Ci sono gesti, parole ed azioni che, accompagnati dalle persone che li mettono in atto, dovrebbero essere presi e portati nelle scuole per formare le coscienze civiche di quanti andranno a dare continuità, magari migliorandolo, al senso di appartenenza ad una comunità, ad un Paese. Questa mattina Caterina Maria Volponi si è presentata nella sede del Centro nazionale di studi leopardiani ed ha donato al presidente del Cnsl Fabio Corvatta una lettera autografa di Giacomo Leopardi indirizzata al padre, conte Monaldo: «Mio caro Papà..io non ho mai tradito il segreto». Firmato: «Il suo Giacomo». Caterina Maria Volponi lo ha fatto in memoria dei genitori Giovina e Paolo Volponi. Poche parole, quelle dette dalla signora Volponi, figlia dello scrittore Paolo Volponi, che testimoniano un profondo senso civico e grande generosità: «Sono l’ultima discendente della famiglia e mi sono posta il problema della conservazione di questo bene prezioso, ho pensato di donarlo al Centro nazionale di studi leopardiani». Un gesto generoso nel solco di una antica tradizione della famiglia Volponi (la donazione di importanti tele alla Galleria Nazionale di Urbino) ed un’unica volontà espressa per la lettera, oltre al non dover essere mai alienata: «possa essere d’ora in poi custodita nelle raccolte del Centro e messa a disposizione del pubblico e degli studiosi». Avanzano intanto – con partecipata, qualificata e curiosa adesione di studiosi, studiosi ed appassionati del genere – le giornate di fine ottobre dedicate alla quindicesima edizione del convegno internazionale leopardiano. Oggi le due sessioni hanno visto al mattino un’incalzante sequenza di letterati e di filosofi che hanno proposto le varie visioni di paesaggio e natura leopardiani analizzate sulla base della matematica, dell’arte e delle scienze umane ed al pomeriggio il tutto si è giocato su uno dei temi conduttori di tutto il convegno, il progetto di biblioteca digitale leopardiana. Ad introdurre la sessione pomeridiana sono stati il rettore di Unimc Francesco Adornato e l’assessore comunale Rita Soccio. Ad aprire le relazioni è stata Simonetta Butto del Mic, direttore dell’istituto centrale del catalogo unico delle biblioteche italiane, poi Fabiana Cacciapuoti (biblioteca nazionale di Napoli), Laura Melosi e Gioele Marozzi, docenti di Unimc.«Durante il mio percorso ho incontrato più volte la Biblioteca Nazionale di Napoli, l’occasione di collaborare con il Centro Nazionale di Studi leopardiani in virtù del fatto che Napoli è la depositaria dei manoscritti. Una convenzione l’ho stretta con la Biblioteca nazionale, successivamente i lavori per la digitalizzazione e la conservazione di questi straordinari documenti è andata avanti, di recente ho siglato un accordo con Unimc e con il gruppo di ricerca della prof Laura Melosi per ampliare il raggio di azione di questa attività di catalogazione anche al di fuori della città di Napoli. In questo momento tutte le testimonianze e i documenti manoscritti che riguardano Leopardi stanno per confluire nel sistema nazionale che il mio Istituto gestisce e che è la basedati dei manoscritti nazionali che si chiama Manusonline». Quanto al presidente Fabio Corvatta il giudizio è quello di chi pensa che «abbiamo voluto guardare al futuro partendo da riflessioni scientifiche. Il primo tassello è la biblioteca digitale alla quale hanno lavorato la prof Laura Melosi e il dottor Gioele Marozzi, il risultato raggiunto è straordinario e permetterà di avere sul nostro portale i manoscritti originali leopardiani conservati in 84 siti in giro per il mondo. Il Cda del centro ha appena disposto l’acquisto del materiale informatico necessario e la firma, in accordo con Unimc, di una borsa triennale di ricerca per il dottor Marozzi». Dottor Marozzi che, presente in sala, si è commosso all’annuncio giunto evidentemente a sorpresa. Il rettore di Unimc Francesco Adornato ha citato la leopardiana ginestra e le “magnifiche sorti e progressive” per dire che «tra non molti anni, ricostruendo la storia dell’umanità saranno individuate tre grandi e dirompenti fasi di innovazione tecnologiche: la prima, nel Neolitico, il passaggio dalla cultura noma all’agricoltura, il passaggio nel 1800 alla civiltà delle macchine ed oggi la rivoluzione digitale con il ricorso all’intelligenza artificiale. Anche oggi il nuovo percorso è accolto in modo divisivo tra paure apocalittiche e aspettative entusiastiche, ma c’è una dimensione mediana di salvaguardia e miglioramento delle condizioni di vita mediante la tecnologia e il coerente controllo a livello culturale, sociale e politico». L’assessore comunale Rita Soccio ha evidenziato come il lavoro della giunta a guida Bravi abbia la cultura come riferimento, in particolare «la biblioteca, il cuore pulsante di una città, luogo di lettura e punto di incontro».
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