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Libri. Sei nuove recensioni: MANZINI, ZAGARIA, BORSO, CASSINI, DI FRANCISCA, NELLI

Fonte internet

Fonte internet

di Valerio Calzolaio

La mala erba
Antonio Manzini
Noir (dolente)
Sellerio Palermo
2022
Pag. 355 euro 15
Valerio Calzolaio
Colle San Martino, trecento abitanti in provincia di Rieti. Marzo e aprile 2009. La graziosa 17enne Samantha De Santis, occhi neri e chioma riccia altrettanto corvina, bel sano corpo, padre Enzo brav’uomo disoccupato e madre Marinella che non sopporta, bravina in matematica e discreta lettrice ma distratta negli studi (sogna di fare veterinaria a Perugia uscendo così per la prima volta dalla regione), è molto irrequieta. Sale anche quel sabato sulla corriera per andare da una frazione al liceo nel capoluogo, ma scende subito prima della provinciale per poi proseguire in motorino (come quasi sempre) con l’amica del cuore Nadia Benetti, l’unica a sapere che ha la mente invasa dai (cattivi) pensieri. Le mestruazioni sono in ritardo di almeno dieci giorni, ha scopato con un fidanzatino compagno di classe che nemmeno le piace e che in genere sta attento Sarebbe una iattura, il paesino è ai margini di tutto, ogni novità passa di bocca in bocca, nessuno si può nascondere, ci si chiude in casa alle sette di sera, lei vorrebbe scappare prima possibile, farsi lontano una vita autonoma e metropolitana, ma la famiglia è povera e indebitata con il vero padrone del borgo, che domina dal grande antico Palazzo in piazza. Si tratta del cinico e baro 63enne Cicci Bellè, estranea moglie Carmela sottomessa e malata (cerca di nasconderlo), immaginario erotico dominato dalla ex (piccola) star televisiva Glenda Solinas (mai incontrata), caro figlio Mariuccio 32enne ritardato (inoltre si masturba compulsivamente, soprattutto quando vede Samantha dalla finestra), proprietario di una Mercedes SL 350 e praticamente di tutti gli immobili del paese (del resto, lì a stipendio fisso sono solo in tre). Ha lo schedario di affitti e prestiti: con la sola terza media tiene tutti in pugno da strozzino, anche l’allampanato furbo padre Graziano, che pure ha i suoi segreti. Le nubi si addensano, ci si inerpica in Appennino sul Monte Cambio, è freddo, si cacciano i cinghiali e potrebbero arrivare lupi, i drammi terreni incombono.
Un altro splendido romanzo. Dal 2013 l’attore e regista Antonio Manzini (Roma, 1964) è divenuto uno degli scrittori italiani più seguiti e apprezzati, famoso per gli undici godibilissimi volumi (oltre a vari racconti) dell’eccelsa sospesa serie Schiavone e per le relative serie televisive. Ha realizzato belle storie anche prima e dopo, iniziando come regista e sceneggiatore, poi con una pièce per il teatro, “Sangue Marcio” (2005), cui era seguito “La giostra dei criceti” (2007) e altri romanzi duri e di vario genere come i recenti “Gli ultimi giorni di quiete” (2020) e questo “La mala erba” (fine settembre 2022), impostati e parzialmente scritti prima di Schiavone, completati e pubblicati ora. Il titolo fa riferimento allo strozzino, “a forza di ammazzare tutto quello che ha intorno, poi muore”, e si estende a ciò che ognuno vorrebbe tagliare delle altrui cattiverie o malignità che lo riguardano, all’insieme delle relazioni perfide di cui non di rado ci dotiamo, quasi tutti ipocriti e menzogneri, relegati a dover essere o diventare lupi e lupe, con solitarie disperazioni senza fondo, soprattutto nelle dinamiche arcaiche, povere sia familiari che civili, di quel paesino inventato (nelle campagne e colline laziali dove l’autore vive). Il noir dolente di Manzini è qui portato all’ennesima potenza; in parte caratterizza anche la serie del vicequestore, una spirale mortale che non prevede redenzione o solidarietà. Prevale sempre e solo l’istinto di sopravvivenza: un provvisorio lieto fine per qualcuno comporta comunque la consapevole devastazione fisica e morale di altri, qui non necessariamente per il tramite di reati penali e di indagini criminali. Il romanzo è ricco di episodi avvincenti e colpi di scena, comunque compiacere i lettori non è la priorità. Manzini spiega che aveva iniziato a scriverlo nell’aprile del 2009, poi la ristesura recente è stata quasi totale. Tutto avviene in terza persona al passato, varia su tanti protagonisti (sono citati decine dei residenti, talora con ruoli importanti, avviluppati negli accadimenti, dagli equilibrati Primo, Ida e Fulvio alla misteriosa bionda Ljuba col figlio, ai vari professori e studenti della scuola, fra cui i coinvolti ragazzi Roberto e Stefano): una narrazione corale, nella quale tocca alla volitiva Samantha rimescolare le carte, per forza di cose; connettere famiglie e generazioni; piegarsi alla legge del più forte e provare a ribaltare i ruoli reciproci di vittime e carnefici, nel bene (poco) e nel male. Quando ci si sposa il barista Pinuccio offre a tutti un bicchiere di prosecco. I ragazzi hanno aggiornati gusti musicali, se la radio manda casualmente in onda Amore disperato, Mariuccio annuisce (o dondola) accanto al padre.

