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Libri. Sette recensioni, tre lunghe, quattro brevi…

di Valerio Calzolaio

Don Winslow. Fonte internet

Don Winslow. Fonte internet

Città in fiamme
Don Winslow
Traduzione di Alfredo Colitto
Noir
HarperCollins Milano
2022 (orig. City on Fire)
Pag. 398 euro 22 (dopo la fine a pagina 376, si può leggere l’anteprima del prologo e dei primi due capitoli del secondo volume della trilogia, Città di sogni)
Valerio Calzolaio
Providence, Rhode Island. Agosto 1986 – Natale 1988. L’irlandese Danny Ryan, vicino ai trent’anni, spalle larghe, un metro e ottantatre, capelli castani verso il rossiccio, è seduto accanto alla moglie Terri Murphy (capelli neri, occhi viola) e a due coppie di cari amici sulla spiaggia davanti alla casa del boss italiano Pasquale Pasco Ferri. Vede uscire dall’acqua una magnifica ragazza e capisce che porterà guai. Lei è Pam, sta con Paul Paulie Moretti, il fratello piccolo della gang mangiaspaghetti. L’irreparabile accade quella sera: al party dell’estate, lo scavezzacollo degli irlandesi Liam, fratello dell’amico prediletto e della moglie di Danny, tocca un seno a Pam, gli italiani lo pestano a sangue ma sopravvive e, all’uscita dall’ospedale, la ragazza si mette proprio con lui, addirittura si sposano. È la guerra. Da quarant’anni irlandesi (di base a Dogtown) e italiani (a Federal Hill) erano amici. Alleati da generazioni, fronte comune (civile e criminale) contro altri, pubblici e privati. Capaci di controllare polizia e commerci. Gli irlandesi avevano i moli, gli italiani il gioco d’azzardo, e si dividevano a metà i sindacati. Gestivano insieme il New England. Tutto distrutto dopo una notte impazzita, una scintilla casuale per un incendio che comunque covava, lentamente e progressivamente, fra bande sia etniche che criminali. Danny, quando il padre era stato scalzato dal comando per propri errori, aveva provato a fare un lavoro duro e pulito, il pescatore di pescespada, inevitabilmente era tornato ad aiutare rispetto ai racket, ai prestiti a strozzo, ai furti. Ora fa il violento esattore. La sera prima avevano rapinato un camion di vestiti Armani nel Massachusetts occidentale. È un marito fedele, e Terri non riesce a rimanere incinta, adesso si trova a dover guerreggiare. Nei mesi e negli anni muoiono a decine, dovrà fare il capo (e il padre). Verso ovest.
Primo magnifico atto della nuova trilogia (già tutta scritta) dell’eccelso scrittore americano Don Winslow (New York, 1953) che ha repentinamente annunciato il successivo ritiro dalle scene letterarie. Il libro è uscito in contemporanea in decine di paesi, subito avanti nelle classifiche, a primavera 2022 Winslow sta facendo un tour promozionale di notevole successo in oltre trenta città americane ed europee, è sfinito (e invece vorrebbe dedicarsi a tempo pieno a impedire la possibile rielezione di Trump nel 2024). Come spesso in precedenza, la narrazione è in terza varia al presente, qui vi sono tre parti (la seconda da ottobre 1986 a marzo 1987, lì il titolo è quello dell’intero romanzo e Danny responsabilmente si “trasforma” in lucido stratega, pur con forze inferiori), ognuna con esergo tratti da Omero e Virgilio (Iliade ed Eneide), ognuna con vari capitoli (in tutto trentatre) e ficcanti dialoghi. Lo stato e il capoluogo (quelli in cui Winslow è cresciuto) sono messi a ferro e fuoco (da cui il titolo). Volutamente, niente di esatto storicamente, tutto plausibile e realistico. Danny è certo il principale protagonista, promosso sul campo, ma il romanzo appare polifonico e corale, buoni (leali) e cattivi (egocentrici) stanno su entrambi i lati del conflitto, tanto quanto fra chi assiste dall’esterno o dovrebbe amministrare giustizia. In sottofondo, il male infernale dell’eroina, spacciatori e consumatori. Di continuo l’autore dispensa magnifici sensibili inserti biografici, funzionali alla storia, in particolare su tre donne cruciali: Pam Davies, Cassie Murphy, sorella maggiore di Terri abusata da ragazzina, e Madeleine, la madre di Danny che lo aveva abbandonato da piccolo. La guerra non è mai ordinata, in ogni campo scattano competizioni e gelosie, accanto a rigide cieche fedeltà e al bisogno di insospettabili alleanze. Segnalo la farfalla monarca, a pag. 226. Vino e whisky, inseparabili a distanza. Canzoni italiane e irlandesi d’epoca, separate ma universali, chiunque le canti. Bruce Springsteen, ringraziato cantore dei medesimi luoghi.

