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Libri 5 piccole recensioni di Valerio Calzolaio

fonte internet

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Tremagi e il rasoio di Occam

Paolo Pietrangeli

Noir

Todaro Lugano

2021

Valerio Calzolaio

3

 

Roma e Salerno. Qualche anno fa.Nel mercato ittico di Salerno Pasquale ‘O Pescatore gestisce l’inserimento di ben confezionati pacchetti di cocaina all’interno dei tonni ben sviscerati. Se ne va perché c’è un problema alla torrefazione del dottor Emanuele Mordicchio, commerciante e proprietario di tre bar tra Napoli e Castellammare, che si rifiuta di mettere la droga nelle confezioni di caffè. Il giovane sottopanza Matracchiolo lo minaccia senza successo. Pasquale gli strappa la pistola di mano e uccide Mandracchio. Risolto. Forse c’era una telecamera e l’omicidio è stato ripreso. Forse la registrazione è stata presa dalla splendida Crocefissa, occhi verde azzurri e capelli neri, figlia dell’ucciso, che subito scompare e una settimana dopo si trova a Roma, dove è domiciliata a via delle Isole 14 e studia scienza dell’alimentazione, ma perde il cane dalle parti del mercato di Piazza Epiro (metà strada fra San Giovanni e Terme di Caracalla). Va a chiedere se qualcuno lo ha visto o rintracciato alla libreria trattoria del 52enne Giorgio Tremagi (niente gialli, solo Simenon, con la pipa Dunhill cinque stelle), che tira avanti grazie ai 10 tavolini interni e ai 9 del cortile esterno dove ormai si può mangiare tutti i giorni salvo il lunedì (arrivano solo lettori consapevoli o affamati incoscienti), primi e polpette dall’immenso potere. Lui è estasiato dalla ragazza e, quando torna dalla deposizione al processo per l’omicidio di qualche settimana prima, per caso incrocia proprio il cane, un Baskerville Hound, che si ferma lì attorno affezionandosi alle polpette. Giorgio gli affibbia il nome di Gedeone e può così presto reincontrarla. Non gira bene il rapporto con la moglie Miele (che lavora in una casa editrice ed è andata a dormire nella stanza degli ospiti), i libri non sfondano, però le polpette della cognata Fiorella vanno alla grande e Crocesissa s’impone. Insieme a molti guai, botte, spacci, altri tre ammazzamenti e varie rese dei conti.

Garbato e divertente anche il secondo romanzo di genere del grande cantautore e regista Paolo Pietrangeli(Roma, 1945). La narrazione è in terza persona varia e alterna Campania eLazio, Salerno e la capitale (con breve intervallo a Palermo), la banda criminale e la giocosa famiglia allargata del protagonista seriale Tremagi. Innumerevoli i personaggi del quartiere che gli girano intorno, fra di loro il barbiere Alfredo che gli fa la barba con un vecchissimo rasoio a mano libera, soprannominato “il rasoio di Occam” (da cui il titolo), evidentemente perché il monaco che lo usava sapeva tagliare il superfluo, oggetto contenuto in un astuccio di legno dipinto e appartenuto al nonno di Giorgio, il quale ogni volta lo prende dal cassetto di destra della scrivania per farsi fare la barba. Giorgio ha la capacità o la condanna di visualizzare e interpretare i sogni delle persone che ha di fronte, ancor più preciso e analitico se i sogni sono i suoi, senza possibilità di inventare o barare, un fedele cronista piuttosto che un autore creativo. Il principale personaggio è il cane (Mario): quello identico (Gedeone), amato dall’autore e capace di centrare l’occhio dell’ospite con un ricciolo di bava, ha la foto in bianco e nero in fondo al testo. La libreria (infrequentabile) non vende i romanzi di Fred Vargas e nemmeno il precedente di Pietrangeli, La pistola di Garibaldi. Tremagi ascoltò un concerto di Giovanna Marini, la quale sosteneva, a proposito delle canzoni popolari legate al lavoro o nate per trasmettere informazioni, come col tempo fossero diventate sempre più canzoni e basta. Vero, anche se Giorgio intende continuare a collegare rito e funzione.