v.c.

Recensione In alto mare
In alto mare. Paperelle, ecologia, Antropocene
Danilo Zagaria
Scienza
Add Torino
2022
Pag. 220 euro 16
Valerio Calzolaio

Pianeta acquatico. Da un po’ e per molto. L’inquinamento da plastica, lo sfruttamento eccessivo delle risorse pescabili e l’innalzamento del livello di oceani e mari stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza e la riproduzione negli ecosistemi marini. La crisi ambientale che stiamo attraversando, globale e complessa, non può essere affrontata senza tenere conto che ogni problema riguarda il pianeta nel suo insieme, abitanti sapiens compresi. Nessuno degli esseri umani può ritenersi fuori dal discorso, anche se, essendo abituati a non occuparci di cosa ci succederà fra trenta o cento anni, siamo immobilizzati nel presente. E allora, almeno, salviamo ognuno subito ciò che ci sta a cuore: un piccolo parco cittadino dove correre o portare il cane, una qualsiasi specie vegetale o animale che ci piace, un’associazione che si occupa di pulire la spiaggia dai rifiuti, il fondale dove amiamo guardare sotto la superficie o fare immersioni, l’angolo di mondo (terrestre o marino) che frequentiamo. I grandi problemi ambientali, climate change in primis, sembrano forse quasi invisibili; per risolverli occorre prima di tutto immaginarli, studiarli e visitarli; lo fanno scienziati e scrittori, possiamo farlo tutti. Vediamone specificamente alcuni, causati dall’umanità, che hanno effetti nefasti sugli ecosistemi marini e gli organismi che li abitano: le plastiche che arrivano malamente al mare; la pesca eccessiva che altera equilibri delicati dell’infinito vivente; il riscaldamento e le altre minacce climatiche sulle terre e sulle acque che si estendono a nord del Circolo Polare, presente e futuro dell’Artico; l’accelerata trasformazione in corso dei mari, più alti caldi acidi (da cui il titolo).
Il giovane biologo torinese e bravo divulgatore scientifico Danilo Zagaria (Torino, 1987) parte dalla tempesta che nel gennaio 1992 sull’Oceano Pacifico colpì una portacontainer diretta (dall’Asia) verso gli Stati Uniti, provocando la fuoriuscita di 28.000 animaletti colorati di plastica, per raccontare lo stato attuale del pianeta acquatico, in modo scientifico e chiaro. Quelle paperelle furono trovate in Alaska e in Australia, in Europa e un po’ ovunque; l’ecologia studia appunto le interazioni fra gli organismi viventi, fra fattori biotici e abiotici, fra le nostre potente azioni e gli effetti nel contesto ambientale mondiale; effetti ormai così grandi che l’epoca attuale della Terra viene definita Antropocene (da cui il sottotitolo). L’interessante volume è distinto in quattro parti, una per ciascuno dei problemi ambientali citati. La narrazione procede in modo originale e costante: l’autore ci guida per il tramite di sintetiche recensioni di decine e decine di libri che trattano le varie materie, rendono possibile la concatenazione di analisi e spunti (lasciando poi alla finale “bibliografia ragionata” i riferimenti sintetici alle opere) e scandiscono la titolazione di paragrafi e capitoli (opportunamente non numerati). Perlopiù sono volumi usciti in Italia o tradotti in italiano, pubblicati negli ultimi due anni, pur se non mancano testi più antichi, fiction e no fiction (da Verne a Conan Doyle) o puntuali citazioni di documentari e film.