v.c.

Recensione Noi, umani

Noi, umani
Frank Westerman
Traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo
Comunicazione scientifica
Iperborea Milano
2022 (orig. 2018)
Pag. 338 euro 18,50
Valerio Calzolaio
Pianeta, isole e terreferme. Sulle tracce dei nostri antenati. Il resto umano più antico dei Paesi Bassi fu trovato da un escursionista tra i detriti sputati sulla costa dalla pompa di una draga nel 2009. Era un frammento di cranio con una protrusione sopra le orbite oculari assente nell’uomo moderno, apparteneva al cacciatore Krijn, uomo di Neanderthal che vagava nella steppa dei mammut nel delta dei fiumi Tamigi, Reno e Mosa, tra i centomila e i quarantamila anni fa. Come sappiamo, la superficie terrestre, variabile rispetto a ciclici e specifici abbassamento e innalzamento del livello dei mari, è disseminata di fossili. Sulle isole, pertanto, troviamo un’evoluzione biologica che rompe ogni presunto normale lineare ordine. Se ne erano accorti separatamente sia Alfred Russell Wallace che Charles Darwin per le specie vegetali e animali che andavano valutando e comparando meno di due secoli fa. Successivamente si è visto valere parzialmente anche per le specie e le forme del genere Homo. Nel 2003 sull’isola indonesiana di Flores (a est della linea di Wallace, australe e non più asiatica) fu trovato lo scheletro del nano Flo, una donna perfettamente formata che da viva doveva essere alta un metro e quattro centimetri e aveva altre “anomalie” anatomiche rispetto a noi sapiens (pur essendo vissuta nelle ultime decine di migliaia di anni, in compresenza terrena con noi): il volume cerebrale di uno scimpanzé, arti da posizione eretta, piedi piatti adatti a percorrere lunghe distanze, che fecero individuare allora la specie Homo floresiensis. Su quell’isola la fauna abbondava di formati “anomali”, specie animali di proporzioni enormi (ratti e cicogne) oppure minuscole (elefanti), gigantismo e nanismo insulare. Vale proprio la pena approfondire e intersecare l’argomento con viaggi e ricerche di varie discipline. Partiamo insieme.
Il bravo scrittore ex giornalista inviato speciale Frank Westerman (Emmen, Olanda, 1964) nell’ottobre 2016 insegnò Reportage all’Università di Leida come guest writer. Iniziò le lezioni, spiegò subito ai propri studenti che scrivere un reportage è il frutto della capacità di stupirsi e propose loro a prendere parte al progetto di far nascere un libro investigando sui fossili, tramite letture, raccolta di dati empirici, visite, interviste e, soprattutto, il confronto collettivo sulle domande giuste e sui continui dubbi di esperti e autodidatti. Appese una carta geografica dell’Indonesia, segnalò che probabilmente potevano contarsi 17.508 isole, di cui più o meno un migliaio abitate, perlopiù oggi da islamici ma non solo (Bali induista, Ambon protestante, Flores cattolica). Come guida preliminare scelse l’archeologo missionario Theodor Verhoeven (1907-1990) e, insieme agli studenti (in parte diffidenti o riottosi), provò a lavorare come in una squadra investigativa, seguendo piste da fare invidia a uno scrittore di gialli. Il reportage non è un mollusco, ma un genere che appartiene alle forme vertebrate del racconto, che trae forza da una spina dorsale di fatti. E da una quindicina d’anni Westerman ne è maestro: pure in questo avvincente volume riesce a narrare scientificamente aspetti cruciali dell’evoluzione umana dalle origini, al confine fra romanzo e saggio, con riferimenti bibliografici finali ma senza indici di nomi o argomenti, partendo sempre da un aneddoto o da una curiosità (spesso riferiti ovviamente al proprio paese) o da spunti di storia della scienza (compresi rivalità e rancori), evitando di voler mettere troppi punti fermi e lasciandosi continuamente disturbare da ulteriori interrogativi.

