
Fonte internet
Senza dirci addio
Giampaolo Simi
Noir
Sellerio Palermo
2022
Pag. 391 euro 16
Valerio Calzolaio
Versilia. Settembre-ottobre 2018. Il bravo giornalista ex cronista di nera Dario Corbo racconta ora di quando mancavano appena due mesi al suo compiere i cinquant’anni, verso il crepuscolo dell’estate del 2018. Dopo la chiusura del giornale aveva divorziato, era tornato in Versilia, aveva incontrato Nora Beckford, è stato comunque capace di aiutare il figlio 18enne durante una storia terribile: pur non entrandoci nulla, Luca non aveva risposto all’interrogatorio e adesso è imputato per favoreggiamento in un caso di stupri e lesioni. Dario lavora per la ricca Fondazione della 45enne Nora, come braccio destro (ora c’è in ballo una fiction sulle note vicende del caso Calamai che le avevano imposto un lungo periodo in carcere), anche se fra loro c’è forse ormai vero amore senza sesso, lei non sopporta più di essere toccata, lui certo è innamorato. Va dal cardiologo, le analisi del sangue sono preoccupanti, l’amico gli mette un holter e sarà microchippato per tre anni. Nulla di preoccupante ma potrebbe salvargli la vita. Al processo il figlio viene dichiarato colpevole e condannato a due anni, riconvertibili in volontariato e divieto di spostamenti. Per stargli vicino la madre aveva affittato un appartamento a Marina di Pietrasanta ed era entrata nello staff della galleria d’arte gestita dalla rampante arrapata Maddalena Currè, ma la mattina della sentenza stranamente non si presenta in tribunale. Quella stessa sera un maresciallo dei Carabinieri avvisa Dario che Giulia Maiorino è rimasta coinvolta in un incidente, un furgoncino l’ha investita, è morta. Nessuno sospetta niente, ma Dario è diffidente sulle cause, la zona del ritrovamento evoca vicende inquietanti, e Luca è convinto ci sia di mezzo il nuovo compagno, un procuratore di calcio. Iniziano loro a indagare, separatamente, ed emergono nessi con loschi omicidi di nove anni prima, poi con speculazione edilizia, millanterie accademiche, scavi mancati di siti archeologici, traffico di reperti e scambisti. Si rischia.
L’ottimo scrittore e sceneggiatore toscano Giampaolo Simi (Viareggio, 1965), protagonista del Premio Camaiore di Letteratura Gialla dal 2003 al 2013, vincitore del Premio Scerbanenco nel 2015, prosegue una succosa serie di successo, narrata in prima dal protagonista. Dopo vent’anni professionali da nerista a Roma, Dario Corbo è ormai il consolidato direttore della comunicazione e delle relazioni esterne della Fondazione Thomas Beckford, il padre di Nora, grande notissimo scultore inglese. Deve evitare stress per ragioni di salute ma gli stress non lo scansano per ragioni altrettanto vitali. Era stato bene con Giulia, lo ha lasciato lei (imputandogli di essere un presbite affettivo) e lui si è convinto che a quel tempo “la felicità ha coinciso col non capire nulla, o quasi”. Ora né lui né Luca hanno potuto salutarla, neanche dirle addio (da cui il titolo del nuovo bel romanzo). Certo, da anni pensa sempre e solo alla magnifica Nora, occhi color nebbia e capelli neri, ma rispettarne gli interessi impone scelte audaci e amarla stanca, “è una marcia nel deserto”, difficile rifiutare altre attenzioni sessuali nel folle mondo delle mostre e dei vernissage. Del resto, se si frequentano artisti ci toccano psicolabili, l’autore e Dario ne sono ben consci: “tolga dalla storia dell’arte i depressi, gli ossessivi e gli psicotici, gli schizofrenici e gli antisociali… le toccherà eliminare, che so, Caravaggio, Van Gogh, Modigliani, Ligabue, Munch, Bacon e via andare. Senza pensare all’ego di gente come Picasso e Warhol…”. Già. Meglio trasgredire con ouzo e birra, lo champagne RD 2012 costa davvero troppo. Negli anni Novanta i Red-Hot-qualcosa piacevano (motivatamente) da matti a tutti gli amici di Dario, ora sono in sottofondo nel negozio dei surfisti, Luca e il padre forse avranno un futuro.
v.c.