v.c.

Recensione Ostaggi d’Italia
Ostaggi d’Italia. Tre viaggi obbligati nella storia
Dario Borso
Memoir storici
Exòrma Roma
2021
Valerio Calzolaio
2

Territori d’Italia: Adua, 1896; Caporetto, 1917; nord dopo l’armistizio, 1943. Tre soldati semplici raccontano quando furono risucchiati dalla Storia maiuscola nel peggiore dei modi, in momenti tragi-topici dell’Italia unita, attraverso l’ambiguo tramite di una grande personalità, Giovanni Comisso (Treviso, 1895 – Treviso, 1969). Figlio di un commerciante di granaglie e di un’adorante rampolla della medio-alta borghesia risorgimentale, Comisso succhiò da infante il dialetto forbito delle classi agiate e, in questa serra, la sua omosessualità spuntò con la naturalezza del bocciolo, pronto ad aprirsi al mondo e a fondersi col paesaggio, sempre attivamente presente negli snodi del secolo scorso, innanzitutto da legionario dannunziano ed esteta fascista. La sua esistenza sociale si realizzava prevalentemente in una forma modernissima, nient’affatto impolitica, di performance letteraria: stimolava i subalterni a parlare e, soprattutto, a scrivere, affascinandoli e manipolandoli, diventando così anche una specie di talent scout nonché di editor. Fu il caso di un alpino bellunese trattenuto quasi prigioniero in Etiopia dopo la sconfitta che costò fra l’altro 4100 italiani e 2000 ascari uccisi e seviziati, di un granatiere trevisano finito incarcerato in più luoghi dopo la disfatta dell’Isonzo che comportò fra l’altro quasi 300 000 prigionieri e 350 000 “sbandati”, di un marinaio trevisano internato in più lager tedeschi dopo l’8 settembre 1943, tre ostaggi di guerre, da cui il titolo di un saggio storico che introduce le loro memorie scritte e in vario modo pubblicate proprio grazie a Comisso.
Dario Borso (Cartigliano, Vicenza, 1949), già docente di Storia della filosofia alla Statale di Milano e di Estetica alla Facoltà di Architettura del Politecnico, da decenni cura, traduce e scrive vari interessanti volumi. Qui ripercorre i tratti salienti della biografia di Comisso, corredando il testo con illustrazioni e foto in vario modo connesse e con i diari commentati dell’alpino Mariano Callegari (uscito nel 1932), del granatiere Mario Botter (uscito nel 1934, riscritto da varie mani) e del marinaio Luigi Figallo (uscito nel 1949). L’autore spiega le disavventure personali, culturali e istituzionali di Comisso, le complicate sue relazioni con gli estensori dei diari e con altri personaggi più o meno famosi, l’esistenza di variegate testimonianze pubblicate sui medesimi eventi storici, il contesto culturale e il percorso editoriale di ciascun diario con la dotta spiegazione di un ruolo preminente di Comisso nella stesura effettiva o nella revisione finale. Non tutto è strutturato in modo chiaro e facilmente comprensibile. Borso è un profondo conoscitore della storia contemporanea, mostra in più passi acume e competenza, molto lavora con i caratteri e i corsivi del testo, perdendo talvolta cura per la leggibilità. Ciò non toglie l’”autenticità” (claudicante) delle memorie dei tre poveri soldati, il dramma delle battaglie e delle prigionie, paure spaesamenti rimpianti sogni nella vita militare.