v.c.

Recensione Il mago di Riga

Il mago di Riga
Giorgio Fontana
Romanzo biografico
Sellerio Palermo
2022
Pag. 125 euro 13
Valerio Calzolaio

Barcellona. 5 maggio 1992. Ultima ufficiale partita di torneo di scacchi per Michail Tal’ (Riga, Lettonia, 1936 – Mosca 1992), “Il mago di Riga”, appassionatosi piccolo al gioco nello studio d’attesa del padre medico, maestro internazionale dal 1957, poi il più giovane campione del mondo della storia (1960) fino al 1985 (Kasparov), grande artista e attaccante pedonale, virtuoso e ironico, empatico e viveur, con i vizi del fumo e dell’alcol, oltre ai gravi problemi di salute. L’ottimo scrittore Giorgio Fontana (Saronno, Varese, 1981) narra in terza persona al passato lo svolgimento esatto di quella partita (secondo il successivo resoconto tecnico dell’avversario Vladimir Akopian) inserendovi i romanzati pensieri di Tal’, accanto a plausibili brevi spunti sui suoi trascorsi biografici, ricordi aneddoti memorie storie tratti da una appassionata ricerca documentaria. Morrà scheletrico nemmeno due mesi dopo quella partita, resta indimenticabile nella teoria e nella pratica degli scacchi.

v.c.

Recensione Dedicato a Enrico Berlinguer

Dedicato a Enrico Berlinguer. Per un mondo nuovo di pace e di giustizia
Con una selezione di suoi testi
Gianfranco Nappi
Politica
Infiniti Mondi Napoli (numero speciale)
2022
Pag. 255 euro 20
Valerio Calzolaio

Italia. 1922-1984. Il 25 maggio 2022 ricorre il centenario della nascita (a Sassari) di Berlinguer. L’ex deputato campano Gianfranco Nappi (San Paolo Bel Sito, Napoli, 1959) raccoglie in un bel volume alcune acute meditate riflessioni (“appartengo all’ultima generazione venuta alla politica” con lui), un breve racconto che gioca con la storia (se non fosse morto a Padova durante la campagna elettorale per le europee 1984) e una selezione di testi e interventi del segretario, scritti fra il 1977 e il 1984. Le introduzioni a “Dedicato a Enrico Berlinguer” sono inevitabilmente due: la prima, redatta immediatamente dopo l’aggressione russa in Ucraina e l’inizio della guerra (“nessuno sa come finirà. Quando. Con quali ulteriori costi…”), s’immerge nell’attuale crisi organica del mondo; la seconda spiega (con rimandi e citazioni di illustri personalità) la permanente forza ispiratrice dell’esperienza berlingueriana di direzione del Partito Comunista Italiano, soprattutto negli ultimi anni.

v.c.

