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Dialoghi in corso. Eugenetica nazista e sterminio dei disabili

Fonte internet

Fonte internet

fonte: www.scuolaememoria.it

Nel luglio 1933 il regime nazista promulga la legge per la sterilizzazione forzata di disabili psichici e fisici: è il primo atto del programma eugenetico che porterà all’uccisione di decine di migliaia di uomini, donne e bambini

Eugenetica nazista e sterminio dei disabili

“Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un’opera grandiosa, più grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese”. Con queste parole, pubblicate nel “Mein Kampf” nel 1925, Adolf Hitler identifica fin dal principio della sua azione politica quella che sarà una delle priorità del futuro regime nazista: il programma eugenetico per l’eliminazione dei disabili di “razza ariana”.

Il testo citato, così come le prime leggi che il governo nazista promulgherà nel luglio 1933 e nell’ottobre 1935, evidenzia il primo passo di tale programma: impedire che chi presenti “malattie” ereditarie possa avere figli. La “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie” del 1933 stabilisce la sterilizzazione forzata per le persone affette da patologie psichiche e fisiche quali schizofrenia, epilessia, cecità, sordità e ritardo mentale, oltre che per gli alcolisti cronici. La legge del 1935 su “La salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco” autorizza invece l’aborto nel caso in cui anche uno solo dei genitori sia affetto da malattie ereditarie.

Già con questi atti legislativi, il primo dei quali promulgato solo pochi mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler, il programma eugenetico viene inquadrato in un’opera di “purificazione” della “razza ariana” da ogni “difetto genetico”. Nonostante le proteste di parte della popolazione e l’opposizione di molti dei parenti, si stima che dal 1933 al 1939 tra le 200mila e le 400mila persone subiscano la sterilizzazione forzata.

Queste prime misure, sebbene inserite in un programma sistematico senza eguali, si inquadravano comunque all’interno delle teorie eugenetiche in voga nei primi anni del ‘900 ed erano condivise con altre nazioni. Per la Germania nazista, però, le sterilizzazioni forzate appaiono essere, fin da subito, solo il primo passo verso qualcosa di ancora più terribile. La propaganda di regime promuove infatti in quegli anni campagne di stampa e pseudo-documentari scientifici sia per promuovere il concetto di “igiene razziale” sia per mettere in luce i “costi” del mantenimento in vita dei disabili, le cui vite venivano definite come “indegne di essere vissute”. Questi contenuti di propaganda, che quasi sempre utilizzavano un tono cinicamente compassionevole nei confronti di chi soffriva di disabilità, non facevano altro che cercare di preparare l’opinione pubblica tedesca alla loro eliminazione fisica. Opinione pubblica che, però, manteneva al suo interno forme di dissenso verso le estreme conseguenze della visione eugenetica nazista.

Parallelamente alle sterilizzazioni di chi era ritenuto geneticamente inferiore, il regime intraprese azioni per sostenere la crescita demografica tedesca e, in particolare, dette il via a un progetto specifico per far nascere bambini della “più pura razza ariana”. Tale progetto, denominato Lebensborn (Fonte di Vita) e avviato nel dicembre 1935, si proponeva di “selezionare” donne tedesche ritenute “ariane pure” per far loro generare figli con membri delle SS e ufficiali dell’esercito: nei piani nazisti, questi avrebbero costituito la futura e “superiore” guida del Reich. Con le occupazioni naziste nella Seconda Guerra Mondiale, il programma venne esteso ad altri paesi del Centro-Nord Europa, con un’attenzione particolare riservata alla Norvegia. Contestualmente al programma finalizzato alle nuove nascite e sempre in un’ottica di rafforzamento demografico della “razza ariana”, nei paesi occupati dell’Europa orientale venne implementato il rapimento di quei bambini nei quali i nazisti ravvedevano caratteristiche somatiche affini a quelle ariane. Il programma prevedeva che questi giovanissimi, prelevati da orfanotrofi locali o talvolta sottratti ai propri genitori, venissero portati in centri specializzati, all’interno dei quali subivano un “processo di germanizzazione”, accompagnato da coercizioni psichiche e fisiche per far dimenticare loro le origini. Chi veniva infine ritenuto “idoneo” era dato in affidamento a famiglie tedesche, mentre chi opponeva resistenza il più delle volte veniva mandato nei lager. Secondo le stime più accreditate, i bambini rapiti dai nazisti furono circa 400mila, di questi circa 250mila furono quelli “germanizzati” e dati in adozione. Le conseguenze furono famiglie spezzate che non riuscirono a riunirsi neanche dopo la fine della guerra, decine di migliaia di minori rapiti e poi uccisi nei lager, altre decine di migliaia costretti a una nuova vita costruita su menzogne che avrebbe portato loro infiniti traumi. Sofferenze psicologiche condivise anche dai bambini nati all’interno del programma Lebensborn, che crescendo dovettero maturare la consapevolezza di essere figli di un esperimento eugenetico voluto da un regime e condiviso dai propri genitori biologici.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale offrì al regime la possibilità di far entrare anche il programma iniziato con la sterilizzazione forzata nella sua fase finale, quella dell’uccisione dei disabili. Hitler e gli altri responsabili del programma erano stati infatti consci del fatto che, in tempo di pace, per le prevedibili resistenze dell’opinione pubblica, sarebbe stato impossibile mettere in atto le uccisioni di massa. Dal 1939, senza però mai propagandarne la realizzazione, gli indugi vengono invece meno: quello eugenetico diventa il programma “eutanasia”, al quale viene dato il nome convenzionale di “Aktion T4”, abbreviazione di “Tiergartenstrasse 4”, via e numero civico di Berlino dove era situato l’ufficio centrale che coordinava le azioni di sterminio.

