gli affidano un ulteriore incarico: ritrovare un prezioso quadro di Tiziano, rubato dal palazzo ove avevano stabilito la loro sede. Sia la villa requisita che il quadro appartengono al ricco industriale Giovanni Pozzi, che come risarcimento ottiene l’esclusiva sulla fornitura di telerie all’esercito. Il traffico di opere d’arte appare ampio, inoltre Bora intuisce che una o più donne considerate suicide potrebbero essere vittime di omicidio, tutte in qualche modo legate a Pozzi. L’antiquario ebreo Mosé Conforti gli mostra la bella copia del quadro, Martin sempre più affascinato da Anna Maria, figlia di Pozzi, con la quale inizia una breve intensa relazione. Ma l’agente della Gestapo Jacob Mengs lo bracca completando il dossier a suo carico, materiale sufficiente all’arresto e all’incriminazione. Lui risolve i casi ma lo portano a Milano. Gli vengono imputati aiuti forniti a ebrei, traduzioni di opere straniere (di cui a Lipsia si occupa la casa editrice di famiglia), i rapporti diplomatici stabiliti con i russi, oltre ad altre note storie “segrete” e “doppie” del passato.

La bravissima docente universitaria americana Ben Pastor, di gioventù italiana (Maria Verbena Volpi, Roma 1950), pubblicò nel 1999 negli Stati Uniti il primo romanzo della splendida serie di Martin Bora. Bilingue, preferisce scrivere in inglese. Accanto a decine di altri romanzi storici e racconti gialli e a saggi di scienze sociali, da allora ne sono seguiti ben undici della serie, questo come uscita è il sesto (2006) ma cronologicamente quello finora più vicino a noi e all’epilogo. La complicata biografia scelta per il ricco severo protagonista (si tratta di un soldato fedele, contrario ai “metodi” nazisti; ha perso la mano sinistra in un attacco dei partigiani l’anno prima, ora ha una protesi) consente all’autrice di andare avanti e indietro nei tempi e nei luoghi del secondo conflitto mondiale, dagli antefatti spagnoli all’evoluzione della Germania nazista, approfondendo con cura storica ecosistemi geografici distanti e contesti sociali differenti. Non a caso per Bora si è parzialmente ispirata all’identità di Claus Philipp Maria Schenk Graf von Stauffenberg (Jettingen-Scheppach, 15 novembre 1907 – Berlino21 luglio 1944), il militare tedesco autore dell’attentato del 20 luglio contro Adolf Hitler, la nota Operazione Valchiria (evocata e appena fallita in realtà rispetto ai tempi del romanzo). L’avvincente narrazione è in terza, alternando rivali e altri protagonisti; il protagonista talora anche in prima e corsivo, grazie agli appunti che qui ricomincia a scrivere sul diario in minuto corsivo gotico. Il titolo fa riferimento al sensuale quadro dell’investigazione “gialla”, si tratta comunque nell’insieme di una tragica vicenda noir sull’animo umano di alleati e nemici, ladri e onesti, capi e subalterni, donne e colleghi, all’interno di un dramma storico globale. All’inizio l’elenco dei personaggi, tedeschi e italiani; in fondo un breve glossario, i ringraziamenti e la cronologia delle “inchieste” di Bora.

v.c.

Recensione Barcellona. The Passenger

Barcellona. The Passenger. Per esploratori del mondo
AAVV
Traduttori (altrettanto) vari
Viaggi
Iperborea Milano
2022
Pag. 192 euro 19,50
Valerio Calzolaio

Barcellona. Ora. C’è sempre una ragione nuova per visitare la capitale catalana dall’accecante forza centripeta, facendosi accompagnare da altre visioni e altri racconti della città. “Barcellona. The Passenger” è una raccolta di inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che ne formano il ritratto contemporaneo, testimonianza di vari autori ed esperti locali o internazionali. Qui troviamo molti giornalisti all’inizio: Jordi Amat (che giustamente parte dalla “sbornia olimpica” del ‘92), Dan Hancox (sulla vitale sindaca Ada Colau), Laura Ferrero, Martinez, poi gli scrittori Natan El-Hachmi, Vila-Matas (testi del ’95 e del 2022), il giurista Almeda I Samaranch, il critico musicale Cruz, l’artista Alicia Kopf coi pattini non solo sulle Ramblas, i giornalisti Otero sul Barça e Anna Pacheco sul distretto 22@. Ognuno tratta un argomento (sono quasi tutti inediti), talora da un punto di vista dell’osservatore nato altrove e d’altra lingua. A corredo ottime schede informative.

v.c.

Recensione Il segreto del calice fiammingo

Il segreto del calice fiammingo
Patrizia Debiche van der Noot
Giallo storico
Ali Ribelli Gaeta
2022
Pag. 442 euro 15
Valerio Calzolaio

Mezz’Europa. 1426-1443. Il fiammingo pittore (innovatore a olio) Jan van Eyck (fra 1390 e 1396 – 1441) fu coevo e coprotagonista del travagliato periodo di guerre e alleanze fra regni. Tutta la sua carriera resta legata ai poteri ufficiali delle Fiandre. Presto fu inviato in giro come spia dal duca di Borgogna, il 16 settembre 1426 lo troviamo all’abbazia di Gand, con il fratello maggiore Hubert (pure pittore ma stava subendo una grave sincope), la sorella Margriet (26enne ancora nubile) e il nipote ed erede Barthélemy. Lì lavora al capolavoro, il Polittico, prima di trasferirsi definitivamente a Bruges. Lì ascolta la profezia legata al Sacro calice di Valencia e inizia a stringere legami con gli Aragona, incrociando intrighi e congiure, tradimenti e battaglie, ostacoli e vittorie, con terre “italiane” frequente teatro, epilogo con Bart a Napoli. Ennesimo bel minuzioso romanzo storico, “Il segreto del calice fiammingo”, della colta esperta Patrizia Debicke van der Noot (Firenze 1942).

v.c.

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