Recensione Le carte liberate

Le carte liberate. Viaggio negli archivi e nei luoghi delle colonie penali della Sardegna
Vittorio Gazale e Stefano A. Tedde
Storia penitenziaria
Carlo Delfino Sassari
2016
Pag. 381
Valerio Calzolaio

Sardegna. Da oltre un secolo. Le colonie penali nascono circa due secoli fa e con l’Unità entrano nella legislazione italiana. In Sardegna vengono istituite a fine Ottocento con l’obiettivo di bonificare e rendere produttivi terreni marginali, generalmente paludosi e infestati dalla malaria. A oggi sono otto le esperienze che possono essere analizzate: i due pioneristici esperimenti di San Bartolomeo (annesso al bagno penale di Cagliari) e Cuguttu (Alghero); le tre dismesse di Castiadas, Tramariglio e Asinara; quelle ancora attive di Isili, Mamone e Is Arenas. Attraverso una lunga ricerca archivistica e documentaria, la collaborazione delle carceri e il lavoro di molti detenuti appositamente formati, Vittorio Gazale e Stefano A. Tedde hanno curato e redatto un interessante volume di grande formato, con numerose foto d’epoca. Non poteva che chiamarsi “Le carte liberate”, centinaia di storie emozionanti, testimonianze, azioni e reazioni dei reclusi inserite nel ricco contesto storico.

v.c.

Recensione Un salto da Nino

Un salto da Nino. Abbecedario della Libreria del Teatro
Pierluigi Tedeschi
Storia e geografia
Consulta librieprogetti Reggio Emilia
2021
Pag. 233 euro 18
Valerio Calzolaio

Emilia. 1915-2021 e oltre. Da oltre un secolo a Reggio Emilia c’è una bella antica libreria. Chi la rilevò nel 1960 la ribattezzò Libreria del Teatro, ne fece un disordinato straordinario punto d’incontro nazionale aperto al confronto inatteso e non omologato, quasi 24h24 per lettori bibliofili curiosi poeti bambini intellettuali (basta vedere l’indice dei nomi). E iniziò pure il mestiere di spericolato editore. Nino Nasi (1927-2016) ha quindi offerto spunto postumo e sostanza culturale per fare anche noi “Un salto da Nino”, interessante divertente testo abbecedario dalla A di Amicizia (per la magnifica collezione de Il Piccolo Principe) alla Z di Zaratan (una lettore apocrifa del libraio), scritto ora dal veterinario scrittore Pierluigi Tedeschi (Reggio Emilia, 1963), con foto illustrazioni documenti; ricordi, interviste e tante altre collaborazioni; una postfazione di Panarari e anche racconti originali di quattro amici autori (Caliceti, Contiero, Ivanna Rossi, Zamboni).

v.c.