 

v.c.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione Isolario italiano

 

Isolario italiano. Storie, viaggi e fantasie

Fabio Fiori

Viaggi (via mare)

Ediciclo Portogruaro

2021

Pag. 187euro 14

Valerio Calzolaio

 

Mediterraneo a vela. Decenni scorsi. Alcuni sono affetti da insulomania, ovvero dall’irresistibile attrazione per le isole, a suo modo una malattia, afflizione dello spirito rara ma per nulla sconosciuta, che regala un’inspiegabile ebbrezza, forse innata forse acquisita. Tutti i marinai fin dalla notte dei tempi sognano di approdare in un’isola, in armonia solo con i venti e le onde. Navigando a vela l’avvicinamento è lento, ogni isola mostra le sue forme piano piano: reale o mitica, immobile o errante, lontana o vicina, emersa o sprofondata, comunque circondata dall’acqua, distinguibile a occhio nudo dal largo nella sua unicità, da attraversare in una giornata di cammino, da osservare dall’alto in un unico giro d’orizzonte. I più sono attratti dalle isole marine, ma molti anche da isole lagunari, lacustri o addirittura fluviali. Nell’antichità si chiamava nesografia la scienza che si occupava della descrizione delle isole, nesos in greco, da non confondersi con la nesologia, la descrizione solo geologica. Nel suo originario significato è sparita dai vocabolari, oggi per illustrarle può essere utile un isolario: frammenti letterari, storici, geografici, artistici, musicali e di cronaca che hanno influenzato i singoli insulomani, da conoscere e confrontare. Se il viaggio è esercizio di meticciato, le isole sono altari sincretici, crocicchi molto più affollati della terraferma. Qualcuna anche carcere, ecosistema di isolamento detentivo (qui per esempio Capraia, Procida, San Nicola).

Il marinaio girovago e scrittore fertile Fabio Fiori (Rimini, 1967) racconta il suo isolario sentimentale, veleggia con il corpo e con la fantasia tra Capri, Elba, Ponza, Procida, Stromboli, San Francesco del Deserto, San Pietro e altre isole italiane; in tempi diversi e lontani, raggiunte a vela, a remi, o con quei piccoli affascinanti traghetti che fanno la spola con la penisola continentale; poi esplorate a piedi o in bici, ma anche a nuoto; comparate e sognate pure, davanti a vecchie carte manoscritte o a nuove fotografie satellitari. Per anni aveva raccolto e catalogato materiali con rigore geografico, qualche mese fa una furiosa e inaspettata burrasca aveva rovesciato tutto, la sua barca si era capovolta. Solo qualche foglio s’è salvato dal naufragio, un guazzabuglio culturale mediterraneo di frammenti insulari, pensieri insulomani, ancestrali isolitudini, dolorose isolalgie. Nel suo libro non troverete tutte le isole italiane (né un indice né una bibliografia), piuttosto un personale sentimentale viaggio fra isole materiali e immateriali, con un ordine scelto per la relazione affettiva e poetica; le isole ordinate per esperienze vissute, per apparizioni notturne, per navigazioni reali o fantastiche (appunti su Asteria, Utopia, Ferdinandea), assecondando i voleri capricciosi del vento. Isole dove nascondersi per ascoltare la voce di Persefone e dove rifugiarsi per trovare la dolcezza di Afrodite, una frammentaria nesografia utile a insulomani esiliati per la maggior parte dell’anno in continente, burrascosa come il pelago che stringe l’oggetto del desiderio. Un libro delicato da viaggiatori selettivi, da gustare appoggiati sul bagnasciuga, con molta acqua intorno.

 

v.c.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione A sfera = 4πr2 

 

A sfera = 4πr2. Archimede, l’arte della misura 

Marco Andreatta

Geometria e matematica

Il Mulino Bologna

2021

Pag. 141euro 12

Valerio Calzolaio

Siracusa, uno dei due centri nevralgici dell’Ellenismo. Anno 541 ab urbe condita, ovvero 212 a.C., fine dell’assedio romano alla polis greca, seconda guerra punica. C’erano voluti due anni per conquistarla. Le macchine da guerra ideate dallo scienziato matematico, ingegnere e “geometra” Archimede erano risultate fondamentali per la resistenza, soprattutto nella prima fase, con l’uso di catapulte e di grandi balestre fisse. Infine la città fu presa da parte delle truppe del console Marcello, Archimede ucciso da un soldato romano (più o meno inconsapevolmente o su ordine dall’alto, non si è mai ben capito); la storia umana vide l’avvicendarsi di due mondi culturali, politici ed economici, l’avvento dell’Impero Romano e il tramonto della civiltà e della cultura greca, che avevano in Siracusa un baricentro importante. Matematica e geometria nascono lì attorno: con Zenone a Elea (nei pressi di Napoli, Campania), con Pitagora a Crotone (Calabria), con Euclide ad Alessandria (Egitto) e con Platone che soggiornò a lungo proprio a Siracusa. Archimede è stato uno degli ultimi grandi matematici della Magna Grecia, come loro un uomo libero e dedito allo sviluppo di ardite costruzioni mentali, fondatori e artefici del metodo scientifico. La misura della sfera, come il teorema di Pitagora e le considerazioni sull’infinito di Zenone, rappresentano l’apice di queste meditazioni, che furono sistematizzate solo quasi due millenni dopo. Il misurare come azione fondamentale affascinò anche Galilei. Cartesio, Leibniz e altri favorirono la formalizzazione con formule. A definire la lunghezza del metro campione fu l’Assemblea nazionale costituente durante la Rivoluzione francese.Poi anche Gauss, Beltrami, Riemann e lo stesso Einstein presero spunto da Archimede. La teoria della relatività è l’equivalente moderno della formula del greco siracusano, utile per determinare e studiare la forma del nostro universo che sembra essere una sfera in più dimensioni, un’ipersfera.