Nell’agosto 1939, il governo emanò un decreto con il quale si obbligava il personale sanitario del Terzo Reich a registrare tutti i bambini sotto i tre anni che fossero affetti da disabilità, e dall’ottobre dello stesso anno le autorità cominciarono a fare pressioni sui genitori di questi bambini affinché li affidassero alle cliniche pediatriche statali. Tali cliniche, presentate come strutture specializzate nelle quali i pazienti avrebbero ricevuto cure innovative, erano in realtà i centri operativi dello sterminio: qui i medici uccidevano i bambini lasciandoli morire di fame o tramite iniezioni letali. Presto le uccisioni si estesero a tutti i giovani fino ai 17 anni e in seguito anche agli adulti. A queste strutture di morte vennero affiancati altri sei centri di sterminio, all’interno dei quali le vittime venivano uccise con le esalazioni di monossido di carbonio in stanze camuffate da locali doccia e i loro corpi venivano poi bruciati nei forni crematori: una modalità per le uccisioni di massa che sarà poi ripresa nei lager per lo sterminio degli ebrei. Ai parenti delle vittime venivano poi mandate solo le ceneri dei propri cari, accompagnate da certificati che indicavano cause di morte fittizie.

Nonostante tutte le accortezze di segretezza prese dal regime, l’esistenza del programma eutanasia si diffuse tra la popolazione, suscitando riprovazione e proteste. Nell’agosto del 1941 Hitler decise per la sua sospensione, ma già nell’agosto dell’anno successivo le uccisioni ripresero su larga scala. Lo sterminio continuò fino al 29 maggio 1945: la guerra era ormai finita da tre settimane e il regime era caduto, ma la capo infermiera dell’istituto per l’eutanasia di Kaufbeuren-Irsee uccise Richard Jenne, un bambino di quattro anni. Questo bambino fu l’ultima vittima del programma di stermino.

Il programma eutanasia rappresentò il primo atto dello sterminio voluto dai nazisti per creare una nuova società  “ariana e pura”, che avrebbe poi colpito ebrei, rom e sinti, slavi e omosessuali. Per l’Enciclopedia dell’Olocausto le vittime totali del programma eutanasia furono oltre 200mila.

Delle azioni naziste di sterminio, quello dei disabili fu l’unico a suscitare nell’opinione pubblica tedesca un’ampia riprovazione e opposizione. In alcuni casi medici e infermieri scelsero di aiutare le vittime designate e i loro parenti riuscendo a salvare le vite dei propri pazienti, in moltissimi altri casi invece il personale sanitario accolse, e spesso condivise, il programma di uccisioni voluto da Hitler e dal suo governo: la macchina della morte del regime riuscì, anche qui, a trovare i suoi esecutori.

 

BIBLIOGRAFIA

 

Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute – Marco Paolini – Einaudi – 2012

 

Zavorre. Storia dell’Aktion T4: l’eutanasia nella Germania nazista 1939-1945 – Götz Aly – Einaudi – 2017

 

FILMOGRAFIA

 

Nebbia in agosto – Kai Wessel – 2016 – 126 min

 

VIDEO

 

Rai Scuola: Eugenetica e malattia mentale nella Germania nazista

http://www.raiscuola.rai.it/articoli/eugenetica-e-malattia-mentale-lantropologia-degli-orrori/5829/default.aspx

 

Rai Scuola: Lebensborn, i superuomini ariani

http://www.raiscuola.rai.it/articoli/i-superuomini-ariani-lantropologia-degli-orrori/5831/default.aspx

 

SITOGRAFIA

 

Enciclopedia dell’Olocausto: il programma Eutanasia

https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/euthanasia-program-abridged-article (in italiano)

https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/euthanasia-program (in inglese)

 

Il Programma Lebensborn

https://www.jewishvirtuallibrary.org/the-quot-lebensborn-quot-program (in inglese)

Tags: EUTANASIA, Aktion T4, germania, nazismo

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