Recensione Superficie
Superficie
Oliver Norek
Traduzione di Maurizio Ferrara
Giallo
Rizzoli Milano
2022 (orig. 2009)
Pag. 330 euro 18
Valerio Calzolaio
Parigi e Aveyron. Primavera 2019. In borghese i poliziotti dell’antidroga fanno irruzione alle 6 di mattina in un appartamento al secondo piano di un edificio fatiscente della periferia parigina. La capitana Noémie Chastain è in prima linea, come sempre, caposquadra non è solo un titolo. Sanno che dentro, insieme a 25 chili di cocaina, c’è Sohan, una sudicia carogna di spacciatore armato fino ai denti, che probabilmente non si sarebbe fatto prendere senza sparare. Entrano con meticolosa attenzione, ma la reazione è fulminea: Noémie si becca in pieno viso il colpo di un fucile da caccia. Il suo vice Adriel è anche il suo compagno, spara due volte e fa arrestare il criminale, s’inginocchia e si dispera, la portano d’urgenza all’ospedale militare Percy: l’operazione chirurgica di “salvataggio” dura sette ore e trenta minuti, a suo modo perfetta. La parte destra della faccia era stata quasi interamente strappata via: oltre sessanta punti di sutura per il riposizionamento della guancia, cicatrice circolare di venti centimetri, un brutto segno per ognuno dei pallini di piombo, metà del cuoio cappelluto (bruciato) rasato, tre placche metalliche per la mandibola (fratturata), contingenti mutismo fisico e occhio nero pieno di sangue. Lo psichiatra dovrà essere bravo e Melchior sa di avere varie pazienti in quella sola persona, a rischio psichico: la poliziotta che vorrebbe riprendere servizio, la donna che pensa di aver perso la femminilità, la bambina morta di paura, l’adulta che convive con un’estranea. Dopo il mese di convalescenza si è visto che Adriel non ha retto la prova: l’ha lasciata sola affettivamente e poi la boicotta sul lavoro al leggendario Bastione. La mandano nella sperduta campagna, una tranquilla missione per chiudere il locale commissariato, dove la accoglie un simpatico tenente figlio del sindaco. Solo che presto vengono fuori orrendi crimini dal passato. E cercano di ucciderla. Quel mese sarà dura.
Splendido il nuovo romanzo giallo di Olivier Norek (Tolosa, 1975), nipote di un sottufficiale della Legione Straniera, già operatore umanitario in Guyana ed ex Yugoslavia, poi poliziotto per 18 anni dalla strada fino al grado capitano nel noto distretto Seine-Saint-Denis, infine dal 2013 competente scrittore polar. Dopo l’interessante e apprezzata Trilogia 93 (della Banlieue), qui tutto è azzeccato e maturo, ben congegnato e scritto, praticamente mai già così (piacevolmente e curiosamente) da leggere. L’ambientazione non sono tanto le solite piccole comunità di paesini isolati (sei mila cittadini di un dipartimento in Occitania), quanto una versione aggiornata degli ecosistemi delle piccole aree di campagna-montagna, qui sostanzialmente ridisegnato dalla costruzione di una diga venticinque anni prima, all’origine delle dinamiche attuali (ci sarà pure da sommergersi nel lago artificiale di Avalon per capire il vecchio e infine da svuotarlo, lo si ritrova in copertina). La protagonista femminile (narrata in terza persona, quasi fissa e al passato) è certo bella di aspetto, rossa di capelli, dura di carattere, una nemmeno 40enne vissuta e di notevole esperienza (sei anni alla Omicidi, otto all’antidroga), ma appare come un probabile inedito letterario, appena sfigurata e alle prese con una nuova oggettiva e soggettiva identità, esplorata grazie al bravissimo esperto psichiatra 50enne Melchior, con un giustificato contorno di complicati affetti e amicizie (un cane malandato e un bello sensibile aiuteranno molto), tutti personaggi e relazioni ispirati a biografie reali. La storia serve all’uopo, mescola quel che si era prima della diga (con tre bambini sul punto di scomparire e i relativi rapporti) e quel che si è diventati dopo (quando per caso riappare un fusto con uno scheletro), il profilo poliziesco-criminale riguarda vecchio e nuovo caso, un tragico miscuglio di segreti e misfatti, sempre con l’adrenalina giusta. Soprattutto a determinare ammirazione è il fresco efficace saggio stile narrativo, “interno” alle procedure ma non pedante, secco ma non arido, coinvolgente e incalzante, per far venir fuori quel che sempre cova sotto la superficie (da cui il titolo) dopo il comune (superficiale) impatto con i sensi e con le parole, con i corpi e con le menti. In questo la deturpata No Chastain risulterà ostinata e precisa, profonda e ironica, risolutiva. Rum e altri analgesici. Impariamo molto anche sul cervello (bravo a farci ammalare) e sul viso (ventuno emozioni dirette oltre alle microespressioni, la sola parte del corpo che usa i cinque sensi, aperto al mondo).