v.c.
Diari italiani di guerra
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Comisso

Recensione Giannis Antetokounmpo. Odissea

Giannis Antetokounmpo. Odissea
Andrea Cassini
Biografia sportiva
66thand2nd Roma
2022
Pag. 233 euro 16
Valerio Calzolaio

Tre continenti fra Mediterraneo e Atlantico. 1994-2021. Giannis Antetokounmpo nasce ad Atene il 6 dicembre 1994 da genitori nigeriani poveri (trasferitisi lì tre anni prima), è restato apolide per 18 anni (fin quando ha mostrato straordinarie doti nella pallacanestro); 211 centimetri per 115 chili, alto forte agile; quando lo hanno scelto come professionista negli USA ha imposto di andare con l’intera famiglia, restando greco (gioca alla grande in nazionale); attuale straordinario campione Nba, per due stagioni MVP (miglior giocatore), i suoi Milwaukee Bucks hanno vinto il titolo nel luglio 2021: un’Odissea. Per la casa editrice che da quasi 15 anni ha rivoluzionato la letteratura sportiva ci racconta la sua movimentata avventurosa vita con intensa acuta partecipazione il bravo colto giornalista Andrea Cassini (Pistoia, 1988): prologo, epilogo e 13 succosi capitoli, da “ogni profugo è un re in esilio” (il cognome originario) a “non esiste storia che non sia vera”. No fiction, bello!

v.c.

Recensione Giù la maschera

Giù la maschera. Confessioni di una campionessa imperfetta
Elisa Di Francisca
Con Gaia Piccardi
Biografia sportiva
Solferino Milano
2021
Pag. 173 euro 17
Valerio Calzolaio

Da Jesi per il mondo. 1982-2021. Elisa Di Francisca, papà siciliano Giacomo e mamma Ombretta, è nata il 13 dicembre 1982 mostrandosi presto molto dotata per la scherma e divenendo una campionessa nel fioretto, fra il 2011 e il 2019 tanti ori (2 alle Olimpiadi, 7 ai Mondiali, 13 agli Europei), argenti (1, 5, 2), bronzi (0, 3, 3) a livello individuale e nella mitica squadra. In “Giù la maschera” racconta in prima i suoi quasi quarant’anni di vita privata e sportiva, successi e insuccessi, episodi e retroscena, amicizie e amori, la vita intensa di una donna curiosa e “acuminata”, realizzata (come tutti) in modo imperfetto (da cui il sottotitolo). Il testo è molto bello, l’introspezione raffinata è stata aiutata da una brava famosa giornalista, le storie di vita reale narrano la provincia marchigiana, l’adolescenza inquieta, i dilemmi fra amore e sport, il sesso e le gravidanze, i legami contraddittori che inevitabilmente si creano quando si è una “migliore” nella competizione sportiva.

v.c.

Recensione Deus est machina

Deus est machina
Divier Nelli
Romanzo
Vallecchi Firenze
2022
Pag. 110 euro 14
Valerio Calzolaio

Poggio in Chianti. Domani o giù di lì. Il 15enne spigliato simpatico estroverso giovane informatico Mattia Fusi, famiglia benestante (in villa), padre medico e madre impiegata, frequenta il liceo, l’oratorio e gli amici Vanni, Enrico e Simone, si diletta con fantasie erotiche (la zia Betta) quell’estate è concentrato sulle tecnologie intelligenti. Con pezzi variamente recuperati decide di costruire un robot autocosciente, lo fa proprio raccogliticcio e lo chiama prima B1 poi Sing. Riesce a fargli muovere le mani, a fargli “pensare” quasi tutto e a farlo interagire con altri sistemi informatici ed elettrici, pure mandandoli in tilt. Esso sa di essere una macchina, tuttavia lui non sa cosa significhi essere umani. Complicata la vita. Il bravo romanziere Divier Nelli (Viareggio, 1974) in “Deus est machina” racconta in terza persona (fissa) un adolescente contemporaneo capace di introspezione ed “estrospezione”, con una sapienza artificiale (da cui il titolo), reattiva e indipendente.

v.c.

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