Recensione Gli Altri siamo noi
Gli Altri siamo noi. Perché tradire la democrazia scatena il Jihad
Andrea Nicastro
Prefazione di Alex Zanotelli
Politica e Religione
Rubbettino Soveria Mannelli
2021
Valerio Calzolaio
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1991-2021. Trent’anni di mondo musulmano. I giornalisti cercano di raccontare quel che vedono e spesso luoghi e situazioni che incontrano per i propri lettori sono ben diversi da quel che credevano prima di arrivare. Così, talora, riflettono, si fanno domande, studiano, approfondiscono. Sanno che aver paura degli Altri è utile: suggerisce prudenza e ci può far risparmiare brutte esperienze; a volte però quella stessa paura ci rende incerti e manipolabili. La diffidenza verso l’Altro è un riflesso indispensabile alla coesione interna di entità astratte come sono le comunità di villaggio, di razza, di Stato, di nazione. Comunità che esistono solo perché noi le pensiamo, ne immaginiamo confini e caratteristiche, intrecciando poi legami affettivi o ideali. E questo vale sia per le comunità di appartenenza del giornalista che racconta e dei suoi lettori, sia per le comunità di cui deve fare la cronaca in presa diretta. Da una ventina d’anni (all’incirca dal settembre 2001) anche il tempo che stiamo vivendo qui (nel mondo libero occidentale) ha trovato i suoi Altri. A causa del terrorismo islamista la nostra vita è cambiata. L’Islam è tornato a preoccuparci come ai tempi dei pirati saraceni. Per meglio proteggerci, abbiamo cambiato le leggi con il risultato di togliere anche a noi stessi libertà e, spesso, dignità. In questo libro (e nello spettacolo teatrale che ne è derivato) si cerca di capire che cosa pensano quegli Altri che ci spaventano. L’obiettivo è sapere in base a quali informazioni gli Altri agiscano, condannarli se e quando è il caso, ma non giudicarli pazzi o nemici perché è semplicemente troppo faticoso ascoltare quel che hanno da dire.
L’ottimo giornalista Andrea Nicastro (Milano, 1966), laureato in storia contemporanea e studioso di relazioni internazionali, da decenni è inviato speciale del Corriere della Sera in luoghi di conflitti e tensioni e ha vissuto lungamente tra Afghanistan, Iraq, Iran, Libano e altri Paesi islamici, scrivendo ora un bel testo per illustrarci quegli Altri. Secondo lui “davanti al jihad così come davanti al declino sovietico o alla crescita cinese la nostra risposta avrebbe dovuto essere diversa. Sarebbero state necessarie relazioni internazionali basate sul rispetto e non sulla forza, sullo sviluppo e non sullo sfruttamento”. Significativi i titoli del prologo e dei dieci “atti” del testo: 1991, odio balcanico, o della tossicità degli –ismi; 1999, la palestra cecena, o di come l’islamismo si innestò sul nazionalismo; 2001, il mondo dopo l’11 settembre, o di come l’islamismo diventò terrorismo; vita quotidiana tra bombe e veli, o dell’importanza di sopravvivere; gli imperi generano mostri, o del Potere che conserva sé stesso; 1953/1979, Iran shahid invece di riformisti, o delle democrazie che allevano tiranni; 1979/oggi, lo Stato Sociale val bene una “messa”, o di come l’islamismo conquista cuore e menti; 1948/oggi, il laboratorio israelo-palestinese, o di come la sconfitta renda martiri; 2003/2017, Iraq banane e sangue, o di come non si esporta la democrazia; 2009/oggi, primavere arabe e proxy wars, o di come tradire le promesse e farne un affare; oggi-domani, perché la pace conviene, o di come possiamo salvarci insieme. Ricorda Alex Zanotelli nella sentita prefazione: “in quanto occidentale, sono cresciuto con mille pregiudizi nei confronti dell’Islam. Ho respirato cultura antiaraba e antislamica in particolare negli Usa, dove ho studiato per otto anni”, poi da missionario ha dovuto immergersi seriamente in quel mondo che non conosceva e dove ha visto morire di fame, di guerre e di inquinamento prodotti del nostro sistema. La postfazione è della giornalista Francesca Mineo che con Nicastro ha scritto e interpretato la piéce teatrale connessa al libro.

v.c.
Islam
https://www.giornalemetropolitano.com/gli-altri-siamo-noi-20-anni-di-cronaca-insanguinata-islamica-raccontata-dal-giornalista-andrea-nicastro/

Recensione π
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π. Tratti di una storia
Ugo Leone
Biografia
Doppiavoce Napoli
2022
Pag. 59 euro 12
Valerio Calzolaio

Pietro Greco nacque a Barano d’Ischia il 20 aprile 1955, la vita gli è sfuggita di cuore e di mano il 18 dicembre 2020, fu chimico e giornalista, divenendo il più bravo comunicatore scientifico della sua e nostra epoca. Ha scritto di tutto e di più: una settantina di libri; centinaia di curatele, prefazioni, introduzioni, saggi; migliaia di recensioni; oltre 1500 pezzi solo nel periodo della pagina Scienza dell’Unità; trasmissioni radio e tv, soprattutto per Radio Tre Scienza; relazioni conferenze lezioni. Ha girato in lungo e largo l’Italia, seguito eventi internazionali, intervistato scienziati e Nobel (da ultimo l’amico fisico Giorgio Parisi). Raccontarne minuziosamente opere e gesta sarebbe un dovere sociale e accademico. Intanto, si cominci a leggere questa utile preliminare breve biografia: “π. Tratti di una storia”. Non poteva che scriverla un grande ambientalista e studioso, l’amico Ugo Leone (Napoli, 1940), che aggiunge una bella lettera alla sua collana delle parole.

v.c.

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