v.c.
Recensione Annotazioni su un caso delicato
Annotazioni su un caso delicato
Michael Robert Michon
Noir
Castelvecchi Roma
2022
Pag. 121 euro 15
Valerio Calzolaio
Bergamo. Ottobre 2007. L’ultrasessantenne Rodolfo Guarnieri è a colloquio con la signora Irma Zulìn nel salotto della pretenziosa villa sulle colline sovrastanti la Città Alta. Le dice che sta impostando la biografia del figlio Giorgio Valdameri, da poco morto suicida, per celebrarne da affettuoso amico (si sono conosciuti in Cina) le gesta imprenditoriali, essendo riuscito a trasformare un’attività modesta in un’industria all’avanguardia nella produzione di componenti elettronici (microchip di alta precisione), arrivata a fatturare oltre 240 milioni di euro, fiore all’occhiello della zona. Non ne ricava molto. Arriva anche il primogenito Guglielmo e cresce l’ostilità. Del resto, loro non sanno che Rodolfo in realtà è Sergio Segre, fino a cinque anni prima famoso ricco investigatore privato, ora ritirato a meritato riposo (a Sarnico sul lago d’Iseo dall’ottobre 2006, una suite in albergo), ma coinvolto dal 43enne commissario di Dalmine, Gaetano Triulzi, scrupoloso e sospettoso, incontrato in vacanza. I tenui dissapori sorti nella vita coniugale e qualche difficoltà nella gestione dell’azienda forse non giustificavano una grande depressione e il gesto disperato di buttarsi dal boscoso dirupo sopra una cascata. Il caso era stato archiviato, Sergio inizia a intrufolarsi sotto false identità e a spulciare documenti, contatta l’ex ragioniere contabile Federico Luosi, la domestica Emma e l’ex moglie Irina Petkovic (resasi irreperibile in Svizzera come Chiara Poli), informa segretamente e collabora con Triulzi per le verifiche. Sicuramente ci sono segreti e misfatti dietro le apparenze, falsità e ipocrisie: vale la pena andare fino in fondo.
L’imprenditore in pensione Michael Robert Michon (Londra, 1952) è cresciuto in Italia in seguito alla morte improvvisa del padre, presto coinvolto nei sani valori del movimento del Sessantotto, dai quali ha convintamente ereditato l’amore per la natura e per i viaggi (in Afghanistan nel 1972), la passione per libri e musiche. Dopo gli studi classici, ha avuto successo in campo produttivo, continuando a interessarsi di filosofia e psicologia. Giunge ora all’apprendistato nel romanzo, un testo breve, narrato in prima persona al passato dal protagonista (tendenzialmente seriale?), con frequenti introspezioni. Sergio aveva lavorato per vent’anni negli Stati Uniti al servizio di gente ricca e insospettabile o di multinazionali, collaborando con strutture di intelligence e con i federali, evitando ogni legame stabile, finché si era reso conto che si era spinto lontano dalle cose che contano davvero nella vita. Resta solitario e continua ad amare il suo (ex) lavoro, come un cane da tartufo verso il crimine, un investigatore in crisi di astinenza, sollecitato su un caso di delicate dinamiche familiari e affettive, da annotare e decifrare (da cui il titolo). L’opera è gradevole, ritmo lento e sconsolato sulle continue abiezioni della natura umana. Liquori artigianali, grappe, cognac in discreta quantità. La musica dei grandiosi scenari naturali.
v.c.