Il matematico Marco Andreatta (Trento, 1958) è ordinario di Geometria all’Università di Trento e prosegue la fortunata collana della casa editrice bolognese sulle “formule” concentrandosi su quella del grande Archimede che si dedicò con successo a misurare (commensurare) gli enti curvi nello spazio e riuscìcirca nel 225 a.C. nella dimostrazione dell’equivalenza della superficie sferica rispetto a quella di un cilindro equilatero circoscritto ad essa (la formula dà il titolo al libro). Il problema del misurare le cose che ci circondano è un’attività centrale della specie umana, con implicazioni non solo di natura matematica e scientifica ma anche economica, politica e artistica (da cui il sottotitolo). Dopo il prologo generale, il primo capitolo è significativamente dedicato a “un matematico a difesa di Siracusa”, molto basandosi sulla narrazione di Plutarco; seguono i capitoli sul metodo di Archimede e sui suoi teoremi legati al cerchio e alla sfera, con molte utili figure (come in altre parti del testo). Poi le sue opere furono abbastanza dimenticate nel Medioevo, finché gli scienziati del Rinascimento italiano riuscirono a porre le basi della scienza moderna e le stesse formule diventano “moderne”, Galileo Galilei (1564-1642) in primis ovviamente; secoli dopo Carl Friedrich Gauss (1777-1855) verso una formula “egregia” dalle tante conseguenze già nel 1827; Eugenio Beltrami (1835-1900) verso la geometria iperbolica e non-euclidea; Albert Einstein (1879-1955) verso la teoria geometrica per descrivere i fenomeni fisici in uno spazio 4-dimensionale (si aggiunge il tempo e ci si connette a tutte le scienze della vita, qui e nell’universo) con la formula espressa nel 1916.

 

v.c.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione I miei stupidi intenti

 

I miei stupidi intenti

Bernardo Zannoni

Romanzo

Sellerio Palermo

2021

Pag. 247 euro 16

Valerio Calzolaio

 

Tane. Varie stagioni. Archy è una faina e racconta in prima persona la sua vita, dalla nascita con cinque cuccioli fratelli in un inverno nevoso, allo svezzamento e alla dura educazione materni, presto con il padre morto legato a un palo del recinto dove aveva cercato di rubare una gallina (dopo tre successi, il padrone dei campi Zò gli aveva sparato). È vero, qui gli animali dialogano, mangiano composti ai tavoli, dormono nei letti, ma poi la loro vita è quella che ci aspettiamo, mossa da necessità e istinti, arrangiata nei caratteri biologici di ciascuna specie negli ecosistemi noti. Archy cresce, la madre lo sente strano e lo baratta con il cibo consegnandolo alla volpe Solomon, la giovane faina scopre verità e menzogne del mondo circostante, altri cattivi e buoni, invecchia e si avvicina di più alla natura umana, scrive pagine drammatiche ed entusiasmanti. Non a caso il titolo del bel romanzo di Bernardo Zannoni (Sarzana, 1995) è “I miei stupidi intenti”. Originale e toccante.

 

v.c.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione Il pigiama rosa

 

Il pigiama rosa

Fabio Federici

Romanzo noir

Oligo Mantova

2021

Pag. 298 euro 16,90

Valerio Calzolaio

 

Bologna. Gennaio – agosto 2020. Alla vigilia della pandemia, mentre in piazza si festeggia il carnevale, il 54enne comandante dei carabinieri Giulio Girandola, bella famiglia con la piccola Giulia, scambia qualche parola al telefono con il maresciallo Chiara Cremisi, donna matura dal fisico giunonico e dal capello biondo rame (già campionessa di nuoto), Sono preoccupati per le dinamiche emotive e sociali della diffusione del virus. Presto, tuttavia, inizia per loro un viaggio nel dark web, dietro alla scomparsa di un bambino da cui emergono realtà oscure, tradimenti, segreti inconfessabili fra psicosette, pedofilia e satanismo. “Il pigiama rosa” costituisce l’acerbo patriottico esordio letterario di Fabio Federici, colonnello, docente universitario, crime analyst e pubblicista, Medaglia d’Argento al Valor Civile, Medaglia d’Oro della “Fondazione Carnegie” e Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica. Prefazione di Maurizio de Giovanni, postfazione di Franco Binello.

 

v.c.

 

 

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