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ItaliaNostra. Il rilancio dell’entroterra attraverso il sistema integrato della montagna. Nuovi progetti con la solita vecchia logica: lo sfruttamento del territorio a danno delle generazioni future.

Foto Pintura_mirko-paganelli

Foto Pintura_mirko-paganelli

Rinnovamento degli impianti di risalita, nuovi alberghi, un impianto di glamping (da glamour + camping, per un campeggio di lusso) e, dulcis in fundo, piste da sci costituite da un manto in materiale sintetico per sciare anche d’estate, il tutto infarcito di concetti altisonanti, ripetuti allo sfinimento e non sempre in maniera corretta, quali sostenibilità, rigenerazione, trasversalità, bioarchitettura, tecnologie modernissime (riferito ad ogni elemento da realizzare), de-stagionalizzazione, turismo lento, “fare sistema”: questa è l’istantanea della presentazione del “sistema integrato della montagna”, la proposta di un nuovo sistema turistico per il rilancio del nostro entroterra con l’utilizzo di fondi del PNRR, tenutasi in pompa magna lo scorso 20 aprile a Sarnano, alla presenza, tra gli altri, del presidente regionale Francesco Acquaroli e del suo assessore alla ricostruzione Guido Castelli.

Il turismo costiero è il faro di tutta la proposta. I suoi numeri, i suoi flussi monetari, i suoi servizi sono il fumo negli occhi utilizzato per coprire i devastanti impatti che quel tipo di fruizione ha su quei luoghi: dall’elevato inquinamento atmosferico all’abbattimento della qualità della vita dei suoi abitanti, per arrivare all’azzeramento della biodiversità.

Le analisi citate durante le varie relazioni, realizzate da alcune università marchigiane, anche se ampliamente argomentate, son apparse forse un pò troppo deboli perché compiute a sostegno di un progetto di fatto predefinito. Se le analisi presentate son state ricche di riferimenti e di dati, seppur provenienti da ambiti quasi sempre generici e sovralocali, il progetto, per come è stato presentato (con tanto di presentatore televisivo), è apparso altamente nebuloso e vago, finalizzato alla sola numerazione dei potenziali effetti benefici in esso contenuti. Nessuna quantificazione, nessuna previsione: si è assistito solamente all’evocazione di embrionali scenari futuri, senza nessuna verifica in termini spaziali o economici di quanto si stava proponendo.

Alcuni flash su quanto abbiamo ascoltato.

Si è parlato di impianti illuminati anche di sera, perché il turista bisogna farlo fermare a Sarnano per più giorni (basta turismo mordi e fuggi!) con la proiezione di alcuni render di ipotesi progettuali talmente legate a quei luoghi che potranno essere tranquillamente riutilizzate dai progettisti anche per proposte di riqualificazione di un lungomare di una qualsiasi località californiana o per un resort di lusso in Qatar. Sarebbe stato interessante ascoltare un biologo o un botanico per valutare cosa sarebbe significato per la flora e la fauna di quei posti avere luci accese fino a tarda serata.

Si è parlato di utilizzare cannoni per l’innevamento artificiale per garantire l’utilizzo degli impianti almeno per cento giorni all’anno (nella stagione appena conclusa, gli impianti di Sassotetto sono stati in funzione per 59 giorni, fonte: Sassotetto srl).

 

Sarebbe stato interessante ascoltare un geologo per ragionare su come si potrà compensare il prelievo delle acque da utilizzare per garantire il necessario equilibrio idrologico di quella zona. Sarebbe stato interessante ascoltare anche in questo caso un botanico per capire la differenza di impatto per la flora presente tra un manto in neve naturale e uno in neve tecnica (guai a chiamarla neve artificiale, perché suona male…).

Ad un certo punto si sono addirittura evocate ipotetiche fake news sul surriscaldamento globale, ma il riferimento a studi che attestano l’aumento delle temperature medie di due gradi negli ultimi 60 anni è rimasto completamente sullo sfondo…

La conclusione della presentazione è stata lasciata all’architetto Andrea Silipo, presidente della “Sassotetto srl”, soggetto privato gestore degli impianti di Sassotetto, proponente di tutta l’iniziativa. Nel proseguire le evocazioni dei precedenti relatori, il presidente ha anche richiamato un potenziale rischio: quello legato alla necessità di avere tutte le autorizzazioni necessarie per il progetto entro il 15 giugno di quest’anno. Il rischio richiamato sarebbe quello di perdere le condizioni per creare il lavoro e quindi la sopravvivenza per le persone che vivono a Sarnano e dintorni. La Sassotetto srl è pronta ad “investire” sette milioni di euro dei 36 previsti per la realizzazione di questo progetto. Nel messaggio, tra le righe, si leggeva che il settore pubblico, a fronte di quell’impegno, dovrebbe autorizzare la spesa dei restanti 29 milioni senza creare troppi intralci, mettendo da parte le sue prerogative di controllo e andando contro le sue funzioni di perseguimento dell’interesse pubblico: il parco dei Sibillini ed il MIBAC (tramite la soprintendenza regionale), tra gli altri, dovrebbero chiudere gli occhi e firmare le autorizzazioni di competenza per interventi che andranno a stravolgere proprio le condizioni rappresentate nelle tante immagini di bellezza che sono presenti in quei luoghi, frutto anche della loro azione di conservazione e tutela dei patrimoni paesaggistici e ambientali. Immagini e scenari che oggi si vogliono andare a vendere al mercato del turismo ma che saranno di fatto cancellati da ciò che si intende realizzare.

Quello dell’ambiente è un bene comune per la cui gestione è necessario un continuo dialogo tra tutte le componenti che lo abitano, anche le più deboli. Affinché tale gestione diventi finalmente virtuosa, per una reale trasmissione alle future generazioni di un ambiente vitale, è sempre più necessario un cambiamento di paradigma che rimetta al centro una rapporto finalmente equilibrato tra il territorio e le comunità che lo abitano, in cui sia garantita ed agevolata la vita delle persone ma con queste che si preoccupano di far rigenerare l’ambiente per ciò che ha prodotto, affinché possa continuare a farlo.

Per cui, altre dovrebbero essere le finalità da perseguire da parte dei nostri amministratori. Così come altre dovrebbero essere le progettualità che si dovrebbero iniziare a mettere in campo. A quando una reale inversione di tendenza?

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