Recensione Come d’Arco scocca
Come d’Arco scocca. Il castello di Arco attraverso i secoli in tredici racconti
Giancarlo Narciso (a cura di)
Racconti
Borderfiction, Arco (Tn)
2022
Pag. 376 euro 15
Valerio Calzolaio
Arco, lago di Garda. Forse da più di un millennio. Il castello d’Arco, costruito su uno sperone roccioso sopra un magnifico paesaggio, ha segnato la Storia del Tirolo Meridionale, straordinaria opera di ingegneria militare. Tredici bravi scrittori sono stati chiamati a raccolta per raccontarne momenti e abitanti salienti. In “Come d’Arco scocca” Barozzi, Cappi, Colitto, Patrizia Debicke, Gori, Leoni, Gian Luca Margheriti, Giancarlo Narciso (ideatore e curatore), Porazzi, Saffi, Claudia Salvatori, Giada Trebeschi hanno ridato vita a personaggi reali come Cubitosa, rinchiusa a languire in cella sulla torre, o Antonio, trucidato nel cortile (che continua a infestare da fantasma), oppure rievocato eventi clamorosi (folli imprese, difese e saccheggi) e fasi storiche di illustri transiti o frequentazioni. Su tutti i testi un’accurata opera di revisione e consulenza è stata svolta dal professor Turrini e dall’architetto De Franco, a garanzia di un fertile intreccio tra fiction e no fiction.
v.c.
Recensione Diabolik dietro la maschera
Diabolik dietro la maschera.Indagine sul Re del Terrore
Aldo Dalla Vecchia
Prefazione di Gabriele Acerbo
Letteratura e Fumetti
Graphe Perugia
2022
Pag. 102 euro 9
Valerio Calzolaio
Milano. Primi Sessanta. Le due colte sorelle Giussani, Angela (1922-1987) e Luciana (1928-2001) inventarono Diabolik in b/n, un protagonista ladro e assassino, eroe indimenticabile e perpetuo del fumetto nero, con immediato enorme successo. Già nel 1964 il produttore Dino De Laurentiis e il regista Mario Bava ne trassero un film, siamo nel 2022 e sono attesi i due sequel di quello uscito a dicembre 2021 a cura dei fratelli Manetti Bros. Il giornalista e autore televisivo Aldo Dalla Vecchia racconta nel completo saggio “Diabolik dietro la maschera” vita e miracoli del mitico criminale. Dalla nascita del nome (“C’era una volta una kappa”) all’archivio (“diaboliko”) scopriamo informazioni e particolari sulla prima casa editrice Astorina e le successive; sui caratteri, gli affetti, l’antagonista (alla pari) e i comprimari del personaggio; sulle sue evoluzioni e sull’evoluzione cartacea e multimediale; sui risvolti culturali e sui frequenti emuli. Esaurienti note, citazioni e bibliografia.
v.c.
Recensione Eden
Eden
Sara Bilotti
Giallo psicologico
HarperCollins Milano
2022
Pag. 379 euro 18,50
Valerio Calzolaio
Bologna. Di recente. Giulia Meyer decide di trasferirsi da Napoli a Bologna, la città della sorella Silvia, appena morta: non è convinta che si tratti di suicidio, soprattutto dopo aver ricevuto nella cassetta dell’università di cui è la bella docente più giovane, lei che si sente un nulla malleabile, abituata a ignorare occhiate fameliche, frecciatine viscide, cordialità ipocrite. Erano crescite insieme urlanti in una villa di Calau in Germania, poi ognuna per la sua strada. Al funerale aveva visto tanti colleghi di Silvia all’università di Bologna, quasi tutti anziani tranne due più giovani e belli: il mercante d’arte Lorenzi e il docente di Estetica Gabriele Giordani, proprietario di Eden, una meravigliosa villa. Scopre che Silvia aveva iniziato lì lavori di restauro su tele segrete e si era innamorata di Gabriele. Giulia comincia a frequentare proprio “Eden”, il nuovo bel giallo psicologico di Sara Bilotti (Napoli, 1971), fra paradisi e inferni, un poco artistici e molto terreni.
v.c.
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